NavigAzioni tra locale e globale
Nautilus è una rivista mensile che non parla solo di cultura ma è cultura: nella narrazione di ciò che accade, partendo dai territori locali per spingersi e confrontarsi con altri luoghi, fisici o immateriali, si propone di raccontare le vie che la cultura intraprende attraverso le molteplici vesti con le quali si manifesta, con lo scopo di offrire una visione multidimensionale dei processi e di proporre una mappa dei problemi e delle opportunità del patrimonio e delle attività culturali.
Di volta in volta, si viaggerà nel tempo e nello spazio, cercando di costruire ponti metaforici tra passato, presente e futuro, tra locale e globale, tra centro e periferia, tra competenze diverse, tra punti di vista plurali per offrire, in ciascun numero, non una fotografia dell’esistente bensì un’immagine in movimento di ciò che sta accadendo, che sia foriera di nuove prospettive.
Sommario
Luglio/Agosto 2024 n. 37/38
Editoriale
Viaggiare
«…Il viaggio più affascinante è un ritorno, un’odissea, e i luoghi del percorso consueto, i microcosmi quotidiani attraversati da tanti anni, sono una sfida ulissiaca. “Perchè cavalcare per queste terre?” chiede nella famosa ballata di Rilke l’alfiere al marchese che procede al suo fianco. “Per ritornare” risponde l’altro…»
(Claudio Magris, L’infinito viaggiare)
Viaggiare attraverso la vita, un tema caro alla letteratura e all’immaginario, ma profondamente legato alle vicende personali e collettive. Perché ogni viaggio, inteso come odissea, si basa sulla possibilità di attraversare il mondo facendone una reale esperienza e formando così la propria personalità. Il ritorno a casa può essere contrassegnato da un ritrovamento di sé stessi e del senso della propria esistenza, oppure dalla perdita della propria identità, sull’orlo di una dissoluzione e di una costante trasformazione.
Non c’è viaggio senza che si attraversino frontiere – politiche, linguistiche, sociali, culturali, psicologiche, anche quelle invisibili che separano un quartiere da un altro nella stessa città, dice Magris nel suo testo che è un caposaldo della letteratura di viaggio. E spesso passando da una riva a un’altra le genti che ci parevano straniere e barbare ci appaiono molto più vicine di quanto pensassimo. Da qui il valore della mescolanza e della contaminazione...
Viaggiare nello spazio ha sempre rappresentato una frontiera nella storia dell’uomo, dal punto di vista fisico e dell’immaginario. Esattamente 55 anni fa, il 20 luglio del 1969, l’Italia era davanti alla televisione per la mondovisione del primo sbarco sulla Luna di un essere umano.
Dopo questo risultato non siamo più riusciti a tornare sul suolo lunare e la percezione è che oggi sembri più difficile farlo rispetto a quell’epoca.
È proprio così?
Quando siamo andati sulla Luna la prima volta tra la fine degli anni ‘60 e anni ‘70 eravamo in un contesto molto diverso, di Guerra Fredda, di competizione molto serrata tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica e questo spingeva a uno sviluppo molto forte, anche per ragioni di propaganda, nel settore dello sviluppo tecnologico e scientifico, che poteva essere utilizzato anche in contesti di guerra.
Una motivazione che stimolava le attività di ricerca anche nel settore missilistico perché alla fine un razzo spaziale è un grosso missile e queste tecnologie avevano anche delle ricadute belliche. C’era la necessità di avere a disposizione dei missili intercontinentali che potessero trasportare le testate atomiche da una parte all’altra del mondo in pochi minuti, nel caso in cui una delle superpotenze attaccasse l’altra.
In quel momento dimostrare di poter raggiungere per primi un corpo celeste diverso dal nostro aveva un impatto molto forte dal punto di vista dell’immagine e della propaganda.
Adesso la situazione è cambiata anche se negli ultimi anni, con la guerra in Ucraina stiamo assistendo a una nuova polarizzazione che, oltre a Russia e Stati Uniti, vede anche un altro concorrente da non sottovalutare: la Cina. I programmi delle esplorazioni spaziali della Cina per la Luna sono molto avanzati; i Cinesi sono già riusciti a compiere diverse missioni lunari con il loro programma Chang’e ha previsto l’arrivo sulla Luna di diversi lander a alcuni rover, cioè robottini che possono muoversi sulla superficie lunare. Si tratta in ogni caso di missioni senza equipaggio, ma tutte preparate con l’obiettivo di poterci tornare con degli astronauti.
Per quanto riguarda l’Occidente, quello che stiamo cercando di fare adesso è il passo successivo rispetto a quello degli anni ‘60 e ‘70, cioè realizzare una piccola stazione orbitale intorno alla Luna, il cui nome è Gateway e che era inesistente al tempo delle missioni con l’Apollo, finalizzata a consentire agli astronauti di andare e venire dal nostro satellite molto più facilmente. All’epoca per andare sulla Luna veniva usato un razzo gigantesco utilizzabile solo una volta, che poi andava ricostruito.
Invece adesso l’obiettivo è passare a sistemi che siano quasi completamente riutilizzabili. Non è una sfida da poco e coinvolge anche Elon Musk con la sua Starship, una gigantesca navicella spaziale che i tecnici di SpaceX (Space Exploration Technologies Corporation) stanno sperimentando dal Texas.
La tematica del viaggio come pellegrinaggio verso la conoscenza di sé e del mondo, è molto ricorrente nella letteratura, unisce il reale con il fantastico, il presente con il passato.
L’ultimo libro di Giulio Ferroni, l’Italia di Dante. Viaggio nel Paese della Commedia, edito da “La Nave di Teseo”, uscito nel 2019, è un viaggio dell’autore attraverso i luoghi citati dal grande poeta nella Divina Commedia, un viaggio reale e simbolico allo stesso tempo nel quale si scopre e si valorizza una parte ampia del nostro paese, mettendone in evidenza le diversità, la ricchezza e la bellezza.
Il libro si è aggiudicato il premio Viareggio-Rèpaci 2020 per la saggistica e il Premio letterario internazionale Mondello.
L’Italia di Dante è un’opera rilevante, di 1300 pagine, un viaggio fisico e intellettuale nell’Italia e nella provincia che parte da Napoli, dove si trova la tomba di Virgilio, per attraversare in lungo e in largo il nostro paese. Come è nata questa opera?
Il libro è nato prima della pandemia che ne ha sacrificato l’immediata diffusione, non potendo fare in quel periodo molte presentazioni pubbliche. È stato promosso soprattutto dal 2021, in coincidenza con la ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Dante.
Ho voluto fare un lavoro basato su tre passioni: Dante, l’Italia e il viaggio. C’era stato anche uno studioso che nella seconda metà dell’Ottocento aveva attraversato l’Italia sulle orme di Dante, il tedesco Alfred Bassermann.
Ma, differenza di Bassermann, che cercava di capire se in ogni luogo nominati nella Commedia Dante c’era veramente stato, io però ho voluto fare un lavoro diverso, cercando la traccia di Dante nell’Italia di oggi, evidenziandone anche i cambiamenti intervenuti nel tempo; un percorso attraverso la storia, la cultura, l’arte che vuol restituirci la vera conoscenza e l’autenticità dei luoghi. Un invito all’approfondimento.
Viaggiare culturalmente significa infatti confrontare il passato con il presente, cosa che in un paese come il nostro dovrebbe essere fatto sempre.
Oggi purtroppo sempre più spesso chi visita le città e i luoghi non fa altro che cercare tutte le abitudini e le piacevolezze che già vive a casa sua, mentre invece il viaggio è soprattutto scoperta, anche di luoghi meno visitati e meno conosciuti, anche attraverso la loro storia, le trasformazioni che i luoghi geografici e le città hanno subito. Per fare questo ci viene in aiuto la storia ma anche la letteratura, con scrittori anche lontani nel tempo come Dante, che ci consentono di rivivere l’esperienza già fatta in quegli stessi luoghi in passato e di rapportarla alla realtà attuale. In ogni luogo c’è una sostanza vitale e storica, sono state vissute tante fatiche, sofferenze, esperienze belle e brutte. Avere questa consapevolezza è fondamentale per comprendere in profondità una città, un ambito geografico, un paesaggio.
Ho voluto fare quindi un libro sull’Italia di oggi ma specchiata nell’Italia di Dante.
Viaggiare migrante
Voci dalle rotte di mare
di Barbara Borgi
Viaggio, estate, mare. Con un esercizio associativo degno di un settimanale scandalistico, apro con questa triade dal cui appeal pochi di noi possono dirsi immuni: tra le più evocative, mai fuori moda, declinata in formato pop, disponibile in versione vip, accende un immaginario ancestrale, mitologico, colto e, insieme, si strizza da un tubetto di plastica rosa fluo, pronta all'uso, instagrammabile. Perfetto incastro con la triade appena presentata, un altrettanto caratteristico e giustificato insecchirsi della forza vitale, un afflosciarsi dell'essere tutto, capace di assolverci - all'occorrenza e meglio del solito - dagli sforzi di coscienza e autoformazione, dalle fatiche emancipatorie altrui.
Ricordo precisamente quel tipo di mollezza estiva, appiccicosa e salmastra, quando la mia personale associazione è saltata, rendendomi impossibile tornare a pensare al viaggio, al mare - al mio mare - come avevo fatto fino ad allora. Era uno dei miei tanti andirivieni in nave sulla linea Patrasso - Ancona con scalo a Igoumenitsa. Lo scalo era una parentesi breve, giusto il tempo di imbarcare qualche turista che non aveva consumato le mete greche più "in" sull'Egeo, ma soprattutto i camion. Lì, affacciata sul ponte, mentre osservavo svogliatamente la stiva inghiottire i veicoli, ho visto per la prima volta quelli che poi sono stati definiti "ragazzi delle reti" (di cui si è parlato intorno al 2010 grazie a monitoraggi pluriennali e report di attiviste/i e giornaliste/i indipendenti, intervenuti sul campo - con copertura quasi nulla sui canali mainstream).
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Donne con la penna
Viaggiatrici nell’Italia del Grand Tour
di Stefano D’Atri
Verso la fine del XVII secolo, e soprattutto nel secolo successivo, comincia ad essere un fatto di moda scrivere e pubblicare memorie di viaggio. Poco alla volta diventa un genere letterario che obbedisce a norme proprie, ma con una sostanziale differenza: nei testi settecenteschi c’è un’oggettività analitica e descrittiva, che lentamente si trasforma in ricerca al fondo della individuale emotività del viaggiatore (De Seta).
Si viaggia per i motivi più diversi: necessità, studio, diletto, conoscenza e curiosità. A volte per molte di queste cose insieme. Viaggiano uomini e donne e spesso vanno in Italia, alla scoperta (o riscoperta) del mondo classico. Quella che i loro sguardi catturano è spesso una realtà quasi uguale a se stessa, stereotipata, ma non sempre è così: esistono sguardi “diversi” e sono soprattutto sguardi femminili (d’Atri).
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Se una notte d’estate
di Elena Pecchia
Se una notte d'estate un viaggiatore...
viene interpellato per un articolo sul viaggio, partirà con una dotta disquisizione sulla peregrinazione infinita di Ulisse. Il versatile eroe si imbarcò per una guerra decennale e ci mise poi altri dieci anni a tornare dalla sua Penelope, ammesso che di dieci anni si parli o piuttosto di un tempo incommensurabile come potevano pensare i nostri antenati che, a stento, arrivavano al mezzo secolo. Con il suo nostos per mare comincia la nostra letteratura occidentale: Ulisse incontra sirene, maghe, morti viventi, mostri antropofagi e poi ormai vecchio riparte, come gli predice Tiresia nel Regno dei morti, fino a morire solo e stremato fra popoli che non conoscono il mare e scambiano il suo remo con un setaccio per la farina. E poi Enea, povero esule, un rifugiato in cerca di patria, che alla fine approda in Italia, a Pratica di Mare, portando via la giovanissima Lavinia al suo fidanzato storico per volere del fato.
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Tra viaggio e paesaggio: immagini e stereotipi dal Grand Tour a Instagram
di Nicola Gabellieri
“Da Bolzano a Trento si percorre per circa nove miglia una valle sempre più ubertosa. Tutto ciò che fra le montagne più alte comincia appena a vegetare, qui acquista forza e vita; il sole brilla con ardore e si crede ancora in un dio” (Goethe, 1817, trad. ita. Zaniboni, 1910, p. 13).
A scrivere queste parole – affacciandosi all’alba dei suoi 37 anni nella valle dell’Adige – è Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), il Vate tedesco. La narrazione segue il filo del viaggio che da Innsbruck lo porta sino a Roma, poi a Napoli ed oltre, sino in Sicilia. Un itinerario impregnato di wanderlust continua che Goethe modella volentieri con piccole e significative deviazioni; infatti, dopo poche pagine, aggiunge “con che ardente desiderio vorrei che i miei amici si trovassero un momento qui con me, per poter gioire della vista che mi sta innanzi! Per questa sera, mi sarei già potuto trovare a Verona; ma a pochi passi da me c’era questo maestoso spettacolo della natura, questo delizioso quadro che è il lago di Garda, ed io non ho voluto rinunciarvi; così mi trovo splendidamente compensato d’aver allungato il cammino” (Goethe, 1817, trad. ita. In Zaniboni, 1910, pp. 30-31).
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Viaggiare nella mente: la magia del cinema
Viaggiare al cinema significa viaggiare nella mente del regista. Infatti è inevitabile che i campi, le vie, i palazzi, i mari, i deserti, le montagne siano filtrati dal lavoro degli scenografi, dall’occhio dei fotografi e dei tagli dei montatori prima di essere serviti alla visione dello spettatore. Mago dell’arte di viaggiare nel mondo interiore attraverso le immagini, Federico Fellini, per ripercorrere in maniera più autentica la Rimini della sua infanzia o la via Veneto degli anni Sessanta, rifiuta di alterarne il Genius loci andando a girare nei posti che il mondo gli presenta già squadernati. L’anima di quei paesaggi, inscindibile dalla rappresentazione conservata dalla memoria, deve essere restituita dopo che ha attraversato la mente e il cuore di chi quei luoghi li ha visti, vissuti e ricordati.
Così, evitando il viaggio nelle location naturali delle vie romane o del lungomare adriatico, Fellini preferisce ricostruirle a Cinecittà. Non precisamente così come sono nella realtà, ma come sono stati fissate, ancor più precisamente e poeticamente, nella sua memoria.
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Il viaggio immaginato e narrato in The Dark Side of The Moon
di Marco Bracci (autore di The Dark Side of the Moon. Viaggio nell'identità di Pink Floyd, Aereostella, 2013)
Sono trascorsi ben 51 anni dall’uscita di The Dark Side of The Moon, i Pink Floyd non esistono più, ma il prisma è sempre lì, impresso nell’immaginario collettivo di milioni di persone, a rappresentare una storia iniziata nel 1973.
Il concept dell’album è il viaggio tortuoso che compie l’essere umano sia con un atteggiamento frenetico e attivo, sia con fare rassegnato e indolente, nel tentativo di auto-riconoscersi e di farsi riconoscere dagli altri, rischiando spesso di scontrarsi con la percezione e l’immagine faticosamente auto-definita e auto-costruita.
La luna resta sicuramente un mistero e, per certi versi, avvolto dal mistero rimane anche l’essere umano che, cercando di vivere la propria esistenza, è continuamente costretto a “leggere” riflessivamente i contesti nei quali agisce.
The Dark Side Of The Moon racconta il viaggio dell’esistenza umana alla ricerca dell’identità: paradossalmente per i Pink Floyd, che creano l’album perfetto (almeno commercialmente parlando) e che si sforzano di lavorare come un gruppo coeso proteso verso il medesimo obiettivo trovando una certa magia, inizia la fine del proprio viaggio cominciato alcuni anni prima con Syd Barrett, il “diamante pazzo” evocato in Shine On You Crazy Diamond due anni più tardi nell’album Wish You Were Here (1975).
Le origini della letteratura di viaggio
La “Guida rossa” e la conoscenza dell’Italia
Il viaggio è vecchio quanto la storia dell’uomo sulla terra e fin dall’antichità i racconti del territorio emergono come un particolare genere letterario. Già Erodoto nei suoi viaggi in Persia, in Sicilia e in Egitto descriveva il paesaggio, i modi di vivere e le culture dei popoli incontrati. Ma la prima vera e propria guida di viaggio può forse essere attribuita a Pausania, un greco vissuto nel II secolo a. C. che scrisse un diario di viaggio attraverso la Grecia (Helládos Periēgēsis) con l'indicazione dei luoghi più notevoli, delle curiosità e delle possibilità di trovare alloggio e vitto.
Nel mondo romano erano di grande aiuto ai viaggiatori i cosiddetti Itineraria, cioè descrizioni delle principali vie di collegamento con l’indicazione delle stazioni di sosta e delle distanze.
Durante l’età medievale i Mirabilia accompagnarono i viaggiatori che percorrevano le grandi vie del pellegrinaggio religioso, da Roma a Gerusalemme, da Santiago de Compostela agli altri santuari europei, con informazioni anche sugli ospizi e i pericoli del percorso, senza contare il primo vero e proprio reportage di viaggio rappresentato da Il Milione, l’opera che alla fine del XIII secolo il mercante veneziano Marco Polo dettò a Rustichello da Pisa descrivendo il suo lungo viaggio in Cina e in Oriente.
Viaggiare?
Agli inizi degli anni Ottanta del Novecento, in quello che sarà il suo ultimo lavoro (incompiuto a causa della sua morte), Italo Calvino fa riflettere il suo protagonista senza nome sulle motivazioni del viaggio. Siamo nel racconto che dà il titolo al libro, Sotto il sole giaguaro, dedicato al gusto (il libro era un progetto sui cinque sensi, che si è fermato all’odorato e all’udito, oltre a quello del racconto in questione), in un Messico lussureggiante di stimoli e di luoghi da conoscere. Ma è proprio su questo che si appunta il pensiero di uno dei due viaggiatori – l’altra è la sua compagna di viaggio e di assaggi, Olivia – sulla ratio, oggi, di spostarsi per vedere luoghi che “senza muoverti dalla tua poltrona” si possono conoscere con la televisione (e non eravamo ancora nell’era social).
L’unico, valido motivo per il Nostro è spostarsi per assaggiare (“inghiottire il paese visitato, nella sua fauna e flora e nella sua cultura”, con una sfumatura antropofaga che si capirà bene nel prosieguo del racconto) il cibo, nella sua immensa ed irreplicabile diversità e pregnanza di significati (non vale andare in quelli che oggi noi chiamiamo ‘ristoranti etnici’ sotto casa, perché, dice il narratore, falsano talmente tanto la realtà che “equivalgono non a un documentario ma una ricostruzione ambientale filmata in uno studio cinematografico”).
Guido Piovene, viaggiatore in Italia
Il progetto radiofonico della RAI
di Arianna Brazzale
Nel maggio del 1953 lo scrittore e giornalista vicentino Guido Piovene salì a bordo della macchina guidata dalla seconda moglie Mimy e con lei intraprese un viaggio di tre anni, che sarà ricordato come una vera impresa di avvicinamento e restituzione delle diverse realtà sociali che durante il secondo dopoguerra animavano la penisola. L’incarico di realizzare un reportage dettagliato che raccontasse i diversi volti degli italiani che in quegli anni erano i protagonisti, da Nord a Sud, delle contraddizioni del periodo della ricostruzione e del boom economico era stato affidato a Piovene dalla RAI, che intendeva realizzare un ciclo di episodi per una trasmissione radiofonica finalizzato a far conoscere l’Italia ad un pubblico di ascoltatori ampio e variegato, che iniziava ad essere intercettato dai programmi di divulgazione culturale di massa.
La trasmissione andò in onda dal 1954 al 1956 ed ottenne un tale riscontro da pubblico e critica che il materiale raccolto fu utilizzato e affinato dallo stesso Piovene per pubblicare nel 1957 “Viaggio in Italia”, uno dei più significativi e influenti lavori documentaristici del secondo Novecento.
I passi degli altri
Presentazione
Nel corso degli anni per diverse ragioni mi sono spesso spostato da un luogo all’altro, ma non ho mai frequentato sentieri, percorsi e tantomeno cammini pur avendone avuto voglia, tante e tante volte. Pur avendo da sempre aderito al valore e al senso ideale della loro percorrenza.
Inoltre, negli anni dei cortili a giocare a pallone fino a quelli dei grandi prati cittadini della capitale, e delle vacanze estive, di scarpinate ne ho fatte molte.
Eppure, l’idea del viaggio come quello consapevole dell’appoggio di un piede dopo l’altro, mi ha sempre reso inquieto e attratto allo stesso tempo e tutt’ora mi troverebbe eccitato e predisposto. Ma qualcosa non mi smuove: resto fermo, almeno con le gambe.
Nel tempo saranno intervenuti gli affanni dell’età, e il desiderio di trovare “casa” e di abbandonare il senso, pur meraviglioso, della “tenda”, il massimo concetto/oggetto di mobilità e precarietà che tanto rende nobile e fantastico il girovaghesimo filosofico e mistico.
Resta però la nostalgia di andare, di andare e basta, perché, come dice un vecchio monito: “…se non si va, non si vede…”.
Storia del viaggio/Il viaggio nella storia
Sebbene il viaggio sia stato da sempre un fattore fondamentale della storia umana, nella sua molteplicità di motivazioni, strategie e implicazioni politiche, economiche, sociali e culturali, soltanto negli ultimi decenni la storiografia si è soffermata specificatamente sull’argomento, nel quadro del rinnovamento degli studi storici, con un’ulteriore apertura della ricerca storica alle altre scienze sociali, che ha avuto come ricaduta un allargamento delle fonti e del ventaglio delle tematiche, permettendo così agli studiosi di inoltrarsi in territori finora poco frequentati oppure del tutto inediti.
Non a caso ciò è avvenuto in un periodo storico segnato dagli effetti della cosiddetta “seconda globalizzazione” (dopo la prima di fine ‘800) e dall’epocale cambiamento nella storia delle migrazioni prodottosi a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, che ha visto l’Europa divenire terra di immigrazione dopo essere stata per secoli (dall’inizio del XVI secolo) esportatrice di risorse umane un po’ a tutte le latitudini, con obiettivi diversi, dalla scoperta al popolamento, dalla conquista al colonialismo.
Passeggiate patrimoniali sulla Via del Ferro
Alla scoperta dei paesaggi minerari e culturali delle colline metallifere
di Diego Accardo e Simonetta Noè
Il territorio delle Colline Metallifere Grossetane rappresenta un unicum da vari punti di vista, non ultimo l’essere esemplare dimostrazione di come e quanto le caratteristiche geomorfologiche di un territorio ne possano condizionare le vicende antropiche in ambito storico, economico, culturale, sociale, politico.
La realtà metallifera della zona ha determinato una storia mineraria che ha radici nel Neolitico e che, attraverso l’epoca etrusca e poi quella medievale, si dipana in età medicea per proseguire, senza soluzioni di continuità, tra XIX e XX secolo fino a concludersi, negli anni Ottanta-Novanta del secolo scorso, con la chiusura delle miniere.
Oggi che si torna a guardare al nostro sottosuolo in cerca di nuovi percorsi di sfruttamento per l’economia del nuovo millennio, si riattualizzano le passate vicende estrattive, mentre restano ancora evocativamente presenti gli emblemi materiali di quel remoto lavoro, sebbene visibilmente mortificati dagli effetti del tempo...
Guardare i quartieri di Milano
di Associazione Museolab6
Tutti i quartieri di Milano hanno una storia, ma alcuni contengono più di altri i segni del passato accanto alle trasformazioni del presente e alle anticipazioni del futuro. È il caso del Quartiere Tortona Solari, zona emblematica della città per il suo importante passato industriale e la sua riconversione creativa che ne ha fatto uno dei quartieri più conosciuti anche internazionalmente come epicentro della Design Week, ma anche per la presenza degli show room di alcuni dei grandi brand italiani della moda e di importanti realtà culturali come il Museo delle culture Mudec, il Silos Armani, il vivacissimo centro culturale Base. Qui nel 2012 è nata, per iniziativa di un piccolo gruppo di abitanti, l’associazione Museolab6 con lo scopo di animare un laboratorio urbano per promuovere con un filo che lega passato, presente e futuro la tutela del patrimonio culturale e sociale dei quartieri sud ovest racchiusi nel Municipio 6 di Milano.
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Che viaggio strano, quando tornerò poi lo rifarò
Su "Come cambiare la tua mente" di Michael Pollan, Adelphi, 2019
Che il concetto di trip nel nostro paese sia ancora saldamente ancorato agli effetti negativi dell’assunzione di sostanze allucinogene lo si evince dalla traduzione in italiano di How To Change Your Mind, titolo del bestseller internazionale di Michael Pollan pubblicato nel 2018 da Penguin Books Ltd, tradotto in svariate lingue e divenuto nel 2022 una delle docuserie di Netflix più apprezzate dal pubblico. Va da sé che tradurre letteralmente quel titolo in Come cambiare la tua mente non sia sbagliato, ci guardiamo bene dal bacchettare l’ottima traduzione di Isabella C. Blum per Adelphi, tuttavia How to change your mind nel parlare comune significa più frequentemente e semplicemente Come cambiare idea, concetto che meglio identifica il senso del lungo percorso di ricostruzione fatto da Pollan a proposito della ricerca scientifica sugli psichedelici in relazione alle idee collettive di “coscienza, morte, dipendenza, depressione e trascendenza”[1]. Questo testo è ben lungi dall’essere un manuale di self-help in cui trovare teorie su come l’assunzione di allucinogeni possa aiutare nella crescita personale o nel superamento di traumi e patologie, né è un manifesto a difesa dell’uso di droghe.
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Siiii viaggiare ...
Il viaggio, tema intrigante che può essere affrontato da diversi versanti, a cominciare ovviamente dai mezzi con cui lo si affronta siano essi di locomozione, chimici, legati all’immaginazione o alla letteratura. Il fatto che abbia deciso di sottotitolare il mio format “I VESTITI DELLA MUSICA” come “Viaggio fra le meraviglie della copertine dei dischi” sta a ricordare l’invito che amo ripetere durante le mie serate, vale a dire perdersi all’interno delle copertine stesse, lasciandosi trasportare da quel flusso di immagini, colori, dettagli, messaggi con il quale i grafici o gli artisti stessi hanno deciso di riempirle, rendendole oggetto in grado di regalare sorprese e piacere anche dopo ripetuti sguardi.
L’auto della Allman Brothers Band ferma in una piccola stazione di servizio del Sud degli States ci fa immaginare la vita on the road della band, divisa fra i concerti e i chilometri percorsi fra una data e l’altra.
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Girerai il mondo …
di Francesco Viegi
“Vieni a Ingegneria, Girerai il mondo” c’era scritto in alto sul muro dell’aula B11 in via Dio Ti Salvi a Pisa.
Non mi ero iscritto per quello, ma è stata una giusta profezia.
Più di vent’anni dopo la laurea posso dire di aver viaggiato molto per lavoro, facendo anche alcune lunghe esperienze di vita all’estero. Ho iniziato con i miei genitori da bambino ed ho continuato a farlo a lungo come ‘turista’, ma vivere in un altro paese è tutta un’altra cosa. Il fatto che la ragione primaria della presenza in quel luogo sia di natura lavorativa comporta un integrazione ed un radicamento assolutamente impossibile per un turista, per una questione sia di tempi che di modi.
Sud Africa, Bulgaria, Canada, Stati Uniti, Trinidad e Tobago … solo alcune delle tappe del mio viaggio professionale che inevitabilmente è diventato anche personale.
“Il fascismo si vince leggendo, il razzismo viaggiando” avevano scritto sui muri della facoltà di filosofia.
Tutto vero.
Per lavorare in un altro paese devi poter interagire appropriatamente e proficuamente con gli altri lavoratori del luogo. C’è solamente un modo: aprirsi all’ascolto. Comprendere. Cercare nei primi mesi di capire la loro cultura. E’ questa la chiave del cambiamento. Una chiave duplice, perché se da una parte ti fornisce gli strumenti per agire nel tuo contesto lavorativo apportando cambiamenti efficaci, dall’altra modifica te stesso.
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In viaggio
Come la Cumbia ti fa muovere “a tempo”
di Gianluca De Vito Franceschi
Il suono del guiro e delle “maracotas” si diffonde nell’aria, un’atmosfera quasi surreale invade la piccola piazza. I corpi che iniziano a muoversi nell’estasi del ritmo ipnotico della cumbia, tradiscono fin dal primo ondeggiamento l’origine africana di queste sonorità e così Montezuma si trasforma nel contenitore di uno spettacolare rituale a cielo aperto, uno da fare invidia ai riti voodoo più estremi.
Mi ricordo esattamente le sensazioni che provai quella prima sera di “musica callejera” nel piccolo paese a sud del Guanacaste, penisola costaricense che si affaccia sull’oceano Pacifico. Ero con Franco un amico italiano che era venuto a trovarmi e stavo vivendo in Costa Rica da circa 6 mesi. L’incontro con le sonorità ancestrali della Cumbia fu catartico e mi cambiò la vita. Quel tipico andamento sincopato sh, sh, sh…..sh, sh, sh che nella sua continua ripetizione crea il classico beat ipnotico che contraddistingue questo ritmo, mi entrò nel sangue e decise di rimanerci ad oltranza.
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NELLA STIVA
LETTURE, NOTIZIE E SEGNALAZIONI
Perché facciamo la differenza?
Eric J. Leed, La Mente del Viaggiatore. Dall'Odissea al Turismo globale , Il Mulino, Bologna, 1992
(Edizione originale The mind of the traveler. From Gilgamesh to Global Tourism, Basic Book, 1991)
Perché il viaggio agisce come una forza che muta il corso della storia? Come può una semplice transizione spaziale influenzare gli individui, plasmare i gruppi sociali e modificare profondamente quelle strutture di significato che chiamiamo cultura? Leed studia le alterazioni dell'identità personale e della civiltà indotte dal viaggio - il viaggio reale, ma anche quello metaforico che ci porta a chiamare "trapasso" la morte e "cammino" la vita -, cogliendo nell'esperienza della mobilità territoriale un modello di trasformazione culturale, temporale, psicologica. Tuttavia, dai tempi delle perigliose prove di Gilgamesh e Ulisse al fidente "tutto compreso" del turismo di massa, il significato simbolico del viaggio è mutato radicalmente. Se nell'Antichità e nel Medioevo attraverso pericoli e cimenti si attingeva una purificazione interiore, con i grandi viaggi scientifici in epoca moderna viaggiare diventa fonte di libertà e di svelamento dell'io. Infine, nella società industriale, transitare da un luogo all'altro permette all'uomo di riconoscersi un'appartenenza nazionale e insieme un'identità personale.
Ella Maillart, Il senso del viaggio, Piccola filosofia del vagabondare, EDT 2023
Vivere con pienezza, cercare l’assoluto, portarsi al limite per capire chi si è veramente, allontanarsi dal consueto per avvicinarsi al centro di sé: sono tanti i motivi che possono spingere una donna o un uomo a viaggiare. E quando questa donna si chiama Ella Maillart, la divinità protettrice di tutte le viaggiatrici, questi motivi possono convivere felicemente tutti.
Fra le pagine di questo piccolo volume di inediti, Ella riflette sulla propria vita e sul senso dei propri viaggi. E lo fa con la sua leggendaria semplicità di espressione e il suo understatement. I diciassette saggi che lo compongono provengono dal fondo Ella Maillart della Bibliothèque de Genève, e nascono per lo più come articoli pubblicati su svariate riviste di viaggio. Vi si ritrova tutto il piacere che la freschezza e la leggerezza dello stile di questa scrittrice comunicano. Perché, come scrive fra queste pagine, rubando le parole a un antico proverbio arabo, “viaggiare è essere vittoriosi”, contro ogni avversità e ogni pesantezza.
Michael Pollan, Come cambiare la tua mente, Adelphi 2022
Un personalissimo incrocio fra un diario di viaggio e la cronaca di un lungo esperimento, dove Pollan incontra una serie di uomini e donne straordinari - guru veri o presunti, scienziati serissimi, medici di frontiera -, e poi decide di provare in prima persona che cosa intendessero i profeti dell'LSD per «toccare dio». Scoprendo la luce strana, violenta e terribilmente fascinosa che la sostanza più stupefacente di tutte sembra gettare sul mistero definitivo, quello che tuttora resiste nelle nostre, spesso affannose, ricerche: la mente.
Collaborano con noi:
Velio Abati
David Abulafia
Diego Accardo
Leonardo Animali
Flaminia Aperio Bella
Pupi Avati
Antonella Balante
Simone Baleani
Tina Balì
Katia Ballacchino
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Alessandra Bazzurro
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Maddalena Bergamin
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Annunziata Berrino
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Carlo Cellamare
Giovanni Cerchia
Roberto Cerri
Fred Charap
Lucia Checchia
Maddalena Chimisso
Maria Chimisso
Federica Cicu
Diana Ciliberti
Augusto Ciuffetti
Graziella Civenti
Pietro Clemente
Giovanni Contini
Ilic Copja
Paolo Coppari
Paolo Corbini
Lauretta Corridoni
Luigi Costanzo
Marta Cristianini
Antonella Cucinotta
Francesca Curcio
Giancarlo Dall’Ara
Simone D'Ascola
Stefano D'Atri
Marzia De Donno
Roberta De Iulio
Antonio De Lellis
Maria Carla De Francesco
Antonella De Marco
Gianluca De Vito Franceschi
Maurizio Dell'Agnello
Claudia Della Valle
Vezio De Lucia
Antonella De Nisco
Andreina Di Girolamo
Mirco Di Sandro
Federica Di Sarcina
Giusi D'Urso
Silvia Duranti
Michele Ercolini
Alessandro Fabbrizzi
Elena Falaschi
Francesco Falaschi
David Fanfani
Paolo Favilli
Luigi Ferrajoli
Alessandra Ferrara
Maurizio Ferrari
Francesco Ferrini
Giulio Ferroni
Maria Fiano
Gianluca Fiorentini
Antonio Floridia
Giovanni Luigi Fontana
Sergio Fortini
Marina Foschi
Sara Franceschelli
Tiziano Fratus
Francesca Gabbriellini
Nicola Gabellieri
Domenico Gallo
Beatrice Galluzzi
Roberta Garibaldi
Danilo Gasparini
Maria Pia Gasperini
Manuela Geri
Vera Gheno
Stefano Giommoni
Andrea Giotti
Marco Giovagnoli
Paolo Giovannini
Antonella Golino
Vittorio Graziosi
Jennifer Guerra
Luciano Guerrieri
Sara Guiati
Alfonso Maurizio Iacono
Fabio Indeo
Matteo Innocenti
M. Cristina Janssen
Anna Kauber
Sabrina Lallitto
Ingrid Lamminpää
Mario Lancisi
Patrizia Lattarulo
Toby Lester
Marta Letizia
Donatella Loprieno
Leonardo Lovati
Stefano Lucarelli
Michele Lungonelli
Giuseppe Lupo
Stefano Maggi
Simone Mangani
Enrico Mannari
Marco Marchetti
Enrico Mariani
Nunzio Marotti
Alessandra Martinelli
Luca Martinelli
Michele Mazzi
Paolo Mazzucchelli
Giuseppe Melucci
Emanuele Menietti
Serena Milano
Manuela Militi
Chiara Missikoff
Antonio Monte
Guido Morandini
Massimo Morisi
Marco Moroni
Rossella Moscarelli
Museolab6
Tiziana Nadalutti
Alessandra Narciso
Sasha Naspini
Fausto Carmelo Nigrelli
Simonetta Noè
Franco Novelli
Francesco Orazi
Sergio Paglialunga
Maurizio Pallante
Luca Pallini
Gianni Palumbo
Vito Palumbo
Stefano Pancari
Anna Paolella
Caterina Paparello
Letizia Papi
Vincenza Papini
Roberto Parisi
Valeria Parrini
Giorgio Pasquinucci
Antonello Pasini
Ivan Pereira
Camilla Perrone
Matteo Petracci
Marco Petrella
Gloria Peria
Paolo Piacentini
Leonardo Piccini
Manuel Vaquero Piñeiro
Carlo Pistolesi
Daniela Poli
Elena Pontil
Anna Pramstrhaler
Federico Prestileo
Gabriele Proglio
Chiara Daniela Pronzato
Alberto Prunetti
Fernanda Pugliese
Lorenzo Ramacciato
Sofia Randich
Silvia Ranfagni
Giuseppe Restifo
Fabrizio Ricciardelli
Marina Riccucci
Andrea Rolando
Rudy Rossetto
Florindo Rubbettino
Enrico Russo
Rita Salvatore
Giampiero Sammuri
Giacomo Sanavio
Giuseppe Santarelli
Antonio Santoro
Claudio Saragosa
Stefano Sarzi Sartori
Cinzia Scaffidi
Enzo Scandurra
Vincenzo Scaringi
Matteo Scatena
Nicola Sciclone
Anna Segre
Francesco Serino
Alessandro Simonicca
Federico Siotto
Lorenza Soldani
Albertina Soliani
Alessandra Somaschini
Catia Sonetti
Gianna Stefan
Marco Tagliaferri
Alberto Tarozzi
Cecilia Tomassini
Emidio Ranieri Tomeo
Nicholas Tomeo
Cristiana Torti
Aurora A. Totaro
Laura Trappetti
Agata Turchetti
Giulia Ubaldi
Elisa Uccellatori
Olimpia Vaccari
Gianpiero Vaccaro
Giorgio Vacchiano
Federico Valacchi
Maurizio Vanni
Giorgio Vecchio
Francesco Vincenzi
Daniele Vergari
Elio Vernucci
Marco Vichi
Francesco Viegi
Angela Vitullo
Marta Vitullo
Alessandro Volpi
Paolo Volpini
Andrea Zanetti
Enrico Zanini
Donato Zoppo
Massimo Zucconi