Turismo, valori e impatti
Che cos’è il turismo oggi, dopo la pandemia, con una guerra devastante ai nostri confini, una crisi climatica in corso, con tutte le incertezze e le paure che questi tempi difficili e complessi possono generare? Soprattutto come possiamo rendere sostenibile e responsabile il turismo in un Paese come l’Italia che ha grandi risorse da offrire, ma che vede le grandi città d’arte trasformate dal turismo “mordi e fuggi”, snaturate dalla presenza eccessiva di touristic shop, touristic e sightseeing tour, souvenir shop e traditional food? Mentre le coste sono sottoposte a una pressione antropica concentrata in pochi mesi che le mettono a dura prova dal punto di vista ambientale e perfino le aree interne mostrano segni di fragilità?
Parlare di turismo ci fa capire come tutto sia fortemente interconnesso, ambiente e tutela delle biodiversità, società, cultura, mentalità, stili di vita, diseguaglianze.
In considerazione di questo, e a fronte del forte inurbamento della popolazione europea (il 74% delle persone vive nelle città), da qualche anno è iniziato un controesodo che porta a privilegiare la campagna, una sorta di amenity migration, legata anche alla possibilità di svolgere il proprio lavoro anche a distanza come smart workers” Insomma i nuovi trend ci parlano di de-globalizzazione e di ritorno alla terra così come di riscoperta dei luoghi “non turistici”, meno conosciuti e comunque lontani dalle mete classiche del turismo di massa, dalle spiagge affollate, e soprattutto dallo snaturamento e dall’omologazione dei centri storici.
Oggi il silenzio, la lentezza, la genuinità, la natura, la qualità del cibo e della vita sono valori quasi imprescindibili anche per i giovani. Si tratta di un movimento sempre più consistente, non strutturato, nato come reazione alla vita metropolitana e alle problematiche ambientali. In linea con questo c’è il tema del viaggio e della riscoperta del viaggio lento, attento alla cultura locale, agli incontri lungo la via, fino ai cosiddetti wwoofer, che vanno in vacanza partecipando al lavoro della comunità ospitante.
Un movimento che è espressione di un bisogno e di un approccio critico al modo di intendere la vita, che ha fatto nascere nuovi modelli di turismo, più responsabili e consapevoli, attenti alle esigenze dei luoghi, quindi più sostenibili.
Questo spiega la nascita di IT.A.CÀ, Festival del turismo responsabile e rete di oltre 700 città che si occupa di innovazione turistica coniugando sostenibilità del turismo con il benessere dei cittadini, oppure di reti di città resistenti ai processi di turistificazione come la rete SET, rete di città del Sud d’Europa che hanno elaborato un Manifesto fondativo nel 2018. A queste esperienze è dedicato, in questo numero, l’articolo di Benedetta Celati.
Parlando di turismo in questo numero non abbiamo voluto tralasciare il tema dell’ospitalità sostenibile, con un’intervista al presidente dell’Associazione “Alberghi Diffusi” Alberto Dall’Ara e l’importanza dei Parchi per la tutela ambientale e degli ecosistemi (intervista a Giampiero Sammuri, presidente Parco Arcipelago Toscano).
Per conoscere a fondo il fenomeno turistico, nato in Europa due secoli fa, Annunziata Berrino ne ripercorre brevemente la storia, partendo dal Grand Tour, mettendola a confronto con la pratica turistica, troppo spesso ancorata a stereotipi banali.
Roberta Garibaldi ci introduce invece alle strategie di Enit, Agenzia nazionale del Turismo, per promuovere l’immagine dell’Italia.
Sulla problematica dell’overtourism Rossano Pazzagli ci parla del “Nonturismo”, titolo di una collana dell’editore Ediciclo dedicata ai viaggiatori che al tour preconfezionato preferiscono l’incontro autentico con lo spirito dei luoghi.
In sintonia con questa problematica, Mario Lancisi mette l’accento su un caso toscano, Bolgheri, (ma ce ne sono purtroppo molti altri), in cui la monocultura turistica ha relegato ai margini gli abitanti del borgo “ingabbiati in un doloroso e mesto tramonto”.
Ermanno Bonomi nell’articolo successivo riflette sul nuovo turismo, che si configura sempre più come un “non settore” fortemente dipendente dalle politiche e dallo sviluppo degli altri settori. Questo numero di Nautilus è infine arricchito dai contributi del geografo Marco Petrella sul “turismo del gusto” e di Alessandro Simonicca, che dal punto di vista antropologico riflette sulle opportunità del bando PNRR dedicato ai borghi storici e sull’opportunità di utilizzarlo per dare nuova anima, attraverso progetti culturali che producano attrattività e tutela del territorio, nella prospettiva di concorrere a riportare le persone a vivere e a relazionarsi in maniera vitale.
Chiudono un intervento di Fabio Canessa sul rapporto tra cinema e turismo, in particolare sul ruolo e sulle attività delle Film Commission nella promozione regionale e e di Donato Zoppo con un viaggio culturale tra i maggiori Festival musicali in italia.
Un approccio critico, dunque, che richiama i valori autentici del turismo, ma che ne indica anche i rischi e le distorsioni. Tanti temi, esempi e proposte per immaginare qualcosa di diverso e di alternativo rispetto ai modelli dominanti, ormai non più all’altezza delle sfide che ci attendono.