L’universalità della musica

di Monica Pierulivo

 

Parlare di musica significa parlare della società, del suo rapporto con il pubblico e della sua evoluzione nella storia, di cultura, arte, memoria, gioco, comunicazione, relazione, emozione, linguaggi, scoperta, pensiero e molto altro. 

Per i musicisti suonare può rappresentare una ragione di vita, “un nutrimento iper-dimensionato per l'anima, una tale spinta sufficiente a far trascorrere loro migliaia di ore della propria vita in solitudine, chiusi in una stanza in compagnia solo dello strumento” (B. Giovannetti). 

Perché la musica rappresenta un’infinità di mondi da scoprire e da comprendere. Nella sua complessità, è racchiusa tra due dimensioni: quella delle regole della fisica, e dei precisi rapporti matematici sui quali è costruita, e al tempo stesso quella legata alla capacità di esprimere sentimenti e ideali con un'intensità che l'immagine e la parola raramente raggiungono. Lo stesso Pitagora sosteneva l’esistenza di una stretta correlazione tra la matematica e la musica, tanto da definirla come una serie armonica di frequenze, note e accordi calcolate in modo meticoloso per creare melodie emozionanti e ordinate. 

Tutto questo ci spinge a riflettere anche sul significato politico e sui diversi significati che quest’arte ha avuto nella storia e che assume ancora oggi. 

La musica ha sicuramente uno scopo educativo, sia quando è oggetto di apprendimento sia se la si ascolta per finalità ricreative. Comprendere le note musicali, imparare a leggere lo spartito, allenarsi per tenere il tempo sono attività che coinvolgono corpo, intelletto e spirito: non basta solo ascoltare, ma concentrarsi sul proprio lavoro, entrare nei meccanismi dello spartito e mettere in gioco il proprio corpo con i movimenti giusti. Qualsiasi strumento si decida di suonare, richiede attenzione, dedizione e concentrazione, doti che sempre di più sembrano diminuire ai giorni nostri (A. Gagliardi). 

Allo stesso tempo è anche sinonimo di crescita sociale, basti considerare i numerosi testi che hanno fatto la storia della musica perché hanno raccontato i disagi di intere generazioni riportando alla luce valori dimenticati ma sempre attuali. In tantissimi casi “La musica non è più solo accompagnamento o contesto, ma diventa essa stessa parte dei processi storici. Li accompagna e a volte li descrive e/o li precede, meglio di altre forme d’arte: come non pensare a Bob Dylan?” (S. D’Atri). Si veda a questo proposito come molte canzoni, soprattutto dagli anni '60  in poi abbiano anticipato  i temi oggi più stringenti a livello planetario,  legati ai grandi temi ambientali e sociali e fissati nei Sustainable Development goals 2030 delle Nazioni Unite (M. Giovagnoli).  Oppure al significato di canzoni che hanno accompagnato il miracolo economico italiano (M. Bracci).

La musica è quindi un veicolo potentissimo e velocissimo di ideali. Proprio negli anni ’60, con l’organizzazione di manifestazioni, proteste, concerti e festival che ebbero il loro culmine nel Festival  Woodstock del 1969, la musica divenne portatrice di un sogno, di un’utopia purtroppo mai realizzata (M. Masoni). 

Ma anche nei secoli passati ci ha consegnato ideali di cambiamento e di crescita. Si pensi all’opera di Mozart, in particolare alle sue Nozze di Figaro, dove il perdono promuove la pace, e la pace perpetua e universale è il presupposto musicale di questa gemma mozartiana (M. Jacoviello). 

Oppure possiamo riflettere sulla forza genuina della musica popolare, quella legata ai territori, alla pratica comunitaria della musica che prevede la partecipazione a feste da ballo, a occasioni conviviali con i poeti estemporanei in ottava rima o alla ricorrenza Primo Maggio (L. Papi; C. Ghilardini). 

Oggi, l’ultima sfida pare riassumersi nell’acronimo AI, artificial intelligence, una sfida non solo per la musica ma per tutte le sfere della creatività (G. Becuzzi). 

Convivono quindi mondi e culture diverse, una ricchezza che lascia spazio a immaginazione, creatività, culture. L’intervista di apertura a Enrico Tabellini, del museo internazionale della musica di Bologna, dimostra come, lavorando a 360 gradi, intrecciando passato e presente, sperimentando stili, immaginazione, ispirazione e nuove visioni, un museo della musica possa rappresentare una realtà estremamente vitale e vicina alle persone, e possa svolgere un ruolo non solo educativo ma anche di stimolo e di grande apertura sociale e culturale.