Editoriale

Porti, Città, Persone

di Monica Pierulivo

 Non poteva mancare un numero sui Porti, per una rivista come “Nautilus” che si occupa di navigazioni tra locale e globale, di cultura e intercultura, di sfide e di cambiamenti. I porti quindi non solo come infrastrutture, ma anche come luoghi e spazi di interconnessioni, di passaggi, di turismo, di cultura e di economia del mare.
Come snodi di una rete globale, i porti sono funzionali al contesto economico che li accoglie e il loro successo dipende spesso dallo sviluppo e dalla ricchezza del retroterra economico dove sono collocati. Leggere le città attraverso i loro scali è un’operazione interessante che consente di vedere i collegamenti tra la parte terrestre e quella marittima.
Importanti città nate e cresciute intorno ai loro porti come Livorno e Carrara nel mar Tirreno, Ragusa (Dubrovnik) e Termoli nell’Adriatico vengono descritte in questo numero in rapporto alla loro storia e alle loro caratteristiche geografiche e territoriali, con interessanti ricostruzioni rispettivamente di Olimpia Vaccari, Alessandro Volpi, Stefano D’Atri e Lucia Checchia.
I porti sono inoltre luoghi di trasformazione e sostituzione, abbandonati e vissuti allo stesso tempo, spazi di vita, di socialità, di innovazione e di tutela di un patrimonio di saperi, conoscenze ed esperienze legate alla navigazione, alla pesca e all’infinita cultura del mare.
Esiste in Italia una vasta realtà di comunità attive nella riscoperta e trasmissione dell’importante eredità immateriale connessa alla marineria da pesca e del piccolo trasporto di cabotaggio: un mondo fatto di barche tradizionali a vela latina e al terzo, costruite secondo pratiche tramandate dai maestri d’ascia di generazione in generazione, di saperi e tecniche della navigazione, di rituali del varo e contro il maltempo, di parole scambiate all’interno di una koinée mediterranea, di tante storie e narrazioni.
Pochi giorni fa al molo di  Marciana Marina (isola d’Elba), erano ormeggiati due “luedi “dei primi decenni del ‘900,  barche a vela latina utilizzate in Liguria per il cabotaggio in tutta l’area mediterranea. Un’iniziativa promossa dal circolo locale di Legambiente insieme al Comune per valorizzare questo importante patrimonio culturale.  È un patrimonio delicato, sopravvissuto alla grande trasformazione turistica delle nostre coste, poco rappresentato, ma che ha potuto contare su alcuni ricercatori e interpreti, su alcuni musei specializzati, e che negli ultimi due decenni ha visto molti gruppi attivi, soprattutto sul versante degli aspetti di cultura immateriale legata alla navigazione con le barche da lavoro a vela tradizionale.
Per riuscire a rappresentare al meglio i molteplici significati e le questioni che sottendono a un tema così ampio, affrontiamo il tema proponendo quindi una pluralità di voci e sguardi diversi. L’intervista a Luciano Guerrieri, presidente dell’Autorità di Sistema del Mar Tirreno Settentrionale, ci offre un quadro aggiornato sul ruolo che i porti di questo ambito rivestono nei traffici nazionali e internazionali, sui temi ambientali ed energetici attualmente più stringenti, e sulle specificità e gli equilibri tra i porti stessi all’interno del Sistema. Un’occasione per conoscere scenari e questioni ampie connesse all’economia del mare e alle nuove sfide che dovranno essere intraprese nel prossimo futuro per stare al passo con le questioni ambientali più stringenti.
Dal globale al locale, in riferimento al porto di Piombino, con il racconto vivo di Mauro Carrara, impiegato della locale Compagnia Portuali dal 1954 al 1990 e cultore di storia, descrive i cambiamenti di questo porto nel corso del ‘900 fino a oggi: da piccolo microcosmo e spazio vissuto all’interno del tessuto urbano, a porto industriale e commerciale a servizio dei turisti per l’Elba.
Parlando anche di altro, Guido Morandini, regista Rai e autore di recenti documentari sul Canale di Piombino, su vie d’acqua e di terra, narra con uno sguardo esterno il proprio punto di vista sulla cultura del territorio e si pone l’interrogativo se Piombino sia attualmente una vera città di mare, introducendo suggestioni e interessanti visioni.
Ma i porti sono anche immaginario, e letteratura. La navigazione è da sempre metafora del viaggio della vita, afferma Fabio Canessa che ci trasporta in un viaggio a tema nelle atmosfere dei miti e della letteratura, mentre Elena Pecchia, con una nota sul “De reditu suo” di Rutilio Namaziano, ci riporta alle vocazioni portuali originarie della Piombino di molti secoli fa. Rimandi culturali da non dimenticare per comprendere appieno una terra e il suo mare.
Ci sono poi anche i porti senza mare di Rossano Pazzagli. Porti interni, costruiti lungo canali, fiumi, laghi o paludi, in un sistema che metteva in collegamento con il mare anche a molta distanza dalla costa. Porti poi quasi completamente eclissati dallo sviluppo delle moderne modalità di trasporto.
In questa narrazione molteplice, Marco Bracci rappresenta il porto come luogo sociale, mezzo di comunicazione tra e con territori altri, lontani, legato al proprio passato e allo stesso tempo uno dei luoghi più “moderni” che le società contemporanee possano esprimere.
Tornando invece alla Blue Economy, Leonardo Piccini, ricercatore Irpet, traccia un quadro della portualità in Toscana, dei suoi aspetti positivi e delle sue criticità, in un contesto costiero caratterizzato da una forte crisi industriale.
Incursioni infine nell’arte del cinema con Patrizia Lessi e nell’arte grafica delle copertine dei dischi con Paolo Mazzucchelli con le rappresentazioni che dei porti hanno fatto grafici e fotografi in riferimento ai testi musicali. 
Immaginario e realtà che dialogano tra di loro abbracciando ambiti disciplinari diversi, per offrire chiavi di lettura e d’interpretazione, per aiutare a comprendere e a “navigare” con maggiore consapevolezza.