Decidere insieme con la forza degli argomenti

di Monica Pierulivo


I cambiamenti ambientali, sociali, economici e tecnologici che accompagnano la nostra epoca sollecitano altrettanti mutamenti nelle procedure alla base delle nostre società e dei nostri sistemi politici.
Oggi in Italia si registra una generale crisi degli strumenti democratici e dei soggetti che vi prendono parte, ed emerge anche una tendenza che non punta a governare la complessità sociale, economica e istituzionale con strumenti più fini, ma piuttosto a tagliare corto, a dare maggiore peso non ai cittadini ma a chi li governa o a poteri ancora più esterni e lontani.
Se oggi si parla sempre più spesso di partecipazione, quindi, è perché se ne sente la mancanza, si avverte il bisogno di un rinnovamento della tradizione civica, dei rapporti tra le istituzioni e tra queste e i cittadini.
Negli ultimi decenni si sono sviluppati molti tentativi in questa direzione: dalle Agende 21 locali ai piani della salute, dall’urbanistica al bilancio partecipativo, dai Consigli comunali dei ragazzi all’e-democracy, alla Rete del Nuovo Municipio, e alcune regioni italiane, prima fra tutte la Toscana, hanno cercato di dare una forma istituzionale e procedurale ai principi della democrazia deliberativa e partecipativa con l’approvazione di leggi specifiche.
Nonostante questo, ancora troppo spesso la partecipazione viene utilizzata come “marketing politico” facendo prevalere populismi e semplificazioni, a scapito di un vero e proprio processo inclusivo che coinvolga i cittadini nella deliberazione trattandoli come soggetti attivi, capaci di agire concretamente sulle scelte politiche.
In tanti casi siamo ancora lontani dal praticare effettive forme partecipative e anche sul significato del termine stesso “partecipazione” non c’è condivisione.
Allo stesso tempo l’efficacia dei governi locali e nazionali è legata sempre più alla capacità di includere i cittadini nei processi decisionali. L’efficacia è la capacità di produrre cambiamenti nell’esistente attraverso scelte di governo, ma come si costruiscono decisioni di governo del territorio e della società capaci di essere efficaci?
Le modalità possibili in una società democratica possono essere diverse: ci sono situazioni in cui gli attori politici negoziano decisioni tra di loro, senza coinvolgere la cittadinanza, oppure in cui la decisione viene assunta prevalentemente attraverso i pareri tecnici, due metodi non inclusivi e non necessariamente trasparenti che però presuppongono di produrre risultati efficaci (nel primo caso si dice che i politici godono del mandato popolare, nel secondo i tecnici sanno fare il loro mestiere).
La terza modalità è quella che concepisce la partecipazione nella maniera più “tradizionale” ed è la strada referendaria. In questo caso la discussione e il confronto vengono meno e si propongono due scelte alternative: o nero o bianco. Il rischio in questo caso, mancando la forza dell’argomentazione, è di alimentare le “tifoserie” e di non creare una vera capacità di analisi della complessità.
Infine c’è il metodo deliberativo che in maniera inclusiva presuppone di costruire una decisione d’interesse collettivo mediante l’apporto di argomenti. La democrazia deliberativa è infatti sinonimo di democrazia argomentativa. Si tratta di una teoria secondo la quale le decisioni di interesse collettivo dovrebbero essere il risultato di una discussione accessibile e ragionevole tra i cittadini.
Decidere quindi sulla base della vittoria di una sfida, oppure decidere sulla base del confronto di argomenti. La differenza è profonda.
Da tempo abbiamo smarrito l’importanza del confronto pubblico attraverso l’uso di argomenti, attraverso cioè gli elementi conoscitivi che vengono messi a disposizione vicendevolmente con la disponibilità reciproca di tutte le parti a scambiarsi conoscenze e quindi anche a cambiare opinione. Nei Parlamenti oggi tendenzialmente si costruisce una proposta di legge e si cerca di capire quale sarà la maggioranza che la sostiene. Non c’è idea di costruire un libero confronto.
Ma la crescita civica di una società e la responsabilizzazione dei cittadini passano proprio da qui, e cioè dalla convinzione di essere capaci di comprendere e influenzare le scelte pubbliche, senza subirle ma assumendo un ruolo attivo, coniugando rappresentanza e partecipazione.
Attraverso questi processi, che possono e devono essere anche conflittuali, si creano spazi per l’apprendimento, la deliberazione e lo sviluppo di raccomandazioni informate, di grande utilità per coloro che sono chiamati a prendere decisioni.
C’è un’enorme differenza tra le decisioni concertate (basate su Accordi di programma, conferenze di servizi e altri strumenti simili), le decisioni comunicate (propaganda e marketing politico) e le decisioni partecipate che si alimentano e crescono attingendo dalle conoscenze dei cittadini.
Attraverso la costruzione di un processo dinamico e concreto possiamo migliorare la nostra democrazia, trasmettere la passione civica, soprattutto alle nuove generazioni che appaiono così distanti, agire sul capitale sociale, ricostruire trame di relazioni, e quindi la voglia di esserci in modo attivo per contare davvero.
 
Partendo dunque da un’analisi dei cambiamenti intervenuti in Toscana dopo l’introduzione delle due leggi sulla partecipazione (l.r 69/2007 e della n. 46/2013), attraverso una narrazione che rappresenta anche esperienze concrete realizzate in contesti diversi, questo numero focalizza l’attenzione sul cammino svolto sino a oggi in tema di partecipazione e sulla necessità di rendere le pratiche partecipative realmente efficaci nei processi decisionali, per “rifondare uno spazio pubblico e un metodo democratico, ripartendo dal locale e dal basso”.
Non mancano inoltre riflessioni e approfondimenti sul fenomeno dell’astensionismo elettorale e sulla disaffezione al voto, così come sull’impatto delle tecnologie dell'informazione nella partecipazione dei cittadini ai processi di policy-making
Un viaggio attraverso un concetto da sempre richiamato ed evocato, che può rappresentare davvero un antidoto all’arretramento della democrazia.