Relazioni museali

di Monica Pierulivo

 
Il patrimonio culturale in relazione ai diritti umani e alla democrazia. Da tempo ormai, con la Convenzione di Faro adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa nel 2005 ed entrata in vigore in Italia nel 2020, il patrimonio culturale viene promosso secondo una comprensione più ampia, in stretta relazione con le comunità e la società, incoraggiando a riconoscere gli oggetti e i luoghi per i significati e gli usi che le persone attribuiscono loro e per i valori che rappresentano.

Sulla base di Faro 2005 dunque, il museo diventa un luogo di interazione tra le persone, dove il bene immateriale è quasi più importante del bene materiale, un’istituzione inclusiva che riprende il suo ruolo all’interno della società, un luogo dove sia possibile incontrare altre persone per condividere momenti quotidiani, al contempo unici e nuove esperienze.

Anche la definizione di museo, ratificata a Praga nell’agosto scorso dall’ ICOM, International Council of Museums, ci parla di istituzioni aperte al pubblico, accessibili e inclusive, che promuovono la diversità e la sostenibilità, che operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.

Sulla base di questa concezione, i musei, come altri istituti culturali, tendono ad essere riconosciuti anche come luoghi utili alla promozione della salute e del benessere delle persone, sulla scia della Social Prescribing inglese. Veri e propri strumenti di welfare culturale che si fondano sul riconoscimento, sancito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), dell’efficacia di alcune specifiche attività culturali, artistiche e creative come fattore di promozione della qualità della vita, di contrasto alla disuguaglianza e di coesione sociale, di inclusione per persone con disabilità anche gravi.
L’esperienza artistica aiuta a trovare la forza di reagire nelle situazioni di estremo disagio; l’arte consente di cogliere i residui di vitalità, di desiderio, di bellezza, di libertà e di dar loro forma e spazio. Permette inoltre di esprimere e comunicare vissuti difficilmente verbalizzabili, rendendo possibile un canale di comunicazione e scambio con gli altri, in alcune situazioni fortemente compromesso. A chi vive “ai margini”, consente quella visibilità spesso negata, permette di essere applauditi e visti con un ruolo positivo e generativo, non di criminalità o violenza, non di disabilità e mancanza, ma di bellezza e di dignità.
I Musei toscani per l’Alheimer, ad esempio, sono una realtà importante in questo senso, oggi costituiti in un sistema formalizzato, una rete supportata dalla Regione Toscana che conta al suo interno oltre quaranta tra musei, biblioteche, orti botanici, spazi espositivi impegnati a rendere accessibile l'arte e la cultura alle persone malate di Alzheimer. Tutti i programmi, nella loro varietà e differenze, si considerano parte di un progetto complessivo, fondato su un’idea di museo come istituzione culturale inclusiva e su un’idea di demenza non tanto e non solo come malattia, ma come condizione che coinvolge anche chi accompagna le persone interessate e le sostiene in questa sfida.
Investire sui musei e sui beni culturali rappresenta inoltre una scommessa fondamentale per avvalorare i territori, riconoscerne le potenzialità, le vocazioni, senza disdegnarne l’identità.

Ne è un esempio il caso del recente ritrovamento, in perfetto stato di conservazione, delle 24 statue romane di bronzoa San Casciano dei Bagni, dovela giovane sindaca del piccolo comune del senese, ha avviato da anni una campagna di scavi archeologici importante mettendo a disposizione risorse e determinazione che sono stati ampiamente ripagati. Dal 2019, con l’avvio degli scavi veri e propri che il comune ha generosamente finanziato, è stato un susseguirsi di sorprese, fino alla più clamorosa di tutte, con il prezioso ritrovamento.
Non una scoperta casuale quindi, ma “un sogno che si avvera” come ha dichiarato la sindaca e un futuro nel quale il recupero ostinato di una pagina della storia di 2300 anni fa assume un peso decisamente importante per questo piccolo Comune e per il suo territorio. Esiste già infatti un accordo di valorizzazione con il ministero della cultura e l’università per gli stranieri di Siena, per far nascere qui un museo contemporaneo che sia anche laboratorio, un parco archeologico e una scuola internazionale di ricerca universitaria. L’economia principale qui è il turismo, che garantisce circa 60 mila presenze l’anno con una stagione resa più lunga proprio dalla presenza delle acque termali, ma ora forse è possibile pensare a qualcosa di più duraturo e di diverso, che sia in grado di attrarre i giovani e competenze nuove.

L’argomento dei musei e della nuova museologia affrontato in questo numero, incarna appieno quindi la linea editoriale di “Nautilus”, che considera la cultura come generatrice di cambiamento e di innovazione per aprire mondi diversi, in un’ottica di interdisciplinarietà, contaminazioni e di complessità.  Il patrimonio culturale non può essere disgiunto dal modello economico prevalente, dalla società e dalle questioni climatiche.  Le interviste e gli articoli che proponiamo sono tesi a fornire spunti di riflessione su quanto si sta muovendo in maniera interconnessa su questi temi, incoraggiando a credere nel valore della cultura per creare nuove prospettive.
 
L’augurio di fine anno è quello di riuscire a dare un contributo, seppur piccolo, alla promozione della conoscenza del nostro patrimonio culturale e paesaggistico, come componente strategica da tutelare, valorizzare  e mettere a frutto in maniera nuova, concreta e sostenibile.