Chi trova un albero trova un tesoro
di Monica Pierulivo
“…Se Robin Hood non avesse avuto Sherwood come rifugio, sarebbe difficile investire la sua storia di tutto il fascino che possiede. È sempre la parte della storia che non viene narrata, le gesta compiute e la vita vissuta nell’inesplorata segretezza del bosco, che ci incanta e ci fa tornare bambini.” (da Henry David Thoreau, Ascoltare gli alberi)
Dona un albero con un click, oppure piantalo, adottalo, salvalo … Sono i messaggi che si possono trovare molto frequentemente sul web e che sono indice di una sempre maggiore attenzione alla necessità di aumentare la presenza del verde arboreo in città e non solo, per il ruolo fondamentale che questo svolge per la salute e per l’ambiente.
Gli alberi producono ossigeno, riducono l’anidride carbonica, catturano le polveri sottili causate dallo smog, diminuiscono la temperatura dell’ambiente.
A livello planetario le foreste coprono un terzo della superficie terrestre e svolgono funzioni vitali in tutto il mondo, sono gli ecosistemi più diversi biologicamente. Circa 1,6 miliardi di persone, tra cui oltre 2000 culture indigene, dipendono dalle foreste per i loro mezzi di sostentamento, medicinali, energia, cibo e riparo. Le loro radici sono fondamentali per impedire l’erosione dei terreni.
Ma l’albero rappresenta anche, fin dai tempi più antichi, il simbolo e l'espressione della vita, dell'equilibrio e della saggezza. Lo diceva lo scrittore francese Jean Giono nel suo romanzo breve “L’uomo che piantava gli alberi” scritto nel 1953. Lo testimoniano gli articoli che, in questo numero, parlano anche del rapporto tra alberi e poesia, letteratura, immaginari e musica.
Verrebbe da dire quindi chi trova un albero trova un tesoro. E infatti, tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, le Nazioni Unite hanno inserito il ripristino delle foreste degradate e l’aumento delle superfici boschive, ma hanno anche sottolineato l’importanza del verde in città, dove i benefici delle piante sono sotto gli occhi di tutti. In questi ultimi anni, sull’onda di una maggiore sensibilità alle tematiche ambientali, comuni e regioni stanno correndo ai ripari con massicci interventi di piantumazione urbana.
Eppure, nonostante tutto questo la deforestazione a scala globale continua ad essere allarmante: sempre secondo ’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), tra il 1990 e il 2020 sono andati persi 420 milioni di ettari di foresta a causa della deforestazione, un'area equivalente a quella dell'UE.
C’è bisogno quindi di fare di più, come afferma Francesco Ferrini intervistato in questo numero, c’è bisogno di gente nuova e di un nuovo rapporto uomo-natura.
L’Italia è un bosco, un giardino, ha un patrimonio inestimabile dal punto di vista naturalistico. Le sue piante monumentali, millenarie, raccontate da un cercatore di alberi come Tiziano Fratus, ci costringono a ripensare il mondo e il modo di abitarlo attraverso un alfabeto nuovo.
Thoreau, scrittore dell’800, descriveva gli alberi come amici fedeli che meritano il più grande rispetto, come compagni di vita che in ogni stagione offrono, per lo stupore di chi li contempli, l'immagine di una natura meravigliosa e in continuo mutamento.
Una rappresentazione che ci riporta anche al ruolo che questi meravigliosi “monumenti della natura” hanno avuto da sempre nell’immaginario degli uomini.
Ci sono in Italia esempi positivi che vanno nella direzione di un cambio di paradigma da questo punto di vista. L’esperienza dell’associazione “Santa Bellezza” di Bologna, che si ispira alla filosofia del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, come terza fase dell’umanità che si realizza nella connessione equilibrata tra l’artificio e la natura, rappresenta bene questo.
Fondamentale anche avere un’idea delle azioni da intraprendere per il futuro. A questo proposito è importante la piantumazione di nuovi alberi attraverso progetti rigorosi dal punto di vista scientifico (vedi il progetto Ossigeno di Regione Lazio), ma altrettanto vitale è procedere alla difesa delle foreste fragili e cruciali e alla gestione forestale sostenibile e responsabile. Importante inoltre a diffusione di servizi ecosistemici,
La storia ci insegna molto da questo punto di vista: il rapporto stretto che lega gli alberi alla memoria e al tempo, il ruolo che rivestono nella ricostruzione degli eventi che hanno interessato la crescita dell’albero ma anche l’ambiente circostante attraverso lo studio dei suoi anelli; lo studio delle alberature tradizionali, soprattutto lungo le strade, dei ruoli e delle funzioni che esse hanno svolto nel tempo come aspetto utile per ricostruire un rapporto equilibrato tra infrastrutture e paesaggio; il ruolo che può avere una pianta come il gelso per accrescere la biodiversità territoriale e per creare una trama di paesaggio più composita e più ricca.
“L’uomo è come il fogliame attraverso il quale bisogna che passi il vento perché questo canti” per riprendere Jean Giono. Torniamo a occuparci di questo, proviamo a ritrovare un nuovo modo di agire, fondato sul superamento del conflitto distruttivo tra natura e opera umana, sviluppando una diversa consapevolezza e una personale responsabilità nella visione globale del Pianeta.