Architetture e spazi dell’identità e della modernità 

Il polo culturale di Piombino occasione unica per nuove prospettive alla città e non perdere la memoria 

 

Ne parliamo con l’architetto Salvatore Re progettista dell’opera 

 di Monica Pierulivo


..Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole. 
I. Calvino, Le città invisibili, “La città e la memoria. 3.”
 
Il progetto del Polo culturale di Piombino, approvato nel 2010 e iniziato nel 2012 dall’allora amministrazione comunale, prevede il recupero funzionale di un edificio storico molto pregiato,  un convento francescano adiacente alla chiesa della Misericordia in piazza Manzoni e completato nel XVI secolo con un chiostro di pregio, che nel corso del ‘900 è stato profondamente rimaneggiato ospitando un istituto professionale (Ipsia “A. Volta”). 

Si fonda sulla volontà di unire la realizzazione di una nuova biblioteca pubblica alla creazione di un vero e proprio centro culturale e sociale, con funzioni e servizi anche diversi, in grado di promuovere coesione e di mobilitare l’interesse e l’attenzione dei cittadini e di tutto il territorio.
Nel corso degli anni è stata realizzata buona parte degli interventi in programma, ma limitatamente alla parte antica del complesso, quella appunto dei frati francescani, ovvero i lotti 1 e 2 che prevedevano il recupero dell’edificio storico. Per il completamento del Polo e dunque la realizzazione del terzo lotto, quello delle ex Officine dell’Ipsia, la precedente amministrazione comunale piombinese aveva redatto un piano esecutivo dei lavori con un costo previsto di 2.293.000 euro, oltre a una spesa per gli arredi di circa 150mila euro.
Un investimento importante che permetterebbe di portare a compimento un progetto di grande respiro per Piombino e non solo, in grado di integrare in un’ottica di sviluppo culturale gli edifici dell’ex convento con i fabbricati delle ex Officine.
Fra i due edifici delle ex Officine è prevista la creazione di un collegamento fra il cortile cinquecentesco interno del Polo Culturale –  la “Piazza” – e la via Leonardo Da Vinci. Un piano che per la sua coerenza con gli indirizzi della programmazione regionale e comunitaria in materia di luoghi dell’identità, di politica culturale, di inclusione sociale e di rigenerazione urbana configura un intervento di grande significato.

Circa un anno fa, a seguito dell’annuncio da parte dell’attuale giunta comunale della volontà di rivedere il progetto con una diversa destinazione della biblioteca pubblica, il Manifesto per la cultura a Piombino, formato da un gruppo di esponenti della vita sociale e culturale della città, aveva avviato un percorso di approfondimento e di confronto sul tema, evidenziando il dissenso di molti cittadini su questa decisione, e ponendo una serie di domande alla stessa amministrazione comunale.
Domande non retoriche ma concrete perché relative a un tema sentito dai cittadini, come dimostrano le firme raccolte dal Comitato Amici della biblioteca.
Purtroppo nessuna risposta è mai arrivata e sul progetto è sceso un grande silenzio, nonostante il sostegno della Regione Toscana a completare la parte antica del progetto e a recuperare le ex-officine.
L’architetto Salvatore Re dello studio Leonardo di Pisa, progettista dell’opera, ci ha spiegato la visione che sottende alla realizzazione di questo importante progetto:
 
“Si tratta del progetto più importante che la città possa adottare per il ripensamento urbano di Piombino, soprattutto in vista dei finanziamenti che potrebbero essere intercettati attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che dà molta importanza  ai temi della rigenerazione urbana e della transizione ecologica.
Il progetto prevede infatti la connessione della parte Est con la parte Ovest della città, mettendo in collegamento la città contemporanea con quella antica che guarda il mar, attraverso l’apertura del varco sulle mura in coincidenza con il giardino pensile di via Leonardo da Vinci e creando un nuovo centro urbano, una vera e nuova piazza urbana e culturale per la città di Piombino, un luogo dei saperi molteplici, dove la cultura e la memoria possono diventare elementi strategici per l'innovazione nella vita quotidiana, sociale, economica della città.
Altro elemento importante la possibilità di riconnettere la storia della città, rappresentata in questo caso dal vecchio convento francescano e dal suo chiostro cinquecentesco completamente recuperato, con la storia industriale novecentesca di cui sono testimonianza le Officine dell’ex Ipsia, anche queste da recuperare. Il restauro sapiente che è stato effettuato negli anni passati nella parte antica, ha consentito di riscoprire tutto quello che era stato nascosto per decenni dagli interventi novecenteschi e questo patrimonio materiale e culturale di grande valore può essere portato all’interno e al centro della città attraverso la connessione con via  Leonardo Da Vinci, facendo emergere così i Dna culturali del territorio, il suo patrimonio identitario.
Dal punto di vista funzionale, all’interno del Polo sarà possibile creare una vera e propria Officina dei saperi con la nuova biblioteca, dove sarà possibile favorire l'accesso alle nuove tecnologie, organizzare spazi flessibili e intercettare nuovi bisogni.
Vi potremo trovare libri cartacei e tecnologie di varia natura, un caffè/ristorante dove leggere e conversare guardando il mare, spazi che accoglieranno attività culturali e manuali e tante altre cose che nasceranno dalla collaborazione e dalle proposte dei cittadini.
Le biblioteche sono infatti le nuove piazze del sapere, infrastrutture fisiche, sociali e cognitive, aperte, inclusive, animate. Da molti anni i bibliotecari si battono per creare questi spazi che devono avere al centro i cittadini e i loro bisogni, con la possibilità di accedere a cataloghi e archivi digitali oltre che ai libri. Luoghi multifunzionali e al passo con i tempi”. 
 
La biblioteca così concepita, insieme alla scuola, le università e i luoghi di formazione, possono rappresentare la speranza per costruire davvero qualcosa di nuovo.