Mobilità e sostenibilità

di Monica Pierulivo


 

Dal 16 al 22 settembre si è celebrata la Settimana della mobilità, giunta alla sua 21° edizione. Un’occasione per riflettere su un tema che è strettamente connesso alla creazione di una coscienza collettiva urbana e del territorio, in una società sempre più veloce, interconnessa e in movimento. 

L’idea di una mobilità sostenibile, capace di guidarci verso un futuro consapevole, è certamente entrata a far parte del “sentire” delle nostre società ma non è ancora sufficientemente diffusa una nuova coscienza del territorio e delle città che serva a far sì che strade, case, condomini, negozi e servizi pubblici diventino parte integrante di un vero processo di cambiamento. 

La mobilità sostenibile è infatti un sistema dei trasporti che permette contemporaneamente di ridurre l’impatto ambientale del settore, rendere gli spostamenti più efficienti, migliorare la qualità della vita dei cittadini e le città più smart, più pulite, più ordinate e più belle. 

Per fare questo è necessario agire su più fronti. Il settore dei trasporti oggi in Europa rappresenta circa un terzo del consumo totale di energia e un quinto delle emissioni di gas serra.  Le infrastrutture sono responsabili di livelli di rumore eccessivi e strade, ferrovie e aeroporti sono sicuramente tra le fonti principali di disturbo. 

 

La congestione stradale limita la libertà negli spostamenti e i tempi di spostamento si dilatano. Le infrastrutture per i trasporti tradizionali, spesso non in armonia con il paesaggio e il territorio, sono da anni la causa di un elevato consumo di suolo. Non ci sono infatti solo strade, ma anche parcheggi, piazzali e luoghi accessori.  

Trasporti innovativi, integrati nel territorio ed efficienti possono permettere ai cittadini di risparmiare tempo, ma anche di ridurre i costi, sia individuali che collettivi. 

 

Il Rapporto Pendolaria 2022, elaborato ogni anno da Legambiente sul trasporto ferroviario locale e regionale, registra un segnale positivo per il rinnovo del parco dei treni. Nel 2021 sono arrivati 105 nuovi treni che si aggiungono ai 757 già immessi sulla rete ferroviaria. Nel rapporto si segnalano inoltre buone pratiche in tutta Italia che raccontano la voglia degli italiani di lasciare a casa l’auto. Nelle aree urbane, tra PNRR e risorse statali, sono in cantiere o finanziati diversi chilometri di metro tra nuove e riconversioni, di tranvie, di filobus e busvie. Inoltre, sono previste risorse per le linee regionali, per il rinnovo dei treni Intercity e per l’acquisto di treni ad idrogeno, anche se non vi è alcuna garanzia che sia utilizzato idrogeno prodotto da fonti rinnovabili. 

Nel rapporto si parla però ancora dei ritardi consistenti da recuperare, e sono le città il cuore dei problemi della mobilità in Italia per i ritardi di infrastrutture rispetto agli altri Paesi europei, che si sono ampliati in questi anni. In Italia ci sono 248 km di metro, meno della città di Madrid (291 km). 

 

Oltre al potenziamento del trasporto locale e nazionale, con la pianificazione integrata dei mezzi di trasporto, app e sistemi per l’infomobilità, la costruzione di nuove piste ciclabili, politiche di pedaggi e tariffazione, tra le soluzioni in favore di una mobilità rispettosa dell’ambiente e smart, si stanno diffondendo sempre di più, soprattutto tra i giovani, pratiche come il car pooling e il car sharing. 

 

C’è poi il tema del passaggio alla mobilità elettrica, prevista dal 2035 come stabilito dal Parlamento europeo nel giugno scorso, che verrà incentivata con la messa al bando di mezzi endotermici sia a benzina che diesel. Questo significa che, a partire da tale data, non potranno più essere venduti questi autoveicoli, così che le emissioni si possano ridurre del 15% nel 2025, del 55% nel 2030 e del 100% nel 2035. Spazio solo per l’elettrico, ed eventualmente le auto a idrogeno dunque, uniche tecnologie in grado di azzerare l’impronta carbonica nella fase di utilizzo dei veicoli. 

I grandi cambiamenti iniziano però anche dai piccoli passi, legati a un mutamento delle mentalità e delle culture. In questo nuovo numero, diamo voce ad alcune esperienze innovative che vanno in questa direzione, legate alla riscoperta dei luoghi, alla valorizzazione del turismo lento, all’uso dell’intermodalità attraverso le vie secondarie

Partiamo dalla realizzazione di alcuni interessanti progetti del Politecnico di Milano di collegamento intermodale (in bici, in treno e a piedi) tra i siti Unesco del Piemonte e della Puglia con un’intervista ad Andrea Rolando, che ha studiato e progettato gli itinerari; a questo si collegano l’esperienza dell’associazione “Metropoli di Paesaggio”, che attua progetti per la valorizzazione del paesaggio attraverso la realizzazione di collegamenti tra vie d’acqua, percorsi ciclabili, rete ferroviaria e tratte stradali; c’è poi il progetto  VenTo, la grande infrastruttura di quasi 700 chilometri, da Venezia a Torino, dedicata esclusivamente alla mobilità lenta che apre alla scoperta del territorio interno della pianura Padana, lungo il corso del fiume Po.  Da questi progetti scaturisce l’importanza di valorizzare un patrimonio fino a oggi trascurato, quello delle reti ferroviarie “di prossimità” e dei “tratturi”, antiche vie erbose legate alla transumanza e oggetto di riuso in Puglia e in altre regioni del Sud. Parallelamente si parla anche di territori legati alla mobilità fin dal periodo antico, come Vignale Riotorto sulla via Aurelia, oggetto di un interessante operazione di scavo archeologico. 

Oltre a riflessioni e approfondimenti di tipo più economico e sociale sulla mobilità sostenibile in Toscana, si affronta il tema del rapporto tra infrastrutture e paesaggio, argomento approfondito nell’ultima edizione della «Scuola di paesaggio Emilio Sereni»; la mobilità è  poi associata al  tema del “viaggio” e dei condizionamenti dei media (in primis Internet) che ne modificano il significato originario. Torna anche il mondo della scuola, con l’inaugurazione dell’anno per il momento senza mascherine, e con la possibilità per gli studenti di inaugurare nuove modalità di studio e di didattica, improntate a una maggiore “mobilità”. 

Dal punto di vista storico si approfondisce il sistema infrastrutturale della provincia di Pisa nell’800, pensato e programmato secondo una visione lungimirante del territorio e del suo sviluppo, con la costruzione della prima rete tramviaria tra Pisa e Pontedera nella seconda metà del secolo. Infine, una testimonianza sull’importanza del “camminare” come pratica di scoperta, anche interiore, di conoscenza e di condivisione. 

La mobilità fa parte sempre di più della nostra società e del nostro modo di vivere; intorno a questi temi c’è tutto un mondo che si sta muovendo proponendo comportamenti diversi e nuovi modelli, più attenti all’ambiente e alla qualità della vita; questo è certamente importante per la creazione di una coscienza collettiva e di una responsabilità sociale sempre più condivise, che possano generare cambiamenti reali e profondi, ormai non più rinviabili.