La forma della famiglia tra storia e identità
di Rossano Pazzagli
"Io sono dei Michelotti di Buggiano". Appartenenza spaziale e appartenenza familiare si intrecciano costantemente, definendo le coordinate della posizione di ciascun individuo: la famiglia, come il paese, costituisce il principale ambito sociale di riferimento; in più essa è la cellula elementare della riproduzione, non solo biologica, ma anche di status e condizione sociale, dunque di comportamenti e di valori. Gli ormai numerosi studi di storia e di sociologia della famiglia dimostrano che questa, oltre a rappresentare lo strumento per eccellenza dell'organizzazione sociale, costituisce anche il più importante riferimento nella sfera psicologica e sentimentale: essa è un valore in sé, per cui possiamo considerarla uno dei luoghi reali e simbolici dell'identità. Società differenti, o segmenti sociali differenti, sono strettamente correlati a tipologie e meccanismi familiari diversi. Così, famiglie e paesi possono essere assunti come terreno privilegiato per una lettura dell'organizzazione sociale e dei meccanismi riproduttivi di un dato sistema di valori.
La famiglia può essere studiata in vari modi, riconducibili essenzialmente a due metodologie: l'esame diacronico, che prevede la ricostruzione genealogica e dunque del lignaggio nel susseguirsi delle generazioni; un approccio sincronico, nel quale l’attenzione si concentra sulla famiglia intesa come aggregato domestico, con l’obiettivo di ricostruirne forme e pratiche e addivenire a una sorta di classificazione delle tipologie familiare a un dato periodo storico.
La famiglia ha le sue forme. La classificazione più conosciuta, nonché discussa e criticata, messa a punto nella stagione in cui il tema della famiglia ha attratto in maniera fondamentale l'attenzione degli storici, è quella dello storico britannico Peter Laslett, fondatore del celebre Gruppo di Cambridge per lo studio della popolazione. Fin dagli anni ’60 del ‘900 egli ha delineato uno schema che divide gli aggregati domestici in cinque categorie principali: 1) solitari (celibi, vedovi o vedove senza figli); 2) senza struttura, cioè privi di un legame matrimoniale (per esempio un fratello e una sorella che vivono insieme); 3) nucleare, costituito da una coppia di sposi con o senza figli, o anche da un vedovo o da una vedova con figli; 4) esteso, che è rappresentato da un nucleare con l'aggiunta di uno o più parenti; 5) multiplo nel caso in cui si abbia la coresidenza di due o più nuclei coniugali, sempre con o senza figli; a questi si aggiunge, infine, il tipo 6) (complesso), determinato dalla combinazione di una struttura estesa con una multipla.
Come tutte le classificazioni, è chiaro che anche questo schema non sfugge ad una certa artificialità e ovviamente risente delle condizioni culturali dell’età storica che si vuole esaminare. Non pochi studi successivi hanno infatti dimostrato la sua scarsa aderenza a vari contesti europei, compresa la Toscana, limitando progressivamente il suo ambito di applicabilità. Del resto, si intuisce facilmente che la famiglia non è un'entità immobile, tale da poter essere osservata sincronicamente: essa corrisponde piuttosto ad un processo evolutivo continuo, ad un ciclo con fasi successive e concatenate che spesso determinano il passaggio da una forma a un’altra: è facile intuire, ad esempio, come fosse sufficiente un decesso per far passare una famiglia dall'una all'altra delle categorie proposte (una multipla poteva così diventare estesa, mentre questa poteva improvvisamente ritrovarsi nucleare, e così via), senza che ciò portasse necessariamente a modificazioni reali del quadro sociale o a un cambiamento di ruolo di quella data famiglia. Tuttavia, se dobbiamo stare in guardia da una interpretazione rigida dei risultati quantitativi di tali operazioni (che rappresentano non la realtà, ma l'immagine che noi produciamo di quella realtà dati certi concetti e strumenti d'analisi a noi propri), è anche vero che la distribuzione dei menages per tipi di struttura secondo il generale e tutto sommato comodo schema di Laslett può fornire indicazioni preziose sui modi di vita, sui legami e sui comportamenti all'interno delle famiglie e sul rapporto tra queste ed il contesto sociale più ampio della comunità.
Le ricerche che condussi molti anni fa utilizzando le fonti fiscali, parrocchiali e censuarie per i paesi di Buggiano e di Borgo a Buggiano, hanno consentito di definire le forme delle famiglie in una comunità toscana tra il XVIII e il XIX secolo, sulla base di due fonti, di tipo diverso e distanziate di circa sessant'anni l'una dall'altra: un "riscontro di bocche" del 1781 e il censimento della popolazione toscana realizzato nel 1841, conservate rispettivamente nell’Archivio comunale di Buggiano e nell’Archivio di Stato di Firenze.
Il quadro che emerge per quanto riguarda le forme di organizzazione domestica è quello di una netta prevalenza del modello mononucleare: le famiglie composte da una coppia sposata e da eventuali figli erano nel 1781 ben il 64% a Buggiano e il 58% a Borgo a Buggiano, percentuali elevate che nel 1841 crescono ancora (67% a Buggiano e 59% a Borgo). Si tratta di un quadro che non si discosta molto da quello di molte altre aree europee e italiane di antico regime, a riprova che la famiglia coniugale era decisamente maggioritaria già prima dell'accelerazione del processo di nuclearizzazione dei gruppi domestici verificatasi in concomitanza con i processi novecenteschi di industrializzazione e di urbanizzazione.
Nell’area presa in considerazione, pur non rilevando una netta differenziazione tra i due paesi, i dati indicano che nel 1781 la percentuale di nuclei semplici era più elevata nella parrocchia di Buggiano, mentre in quella del Borgo assumeva una certa consistenza la presenza di famiglie estese: mentre a Buggiano quest'ultime erano limitate a lavoratori agricoli (mezzadri in primo luogo), al Borgo i nuclei allargati raccoglievano anche una discreta parte della popolazione urbana costituita da fabbri, calzolai, fornai e altri artigiani e commercianti. La distinzione tra paese e campagna, non definita nel "boccaiolo" del 1781, emerge più chiaramente dal censimento del 1841. Per quest'epoca le tabelle 9 e 10 mostrano che, mentre in entrambe le parrocchie la maggiore incidenza di famiglie nucleari si registrava all'interno delle mura dei rispettivi paesi, la situazione era diversa per quanto concerne le famiglie estese e multiple: a Buggiano, infatti, questi tipi di gruppi domestici interessavano quasi esclusivamente la campagna, mentre a Borgo le estese erano presenti in ugual misura sia fuori che dentro le mura, dove si trovavano anche sette famiglie multiple (capeggiate da un sensale, un vinaio, un carraio, un fornaio, una calzettaia, uno stradino e un locandiere) e due complesse: quella di un ricco maniscalco e quella di un sensale di vino.
La lettura delle fonti storiche in qualche modo riconducibili alla storia della famiglia non lascia dubbi sull'esistenza di un forte senso della famiglia e di un controllo della sua evoluzione nel tempo, attuabile in primo luogo attraverso una accorta politica matrimoniale per i figli, la trasmissione del patrimonio o degli altri elementi che concorrono a formare lo status e il prestigio della casa, il consolidamento dei rapporti locali di vicinato, di amicizia o di interesse. Anche l’elicitazione di genealogie, così come la loro ricostruzione di quelle ricostruite a partire dai dati d'archivio, conferma che gli individui agivano (agiscono) su tre fronti principali per mettere in atto strategie che permettano, a seconda dei periodi e delle congiunture, progetti di innalzamento sociale oppure di resistenza a condizioni di mobilità verso il basso: il campo delle scelte familiari (il matrimonio in primo luogo), la sfera del lavoro e del mestiere e ciò che attiene alla residenza; in pratica la casa e il paese.
Per saperne di più:
M. Barbagli, Sotto lo stesso tetto. Mutamenti della famiglia in Italia dal XV al XX secolo, Bologna, Il Mulino, 1988.
R. Pazzagli, Famiglie e paesi. Mutamento e identità locale in una comunità toscana: Buggiano secoli XVII-XIX, Venezia, Marsilio 1996.