La sicurezza è rock!

di Stefano Pancari

Benessere, ovvero stare bene. Non è forse il minimo comun denominatore dei desideri di tutte le persone? A prescindere da quali siano le modalità e gli obiettivi con cui lo perseguiamo, questo è il nostro scopo più profondo dal momento in cui ci alziamo fino alla fine della nostra giornata, lavoro compreso. Perché lavoriamo? I motivi sono tanti e ognuno di noi ha una classifica diversa, ma di sicuro lavoriamo per onorare i nostri bisogni economici primari come un affitto, mangiare, le bollette, facendoci sentire al sicuro da eventuali preoccupazioni. Lavoriamo per senso di responsabilità, per garantirci uno stile di vita dignitoso, per soddisfare i bisogni di figlie e figli, i loro studi e per supportarli nel loro percorso verso l’età adulta. Lavoriamo per toglierci qualche sfizio, sia esso una vacanza, una cena con gli amici, un’automobile, l’abbonamento allo streaming tv, piuttosto che il corso di cucina. Da ultimo, ma non per ultimo, lavoriamo per avere soddisfazioni personali, di crescita, di contributo per la società e, in ogni caso, per dare un senso alla nostra vita e per sentirci realizzati. Il lavoro è uno degli esempi di come nella vita agiamo per vivere senza preoccupazioni, ovvero garantirci uno status di sicurezza. Scherzo del destino, ma non troppo, l’etimologia della parola sicurezza deriva dal latino ed è sine cura, senza preoccupazioni.

Come è possibile allora che la sicurezza ancora oggi faccia fatica ad entrare nella cultura della nostra società?

Da un lato vogliamo stare bene e, quindi, senza preoccupazioni, dall’altro lato corriamo frequentemente rischi sia nella vita privata che durante il lavoro o, peggio ancora, siamo noi stessi un rischio per gli altri con il nostro modo di pensare, scegliere e agire. Come è possibile che, per aumentare il fatturato, si spinga sulla produzione disinteressandosi del fatto che questa decisione preveda un impatto negativo sulla vita delle persone? Come può essere che, per fare più veloce un’attività, non adottiamo quelle cautele basilari come proteggersi una mano con il guanto quando è vicina ad una lama tagliente? Per non parlare dei rischi dovuti ai ritmi del lavoro e all’incuranza delle relazioni che ci fanno precipitare in uno stress incontrollabile. Una recente indagine condotta dall’OSH Pulse ci racconta di un’Europa in cui ormai il 27% delle persone che lavorano è affetto da stress, una su tre. La sensazione è che pensiamo di avere un contratto a tempo indeterminato con la vita e che nessuna scelta e nessun gesto, folle che sia, sarà la giusta causa che motivi il licenziamento da questo mondo.

Se questo è lo status quo diffuso, se non vogliamo essere spettatori inermi di oltre 1000 morti e 600000 infortuni ogni dannatissimo anno, come da rapporto INAIL 2023, dobbiamo ribellarci.
Re – bellare, combattere contro questo status quo e non mettendo a ferro e fuoco qualcosa, ma opponendo ad un malcostume diffuso un atteggiamento verso la vita positivo e mostrando che aver cura della sicurezza propria e altrui non è qualcosa da sfigati, ma è un modo di essere rock. Rock come una persona che indossa la cintura di sicurezza in auto nonostante gli amici in modalità branco la deridano, rock come colui che interviene avvertendo il collega che sta facendo qualcosa di pericoloso, rock come l’imprenditrice che vuole il meglio dalla propria azienda rispettando la vita dei propri collaboratori che sono madri, padri, figli. In poche parole sono persone la cui vita è sacra così come quella dei loro cari sui cui possono ricadere gli effetti di scellerate decisioni.

ROCK’N’SAFE nasce da questa importante premessa perché la sicurezza diventi mainstream tatuandola come valore nella nostra cultura. Per perseguire questo scopo non abbiamo bisogno di parlare di leggi e sanzioni, ma abbiamo l’obbligo morale di risvegliare il nostro legame con la vita dal torpore dell’indifferenza. È un progetto che a livello comunicativo intercetta la parte rettile e limbica del nostro cervello, ovvero gli istinti e le emotività che muovono il nostro modo di pensare e di agire, creando un atipico connubio tra musica, stile rock e sicurezza. La rebel safety communication è essa stessa rock rispetto ad una divulgazione austera, normativa e, senza mezzi termini, decisamente noiosa.
Ho fondato questo progetto prendendomi l’impegno di trasmettere il mio entusiasmo per questa vita che voglio sì godere fino in fondo, ma anche più a lungo possibile, finché Madre Natura lo consentirà. Attraverso una progettualità che porta alla spettacolarizzazione della sicurezza nella cultura, vogliamo intercettare l’essere intimo di chi ci circonda affinché raggiunga la consapevolezza che prendersi cura di noi stessi e degli altri nella società di oggi, più che mai, è il più rock degli atteggiamenti che possiamo assumere. Questo è il messaggio che arriva ad ogni persona che assiste ad un corso di formazione ascoltando i Pink Floyd prima di parlare di valori aziendali, oppure le riflessioni dopo aver ascoltato l’interpretazione di un brano di Mina arrivando all’ovvia verità che non c’è alcuna distinzione tra i sessi, piuttosto che vedere l’assurdità di ciò che facciamo in un graphic novel a tinte dark come è il libro Looks that kill e lo spettacolo rock da cui è tratto, piuttosto che fruire quotidianamente dei nostri contenuti nel magazine online rocknsafe.com .

Se è vero che lo stile di vita rock è di quella persona che va avanti per la sua strada, convinta dei propri ideali e libera dal giudizio altrui, allora ci sentiamo rock nel professare la nostra passione per la sicurezza e avvicinando sempre più anime rock che, goccia dopo goccia, possono alzare un’onda. E un’onda che avanza non si può fermare. Be safe! Be rock!