Lo spazio sul parquet: armonia e cambiamento
La spaziatura, e più precisamente una buona spaziatura, è un aspetto fondamentale del gioco della pallacanestro e il suo concetto generale è che i giocatori in campo, soprattutto durante l'esecuzione offensiva, dovrebbero sempre cercare di stare ad almeno 12-15 piedi (3.5 -4.5 metri) di distanza l'uno dall'altro. Si tratta di una necessità di questo gioco per il raggiungimento di un fine, fare canestro. La spaziatura deriva dal termine inglese spacing perché il basketball nasce negli USA:
James Naismith, insegnante di educazione fisica canadese naturalizzato americano, inventò il gioco del basket a Springfield, in Massachusetts, nel 1891 per mantenere i suoi studenti in attività durante l’inverno. Il gioco ebbe un successo immediato e l’originale sport americano si diffuse immediatamente ad altri college e associazioni… (National Geographic - La Nascita del basket).
Dagli Stati Uniti questo sport si diffonderà in tutto il mondo, Italia compresa, aggiungendo e cambiando regole, adattandosi ai vari contesti nazionali e locali, dando vita a culture cestistiche simili tra loro ma diverse in alcuni particolari, tra l’altro molto importanti, come la dimensione del campo che determina diversi approcci al gioco, filosofie offensive e difensive differenti, caratterizzate per l’appunto da specifiche spaziature le quali hanno determinato storicamente (e stanno determinando) evoluzioni peculiari del gioco stesso; ad esempio l’Italia segue le regole FIBA: la lunghezza del campo è di 28 metri e la larghezza di 15 metri (a differenza della NBA in cui la lunghezza è 28,65 metri e la larghezza 15,24 metri); ovviamente dimensioni diverse significa spaziature diverse, e inoltre distanze differenti tra le linee, tra i giocatori, e soprattutto tra la linea del tiro da 3 punti e il canestro (per le regole FIBA a 6,75 metri, per le regole NBA a 7,25 metri).
Si potrebbe obiettare: dettagli; sì, è vero, sono dettagli ma non solo “solo” dettagli, dal momento che questo sport si basa sui dettagli, sugli aspetti intangibili, a volte inspiegabili, che spesso vanno contro ogni logica, ogni aspettativa, ogni “schema di gioco” provato e riprovato in allenamento. I dettagli sono quegli elementi imprescindibili, non tanto per comprendere questo sport, ma per goderlo, per “sentirlo”, per entrare nel mood che esso stesso richiede, caratterizzato da vari fattori, per così dire identitari della pallacanestro che hanno a che vedere con il concetto di spazio, o meglio, di dare spazio, come l’armonia di ciò che avviene tra i 5 giocatori che attaccano il canestro e i 5 che cercano di difenderlo, coprendo tutti gli spazi possibili: l’armonia è difficile da raggiungere, specialmente in fase offensiva, dal momento che si basa su reti di interdipendenza reciproca; che cosa significa? Significa che ogni giocatore ha una funzione, e che ha la responsabilità di rendere interdipendente con le funzioni (e i ruoli) svolti dagli altri compagni di squadra, facendo altresì sempre attenzione alle mosse fatte e agli spazi coperti dagli avversari.
Il basket non contempla la staticità: è necessario muoversi sempre, muovere la palla (passarsi la palla), riempire gli spazi lasciati scoperti dai compagni di squadra, o attaccare quelli lasciati “vuoti” dagli avversari; questo è lo sport del cambiamento, dell’evoluzione, della creatività, ma al contempo delle regole, molte regole, al quale ogni giocatore deve essere socializzato nel corso della propria esperienza cestistica; gli spazi offerti sul campo da gioco dalla pallacanestro sono quelli che determinano la possibilità di esprimere la propria libertà; sì, il giocatore di basket è un “essere umano libero” e perciò responsabile verso se stesso e gli altri (compagni di squadra, allenatore, avversari, arbitri e pubblico).
Il concetto di spaziatura nel basket determina quindi un contesto socio-culturale in cui l’isolamento offensivo di un giocatore (tecnicamente possibile) è una possibilità data soltanto a coloro che dimostrano doti spiccate di leadership e competenze tecniche straordinarie, mentre la “quotidianità” del gioco è caratterizzata da una continua ricerca di collaborazione tra i 5 in campo, con la consapevolezza che la corretta gestione dello spazio sul parquet di gioco determinerà probabilmente un vantaggio competitivo nei confronti dell’avversario.
Lo spazio, nelle sue varie accezioni “cestistiche” è perciò plurimo: pretende armonia, interdipendenza, collaborazione, competizione, responsabilità, ma soprattutto è la chiave per produrre cambiamento.