Il canto del Maggio
di Letizia Papi
C’è musica per tutte le stagioni e per tutti i territori, poi c’è quella che raggiunge il suo apogeo in piena primavera: è il Cantar maggio. Quest’ antica pratica appartiene, in diverse varianti, alla tradizione popolare toscana; nell’ Alta Maremma si esprime in forma di squadra con uno o più sonatori di fisarmonica e un coro composto da cantore e cantori non professionisti, ma con speciali doti canore, riconoscibili dal vestiario in stile campagnolo e un cappello guarnito di fiori. Si chiamano maggerini e nella notte che sta a cavallo fra il 30 aprile e il primo maggio, iniziano un giro per paesi e poderi che durerà per l’intera giornata d’inizio mese, chiedendo al padrone di casa e alla massaia la questua in cambio di canti benauguranti di salute, pace, amore e raccolti copiosi. Ovviamente a chi apre loro l’uscio di casa, altrimenti possono partire anche spietati anatemi.
La compagnia del Maggio è composta, oltre che dal coro e i suonatori, anche dal corbellaio, che porta sulla schiena un canestro (corbello) in cui posare ad ogni tappa il ricavato (vino, olio, formaggio, qualche denaro); poi c’è l’alberaio, che porta in mano una pianticella fatta di rami d’alloro impreziosita con fiori di carta colorati. Alla formazione si aggiunge il poeta estemporaneo, colui o colei che chiede il permesso al padron di casa utilizzando la tecnica dell’improvvisazione in ottava rima, un breve componimento di otto versi in endecasillabo, in schema ABABABCC che si appoggia su una melodia al contempo popolare e signorile. Non c’è premeditazione, tutta farina del sacco del poeta che magistralmente divulga l’anima del maggio. Il/la poeta si occupa anche di scrivere ogni anno un nuovo Maggio; si tratta di un componimento in quartine e con metrica variabile, che parla di valori intramontabili, eppure sempre in pericolo, come la natura, la pace, la giustizia sociale, la sicurezza sul lavoro, l’ambiente, le pari opportunità. Il Maggio viene inaugurato il 30 aprile al principiar del cammino. La maggior parte dei (pochi) poeti estemporanei sono maschi, ma della comunità poetica fanno parte alcune (pochissime) donne, tra cui la scrivente. In questo numero di Nautilus si intende dare saggio (che fa rima con maggio) di questo genere popolare. A seguire, dunque, un componimento particolare, che ho composto nel 2022, un maggio cantato dalla Compagnia dei maggerini di Suvereto che porta il nome del poeta Benito Mastacchini, mancato tre anni fa e che ha lasciato un testamento poetico e spirituale che è nostro compito portare avanti.
Cerchiamo le risposte a troppa informazione
si cerca di arrangiarsi per farsi un’opinione
però è sempre più grande il senso di impotenza
se ne sente di’ tante fra il vero e l’apparenza.
Maggio fiorisce uguale anche se c’è la guerra
c’è in giro troppo male c’è chi va sottoterra
non resta che pregare ciascuno in ciò che crede
in Dio o nella natura ognuno prega la sua fede.
E la natura è offesa da tanto sfruttamento
anch’essa va difesa con il comportamento
bisogna stare attenti a non esagerare
o nel giro di poco lei ce la farà pagare.
Maggio mese d’amore di lotta e di lavoro
mentre si schiude un fiore profuma anche l’alloro
noi si continua il canto per dare la speranza
per addolcire il pianto si farà la nostra danza.
Si porta tradizione nei cuori della gente
per rallegrare i volti, distendere la mente
si canta celebrando il tempo già passato
cercando verso il cielo il poeta trapassato.
Per il caro maestro Benito Mastacchini
Si prova a andare avanti noialtri maggerini
il secolo che avanza è pieno di incertezza
cantiamo sempre Maggio che al mondo è una carezza.
(Maggio 2022, di Letizia Papi)
https://youtu.be/DWlshvSEmb4?si=cq6LWVf7zsVh57MG