“Sei esattamente chi ho sempre voluto tu diventassi”
La storia di Alex, Mark e Silvia: una persona non binaria, una trans e una madre
Intervista a Silvia Ranfagni
Corpi Liberi è un podcast ideato e scritto da Silvia Ranfagni e Giovanni Piperno. Un racconto personalissimo che parte dal momento in cui Alba, figlia tredicenne di Silvia, comunica alla madre di essere trans e non binaria. Per Silvia è l’inizio di una nuova fase della vita, quella in cui prova a stare vicino a una figlia che chiede di essere chiamata al maschile con un nome diverso: Alex. Grazie al sostegno del SAIFIP, un servizio di un ospedale romano dedicato alla disforia di genere, Alex inizia il proprio percorso terapeutico mentre Silvia si pone sempre più domande: davvero conosce così poco suo figlio? A guidarla in questo viaggio una terza persona, Mark, un ragazzo di qualche anno più grande, la cui storia di transizione è fondamentale per aiutare Silvia a rispondere a tutte le domande che le frullano in testa. Nei sei episodi del podcast ripercorriamo il percorso di Mark e della sua famiglia grazie a delle toccanti interviste intergenerazionali. Alla storia di Mark, si alternano le riflessioni di Silvia, che, con grande coraggio e ironia, mette in pubblico i dubbi e le inquietudini che assalgono “noi persone del Mille” quando ci confrontiamo con tutta questa modernità.
Corpi Liberi rappresenta una testimonianza importante, per capire meglio noi stessi e il mondo che ci circonda e iniziare a farsi delle domande su quanto sia inutile difendere a spada tratta la presunta purezza di un mondo binario, con il solo risultato di generare indicibili sofferenze.
- Corpi liberi è una storia che affronta molti aspetti della vita, del diritto di ognuno a trovare la propria identità e della libertà di viverla "senza fare male a nessuno". È anche una storia di accoglienza per aiutare sua figlia Alba, poi Alex, a trovare appunto la sua identità, per uscire dal dolore e trovare il meglio di sé. Una storia vera che porta all'attenzione tutta una serie di temi cruciali della nostra società. Qual è il significato di questo podcast?
Questo podcast è nato nel tentativo di mettere la mia difficoltà a servizio degli altri: mi sono ritrovata in una posizione di ponte tra due mondi, quello di “chi ha capito” e di “chi deve ancora capire” il cambiamento in atto. È un cambiamento che ha radici nel nostro passato, affonda nella nostra storia, eppure sembra incomprensibile. Volevo accompagnare per mano altri genitori in difficoltà o dare lo strumento ai ragazzi per comunicare con la generazione a cui appartengo. Questo lavoro vuole soprattutto seminare tolleranza, è l'apertura mentale quello a cui aspira.
- Cosa significa esattamente essere "non binario" e qual è la distinzione tra identità di genere e orientamento sessuale?
L'identità di genere è come ciascuno percepisce se stesso. L'orientamento sessuale è da chi si è attratti. C'è dunque una grande differenza tra le due cose. L'identità non binaria si chiama così perchè indica un terzo binario, diverso dall'identità maschile o femminile, che è la fluttuazione tra entrambi.
- L'incontro con Mark, un ragazzo che ha vissuto la stessa esperienza di Alex ma in un contesto completamente diverso, l'ha portata a prendere consapevolezza attraverso la condivisione. Può raccontarci questo incontro?
Io vivo a Roma in un ambiente progressista, Mark è nato in un paesino sulle pendici dell'Etna, un posto piccolo ed isolato, eppure incontrare lui e la sua famiglia mi ha fatto da specchio e mi ha aperto gli occhi su molte cose che non sarei stata capace di vedere. Quando si parla di emozioni, bisogno di accettazione o spiazzamento siamo tutti uguali.
Conoscerci è stato importante: questo ragazzo, che si era nascosto a lungo e che aveva difficoltà con i compagni a scuola, si è raccontato pubblicamente ottenendo maggiore accoglienza dal suo ambiente. È stato un percorso di consapevolezza per entrambi.
- Gli atti di autolesionismo e i pensieri di suicidio. A un certo punto lei racconta: "la notizia di pensieri suicidi cambia la prospettiva della madre. Smetto di pensare e decido di accogliere." Cosa è successo a quel punto?
A una notizia simile, il genitore depone ogni arma intellettuale. Non si tratta di capire cosa sia un "non binario", si tratta di comprendere il proprio figlio in un modo assai più profondo, cioè comprenderne il valore, il percorso, e farlo col cuore. Le categorie intellettuali cadono.
- Qual è stato il momento più difficile e duro che ha attraversato?
Accettare di non essere stata capace di vedere la sofferenza di mio figlio e provare a immaginarla. Mi fa ancora male quando faccio spazio al passato.
- Uno degli elementi che emerge dalla sua narrazione è anche quello della distanza generazionale con i nostri figli soprattutto in relazione al modo in cui i ragazzi vivono la loro sessualità. Quello che a noi sembra "strano" e spesso difficile da accettare, per loro può essere naturale e "normale". Quanto è effettivamente diffusa secondo lei tra i ragazzi questa consapevolezza?
Non lo so, dovrebbe chiedere ai ragazzi: vivono un mondo diverso, Internet ha generato pensieri che la mia generazione non ha mai avuto. I pensieri sono tutto, sono alla base del nostro agire, per sé e con gli altri; pensieri nuovi creano relazioni nuove. Internet ci ha smaterializzati. L'esperienza fisica e quella mentale si sono allontanate a una velocità mai accaduta nella storia della nostra specie: i corpi possono restare immobili in camera e la mente può comunque vedere così tante immagini del mondo da impoverirsi di stupore. Questo ha avuto effetto su come si vive il sesso, ovviamente. Spesso adesso l'esperienza fisica è rimandata e rimandata negli anni. Pensandoci credo che più che consapevolezza, alla base ci sia la paura dell'ignoto. Un incontro reale è meno controllabile di una chat.
- Il giudizio degli altri quanto pesa nei confronti di chi vive una transizione di genere?
Tutto, o quasi. È per questo che è nato il podcast: per arrivare dove potevo a combattere l'ignoranza che si nasconde dietro a un giudizio.
- Qual è stato il ruolo della scuola nella vostra esperienza?
È stato fondamentale sia nel mio caso che in quello di Mark. Fa meno paura il coming out a un professore che a un genitore; nel primo caso non si rischia il rifiuto del mondo affettivo di appartenenza. La scuola ha una grande responsabilità nell'accogliere il cambiamento.
- Quanto è importante modificare il proprio corpo con operazioni come mastectomia o altro? Ha senso aspettare anni prima di prendere decisioni di questo tipo?
Ogni caso a sé. Ed è difficile rispondere. In ogni caso occorre sapere che l'accettazione di sé ha bisogno sempre e comunque di uno scatto interno. Non ci si arriva solo dall'esterno.
- La diversità fa parte della natura e quindi anche dell'uomo. In natura non è infatti prevista la disforia di genere. Perché gli esseri umani fanno così fatica ad accettare questo tipo di diversità?
Perchè la nostra specie ha un'organizzazione sociale estremamente più complessa, che ha bisogno di categorie per funzionare. Fino a oggi la divisione nei generi è stata la prima base di questa organizzazione. Occorre ripensarsi.
- Cosa si sente di dire a coloro che su questi temi si trincerano dietro i luoghi comuni e gli stereotipi rifiutandosi di uscire dalle proprie convinzioni?
Che quello che dicono, i giudizi che esprimono, parlano di loro. Il mondo è comunque cambiato. Che loro vogliano o no, non si tratta di dire se “si può o non si può”, non si tratta di domandarsi se “è possibile o no”, si tratta di “è”. È, è già.