Quando il sogno e l’immaginazione diventano realtà

Il MAAM: Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia

Intervista a Gianluca Fiorentini

(a cura di Monica Pierulivo)

Il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz è un’esperienza molto interessante e particolare di museo, fondato dall’antropologo Giorgio de Finis più di dieci anni fa. Un “museo abitato” in cui le opere d’arte sono destinate all’uso quotidiano dei residenti.
Qual è la storia di questa struttura?

Il 27 marzo del 2009 un gruppo composto da lavoratori precari, disoccupati, sfrattati, migranti, persone senza fissa dimora e da qualche studente occupa la ex fabbrica di salumi Fiorucci a Tor Sapienza insieme ai Blocchi Precari Metropolitani, movimento di lotta per il diritto all’abitare. Privi di alternative, occupano per avere un tetto sopra la testa, consapevoli dei rischi di violare la legge, di andare incontro a sanzioni, di affrontare la perenne minaccia di uno sgombero coatto.
L’occupazione assume il nome di Metropoliz mutuato dal titolo del film di Fritz Lang, Metropolis, con la “z” diZorro, al posto della “s” in riferimento a colui che combatte contro le ingiustizie e per i diritti dei più deboli. Come Zorro, sono dell’idea di andarsi a prendere i diritti se questi non vengono riconosciuti.
Di lì a pochi mesi, Metropoliz diventerà la prima occupazione di stampo abitativo dei Rom. Per quel che so, prima di allora nessun Rom aveva mai occupato una struttura per abitarla, né si era mai unito ad altre etnie diverse dalla propria.
Metropoliz diventa così un’esperienza multiculturale inedita che ha come ambizione quella di dimostrare alla città di essere un esempio di integrazione, recupero, autogestione e sperimentazione di un nuovo modello di convivenza urbana.

Come si passa dall’occupazione all’arte?

Di mezzo c’è un viaggio sulla Luna, documentato, fin dalla sua genesi, nel film Space Metropoliz, regia di Giorgio de Finis e Fabrizio Boni.
Agli abitanti è stato proposto un viaggio sulla Luna. Andare sulla Luna voleva dire giocare con l’immaginazione e la fantasia, troppo spesso soffocate dai problemi del vivere quotidiano; significava provare a ritagliarsi uno spazio in cui dare voce ai sogni ma anche considerare il nostro unico satellite naturale come un foglio bianco su cui riscrivere le regole del vivere insieme.
La Luna è inoltre il più grande spazio pubblico rimasto, dove è vietata la proprietà privata e bandito l’uso delle armi.
Con il rientro del razzo sulla Terra, Giorgio de Finis, antropologo e curatore indipendente, direttore artistico del Museo delle Periferie comincia a creare un museo partendo dalla collezione di opere realizzate nel corso del cantiere cinematografico e d’arte Space Metropoliz. Invita altri artisti a contribuire a sanare, ristrutturare e a proteggere la città meticcia con le loro opere. Così nasce il MAAM, il Museo dell’Altro e dell’altrove di Metropoliz_città meticcia, dove l’Altro sta per la città meticcia e l’Altrove è la Luna. Siamo nell’aprile del 2012.
Il museo nasce per gioco e diventa dispositivo “situazionista” e “relazionale”. Nel corso degli anni, grazie alle opere donate da centinaia di artisti, l’ex salumificio si dota di una pelle preziosa in grado di proteggerlo dalla minaccia dello sgombero. Diventa uno spazio vivo in continua trasformazione. È un museo sgarrupato e caleidoscopico allo stesso tempo: contaminato, attraversato, meticcio. Distribuito tra chi al suo interno ci vive e chi lo vive il sabato, unico giorno della settimana di apertura al pubblico (alle 11 è prevista una visita guidata che ho il piacere di condurre).
Le oltre 500 opere d’arte sono un esercito schierato a difesa degli occupanti e delle loro abitazioni. Un conto è sgomberare demolendo i muri di un edificio qualunque, altro è avere il coraggio di abbattere muri che ospitano opere d’arte sulla loro superficie. L’arte ha, per il momento, assolto ad una funzione sociale importantissima e non esclusivamente estetica ed il MAAM è una scommessa sulla capacità dell’arte di cambiare il mondo.

Che tipo di opere sono esposte al MAAM?
 
C’è il murale e l’installazione, la scultura insieme all’arte performativa, la poster art. Arte contemporanea a tutto tondo. Da poco più di un anno a questa parte il MAAM ospita il SAMRO  (Sticker Art Museum ROme), credo l’unico museo di Sticker Art esistente in Italia.
Le opere presenti al MAAM invecchiano e rinascono (restaurate e/o modificate dagli artisti che le hanno realizzate anche rispetto al contesto che nel frattempo è mutato). Se invece nessuno se ne prende cura, rischiano di scomparire.

C’è poi il tema della convivenza con l’alterità che è molto importante. Com’è adesso la città meticcia a distanza di 15 anni dall’occupazione?

Metropoliz nasce meticcia e tale continua ad essere. Negli anni si è andata consolidando una comunità che si aiuta e si autogestisce, che si prende cura di questo luogo. Culture, lingue e religioni continuano ad incontrarsi in questo “condominio” di 20.000 metri quadrati. Nessuna sovrasta l’altra ma tutte si completano.
In un mondo in cui l’alterità fa ancora paura e dove c’è chi continua a proporre una narrazione basata sulla diffidenza e sul sospetto nei confronti del diverso da noi, Metropoliz rappresenta un esempio virtuoso di integrazione. Personalmente ritengo che il problema non sia il diverso ma il pregiudizio e la non conoscenza. Io ho scelto di costruire la mia identità soprattutto attraverso la conoscenza ed il rapporto con persone che non mi somigliano.
Oggi, la città meticcia di Metropoliz conta circa 200 abitanti che hanno origini in tre diversi continenti.

Com’è vivere a Metropoliz?

A Metropoliz si sta bene e per questo si vuole rimanere nonostante le tante difficoltà che presenta il vivere in una fabbrica dismessa.
Penso ai bambini di Metropoliz che vivono in mezzo alle opere d’arte e agli artisti, tra i visitatori del sabato e mi dico: che bambini fortunati! Possono permettersi pure di sfasciare, inavvertitamente, le opere mentre giocano. E poi… chi altro può permettersi di dire: io abito in un museo?

Il MAAM riceve qualche forma di finanziamento pubblico? E quali sono i progetti per il futuro?
 
Il MAAM rifiuta ogni forma di finanziamento, pubblico o privato che sia.
La storia del museo abitato è oggi ad un giro di boa. 
Lo scorso luglio l’assemblea capitolina ha approvato il Piano Casa che prevede anche l’acquisizione, da parte del Campidoglio, dell’ex fabbrica Fiorucci e la costruzione di circa 150 alloggi popolari adiacenti il MAAM che a sua volta sarà tutelato e messo in sicurezza. La favola del museo abitato sta forse arrivando ad un lieto fine.
Un tavolo di discussione è stato aperto per “co-immaginare” il futuro di questa esperienza. Tavolo al quale anche la proprietà è stata invitata a sedersi insieme alle autorità politiche comunali, ricercatori, gruppi di lavoro afferenti al Goethe Institut e alla Facoltà di Architettura di Sapienza, il Museo delle Periferie, la Fondazione Pistoletto.
Tanti sono gli aspetti su cui riflettere per far sì che l’anima di un’esperienza unica nel suo genere possa essere preservata. Qualcosa andrà perso e tanto altro si guadagnerà ma siamo convinti che ciò che avremo alla fine sarà la soluzione migliore per tutti.