Siamo figli delle stelle
Intervista a Sofia Randich
(a cura di Monica Pierulivo)
1. L'Inaf osservatorio astronomico di Arcetri è una struttura di grande importanza in Italia e nel mondo. Come è strutturato e quali sono le principali attività?
L’Osservatorio Astrofisico di Arcetri a Firenze (https://www.arcetri.inaf.it/) è una delle 16 strutture di ricerca che fanno parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l’Ente pubblico di ricerca di riferimento per lo studio dell’Universo. L’Osservatorio ha alle sue spalle una lunga storia che inizia nel 1869, anno della fondazione, durante il periodo di Firenze capitale.
La struttura, che attualmente conta circa 130 unità di personale, ha un comparto di ricerca scientifica e tecnologica, un comparto tecnico, ed un comparto amministrativo. Le principali attività si rivolgono alla ricerca nel campo dell’astrofisica e delle tecnologie per l’astrofisica; all’alta formazione, in collaborazione con le istituzioni universitarie; alla comunicazione e promozione dei risultati della ricerca e della conoscenza astronomica nelle scuole e verso il pubblico generico, anche in modo inclusivo; alla tutela e valorizzazione del patrimonio storico; al trasferimento tecnologico.
2. Parlando di ricerca, quali sono i filoni scientifici principali sui quali Arcetri sta lavorando?
Nato come Osservatorio stellare e poi solare, l’Osservatorio oggi svolge una grande varietà di ricerche sia di astrofisica di frontiera, sia relativi alle tecnologie di punta per l’astrofisica (ottiche adattive, strumentazione di piano focale, tecnologie radio, missioni spaziali). I filoni scientifici principali affrontati includono la formazione ed evoluzione delle galassie, dall’Universo primordiale a quello locale, alla stessa Via Lattea; i nuclei galattici attivi, buchi neri, materia oscura; l’astrofisica delle alte energie; la formazione stellare nella nostra Galassia ed in galassie vicine; i pianeti esterni al sistema solare, incluso lo studio delle loro atmosfere, e la formazione planetaria; il Sistema Solare e l’astrobiologia. Dal punto di vista tecnologico, l’Osservatorio è coinvolto con ruoli di rilievo e spesso di guida in molti dei grandi progetti futuri per strumentazione e telescopi da terra e dallo spazio, quali il Very Large Telescope, l’Extremely Large Telescope, lo Square Kilometer Array, la missione ARIEL dell’Agenzia Spaziale Europea.
3. Possiamo dire che l'astrofisica è strategica per il futuro dell'umanità e perché?
Effettivamente l’astrofisica è stata e sta diventando sempre più strategica per la società e per il nostro futuro. Da una parte, la ricerca di base e le tecnologie sviluppate per la strumentazione astrofisica hanno importanti ricadute, anche industriali, e trovano applicazione in settori diversi (la medicina è forse l’esempio più rilevante), con indiscutibili benefici per la società, i giovani, l’economia, la crescita in generale.
Dall’altra l’astronomia e poi l’astrofisica hanno sempre avuto nel corso della storia un forte impatto sulla scienza e conoscenza in generale, hanno coperto il ruolo di volano nello stimolare il pensiero critico, conquiste intellettuali, e “rivoluzioni” di enorme portata. L’astrofisica è una disciplina che dà un contesto al nostro posto nell'Universo e ha l’ambizione di affrontare la grande questione delle nostre origini. In questo contesto il progresso nella strumentazione astronomica ha portato a scoperte di assoluta eccezionalità. Non si può non menzionare, per esempio, la scoperta nel 1995 del primo pianeta esterno al Sistema Solare (esopianeta), in orbita intorno ad una stella simile al Sole; questa scoperta ha aperto numerose nuove linee di ricerca sui mondi esterni, con straordinarie implicazioni, prospettive e ricadute, non solo scientifiche e tecnologiche, ma anche filosofiche e antropologiche. Considerando il periodo più recente, credo che in molti anche fra i non addetti ai lavori stiano apprezzando i risultati rivoluzionari del James Webb Telescope, dagli esopianeti, all’Universo profondo.
I nuovi telescopi ed infrastrutture in fase di sviluppo, sia da terra che dallo spazio, e che vedranno la luce alla fine di questa decade, permetteranno scoperte ancora più rilevanti e possibilmente rivoluzionarie per la nostra visione dell’Universo; fra le molte, cito naturalmente l’ambizione e la sfida di trovare tracce di vita in altri mondi, scoperta che avrebbe un impatto incredibile per il futuro dell'umanità.
4. Qual è stato il contributo delle donne nella ricerca astronomica anche nel passato?
Il contributo delle donne nella ricerca in astrofisica adesso non differisce da quello degli uomini, sia per quanto riguarda l’attività di “ricerca di base” e la sua qualità, sia per quanto riguarda la “leadership” e la visibilità in molte aree di ricerca di punta, sia per quanto riguarda il coordinamento di importanti ed impegnativi progetti internazionali. Noto che ci sono aree di ricerca, quali per esempio lo studio della composizione chimica degli oggetti celesti o l’evoluzione chimica della nostra Galassia, che vedono un contributo delle donne particolarmente rilevante.
Certamente anche in passato, a partire da Ipazia, l’apporto femminile alla ricerca in astronomia è stato importante, anche se ha avuto difficoltà ad emergere; l’eredità del lavoro di molte astronome del passato di fatto costituisce in molti casi la base della moderna ricerca in astrofisica. Pensando solo agli ultimi 100-120 anni, fra i molti nomi possiamo citare Williamina Fleming, che fece parte del famoso “Harem di Pickering” a Harvard e che guidò il team per decenni, classificando migliaia di corpi celesti; Annie Jump Cannon, prima donna dirigente dell’American Astronomical Society, insignita della Medaglia Henry Draper dalla Accademia Nazionale delle Scienze; Henrietta Swan Leavitt, che scoprì la relazione tra il periodo di oscillazione e la luminosità delle stelle variabili Cefeidi e pose le basi per la scala delle distanze cosmiche; Cecilia Payne Gaposchkin, che dimostrò che l’idrogeno (non il ferro) è il maggior costituente del Sole; Vera Cooper Rubin, Il cui lavoro sulla rotazione delle galassie ha portato a ipotizzare l'esistenza, nell'Universo, di una componente di materia non direttamente osservabile; Eleanor Margaret Burbidge una delle fondatrici della nucleosintesi stellare; Jocelyn Bell, per la scoperta delle pulsar e nota (ahimè) per essere stata privata del Premio Nobel.
Naturalmente non si può non ricordare Margherita Hack, prima donna a dirigere un Osservatorio astrofisico in Italia, quello di Trieste, che ha dato un contributo fondamentale alla crescita della spettroscopia e astrofisica in Italia e rimane ancora oggi un “role model” per le giovani che vogliano intraprendere un percorso scientifico.
5. Quali sono le prospettive professionali dei giovani in questo settore?
Le prospettive sono ottime, forse anche migliori rispetto a qualche anno fa. Non solo perché i prossimi anni vedranno lo sviluppo e realizzazione di nuove, innovative, e trasformative infrastrutture che offriranno eccellenti opportunità in termini di ricerca scientifica e tecnologica; ma anche perché l’astrofisica e lo studio dell’Universo è (e lo sarà sempre di più) una scienza multidisciplinare, quindi in grado di offrire prospettive professionali a giovani con un’ampia platea di competenze.