Filiera etica della salute

 di Marco Tagliaferri

Nella nostra realtà contemporanea le parole non sempre vengono interpretate nel loro reale significato. Troppo spesso vengono usate o, meglio abusate, per significare interpretazioni soggettive, creando una confusione comunicativa che apre la porta ad incompatibilità di dialogo.
Per evitare ciò mi permetto una scomposizione interpretativa del titolo di quanto andrò ad esplicitare.
Innanzitutto, il termine Etica che rappresenta un “Sapere ben definito”, che non è innato, ma si acquisisce nel corso della vita, e che si interroga su cosa è più giusto fare per non crearsi un danno.
Quindi non un sapere soggettivo costruito a proprio piacimento ma una esperienza oggettiva in grado di rispondere e discernere tra ciò che ci fa bene e ciò che ci fa male.
È il fondamento del cibo come valore etico in quanto custode di una potenzialità intrinseca di bene e di male, e di conseguenza proattivo di salute e di malattia.
Quindi il termine Salute che non rappresenta più, secondo il pronunciamento dell’OMS, “uno stato di completo essere fisico, mentale e sociale, e non consiste soltanto in una assenza di malattia”, ma una condizione dinamica, in persistente instabilità, alla ricerca costante di un percepito benessere. Salute come tendenza verso, intesa come vera e propria conquista quotidiana di un equilibrio globale sia all’interno della persona che tra questa e l’ambiente in cui la persona stessa si esprime nei propri progetti di vita. Salute come pluridimensionalità che guarda alla interezza e globalità della persona umana. Salute quindi come dimensione fisica, mentale e sociale, ma anche come dimensione etica, ambientale, spirituale e solidaristica che corre verso la conquista di un Ben Essere in un equilibrio globale.
 
Sono i comportamenti non eticamente fondati che ci portano a scelte errate che creano danni alla salute, alla vita ed alla società.
Ed è la dimensione solidaristica che ci induce a considerare la salute non come un bene personale da vivere in modo egoistico ma come un bene aperto agli altri e come un valore di benessere, capacità, abilità, sapere, da donare a chi ha maggiore bisogno.
Ed è la dimensione ambientale che forgia la salute ed il benessere dell’uomo, che vive di ambiente.
Espressione non nuova di cui si riconoscono le tracce nella antichità con Ippocrate “che il cibo sia la tua medicina” e con Ludwig Feuerbach “l’uomo è ciò che mangia”.
Ippocrate andò anche oltre: “Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento
e di esercizio fisico, né in difetto, né in eccesso avremmo trovato la strada giusta per la Salute”.
Citazione che se applicata anche agli animali ci dà la reale dimensione del rapporto uomo-ambiente.
Ed in questo la transumanza ci viene in aiuto. Spostare gli animali da un punto ad un altro seguendo il ritmo delle stagioni vuole significare che il cibo sano ci può derivare solamente da un “benessere animale” naturalmente costruito. L’animale transumante è libero, va alla ricerca del cibo migliore che trova lungo il percorso -giusta dose di nutrimento-, cammina e fa attività di movimento -esercizio fisico né in eccesso, né in difetto-, gioca e vive le sue emozioni.
La maggior parte degli animali sono vegetariani, per cui si nutrono di erbe dei pascoli che devono essere liberi da ogni tipo di inquinamento.
Non è fuori luogo affermare, quindi, che anche gli animali si nutrono di ambiente.
Accettando il profilo descritto va da sé che il Benessere dell’uomo deriva dal Benessere animale e che questo, di conseguenza, deriva dal Benessere ambientale.
Quanto ho descritto è ciò che io chiamo “Filiera Etica della salute”, da promuovere e custodire
-attraverso la creazione di spazi e luoghi in cui si realizzano azioni orientate a “tutelare la salute, promuovere il ben essere, migliorare la qualità della vita”.
-attraverso il dare il giusto valore ad una “cultura della salute” in grado di rendere il cittadino “soggetto e protagonista” della vita; “libero ed autonomo” nei propri orientamenti di vita ma “responsabile” delle proprie scelte
-attraverso il favorire una nuova “cultura del ben essere” fondata su scelte “eticamente fondate” in grado di orientare ciascuno verso comportamenti “giusti”  per non crearsi un danno.