(ri)Studiare la montagna
di Diana Ciliberti
Tutti noi concordiamo sul fatto che ogni montagna ha la sua vetta. Ma quali sono i criteri fisici, statistici ed antropologici necessari a definire una “montagna”? E cosa si intende, nello specifico, quando si parla di alte e di medie montagne?
In un famoso contributo di Price (2013) si leggono alcuni aneddoti interessanti sulla montagna, di questi i più emblematici raccontano che negli anni ‘30, tra i membri di vari club alpini statunitensi divenne di moda scalare la vetta più alta di ciascuno dei quarantotto stati continentali. Il più alto di tutti era il Monte Whitney, in California (4.418 metri s.l.m.); il più basso, Iron Mountain in Polk Country, Florida (100 metri s.l.m.). Certamente, nessuno avrebbe dubitato che Whitney fosse davvero una montagna, al contrario di Iron Mountain, la cui definizione di “montagna” – così come si evince dalle diverse descrizioni promozionali – apparirebbe forse ai nostri occhi come un’esagerazione. All’estremo opposto, c’è la storia di uno scalatore britannico che durante una scalata sull’Himalaya chiese al suo sherpa i nomi di alcune vette circostanti (3.500 metri s.l.m., l’altitudine media), la guida alzò le spalle dicendo che si trattava solo di colline senza nome.
È allora possibile che la differenza tra i due estremi sia solo una questione di prospettive? Le vette minori si perdono nella maestosità dell’Himalaya, mentre anche un piccolo promontorio in pianura può essere percepito come una “montagna” per la popolazione locale.
Roderick Peattie, nel suo classico Mountain Geography (1936), suggerisce diversi criteri per definire le montagne, queste dovrebbero essere imponenti al punto da entrare nell’immaginario della popolazione locale e avere una propria individualità. Poiché, secondo lo studioso, indipendentemente dall’altimetria, l’avere un’individualità distinta e un ruolo simbolico, porterebbe una vetta ad essere classificata come “montagna” e ne verrebbe riconosciuta la sua personalità da chi queste montagne le abita.
Dalla dimensione orografica a quella percepita, alla definizione rigorosa di “montagna” si affianca una connotazione più inclusiva che incorpora non solo elementi fisici, ma anche antropici e antropologici.
Oggi, come nel passato, le montagne rappresentano una risorsa insostituibile, tanto che più della metà della popolazione mondiale dipende da esse per il cibo, l’acqua, l’energia idroelettrica, il legname o le risorse minerarie. Le montagne sono ambienti elaborati, caratterizzati da una topografia complessa, da zone ecologiche multiple e da una diversità biologica e antropologica intrinseca. Ed è per tutte queste ragioni che è sicuramente giunto il momento di assumere una nuova prospettiva allo studio della montagna, la quale comprenda diversi punti di vista paradigmatici da parte di geografi, antropologi, storici e non solo, che possano intrecciarsi e dialogare costantemente.
Uno studio interdisciplinare certamente necessario soprattutto quando si parla di “montagne di mezzo” (Varotto, 2020) o “intermedie”, ovvero di quelle montagne che presentano caratteri culturali e sociali tali da renderle estremamente poliedriche. Storicamente queste montagne hanno svolto un ruolo importante in termini di presenza umana – negli insediamenti e nelle forme di organizzazione sociale – e di cerniera tra i diversi piani altitudinali del rilievo, sviluppando reti e interazioni molto intense. In effetti, per comprendere appieno queste montagne è necessario un cambiamento di prospettiva che tenga conto dei soggetti, degli immaginari, di stili di vita, attività produttive, difficoltà e ambizioni; una dimensione che studia la montagna come spazio vitale, denso di relazioni, di nuove centralità e di vecchie periferie. Ed è certo che quando si studiano tali aspetti, nessuna montagna dovrebbe essere lasciata inosservata: né quelle maestose, né quelle marginali, né gli altopiani o le colline e le pianure, né Iron Mountain o il Monte Everest, né il Monte Bianco o il Monte Muto.
Riferimenti bibliografici
Price M.F., Byers A., Friend D., Kohlert T., Price L., (2013) Mountain Geography. Physical and human dimensions. University of California Press, Berkeley
Peattie R. (1936) Mountain Geography. A Critique and Field Study, Harvard University Press, Cambridge.
Varotto M. (2020), Montagne di mezzo. Una nuova geografia. Einaudi, Torino