Una persistenza: gli usi civici a Gerfalco
di Nicola Verruzzi
La possiamo definire, forse un po’ impropriamente, una forma di proprietà collettiva; stiamo parlando, in realtà, di un diritto collettivo di godimento su beni pubblici e privati. È l'uso civico nelle molteplici forme in cui può manifestarsi e che vedremo più avanti. In realtà è un istituto che ci appare lontanissimo dal modello attuale della nostra società fortemente intriso di individualismo e certamente esaltante la proprietà privata come diritto individuale e proprio dell'individuo con il suo nucleo familiare e le proprie reti di relazioni all'interno del contesto in cui vive.
L'uso civico rimanda a forme consuetudinarie tramandate nel tempo con le quali si gestivano alcuni aspetti della vita delle comunità; nella sua accezione originaria, se pur con le modifiche ed i cambiamenti che lo hanno portato sino ad oggi, questa forma giuridica di stampo tardo medievale è sopravvissuta, in Toscana, alle riforme leopoldine della seconda metà del settecento ma soprattutto alla riforma agraria del 1927 durante il regime fascista, al sistema latifondiario ed alla mezzadria e poi, più avanti, all'idea di proprietà come diritto fondamentale dell'individuo e come forma di progresso economico e sociale.
Lo ritroviamo ancor oggi l'uso civico, di legnatico, di pascolo o di semina per citare alcune sue forme, a identificarsi soprattutto con la montagna e più in generale con le aree interne del nostro paese. Richiama chiaramente forme di economie di sussistenza ed un rapporto, stretto, di rispetto ma anche di mutuo scambio tra le comunità con l'ambiente naturale che le circonda e nel quale si sviluppa la loro vita.
Ordinariamente è di competenza legislativa e regolamentare delle Regioni a partire dal decreto 616/'77 con il supporto operativo di province e comuni.
Rappresenta altresì una forma di appartenenza ad una comunità per certi versi viscerale: è obbligatorio essere residenti di quella comunità non soltanto per godere del diritto di uso che le è riconosciuto ma anche, e soprattutto, per far parte dell'elettorato attivo e passivo e quindi concorrere votando e / o candidandosi per l'amministrazione della sua struttura gestionale.
La forma giuridica con la quale il diritto d'uso viene gestito da una comunità segue regole che si possono avvicinare a quelle di un ente pubblico: gli organi di gestione durano in carica per un tempo predeterminato e sono eletti mediante votazione da parte dei residenti della comunità; l'ente locale nel cui territorio insiste il diritto d'uso ha un potere di controllo, delegato dalla Regione di appartenenza, sugli atti gestionali e sul bilancio dell'organismo.
Nel comune di Montieri troviamo il caso di Gerfalco dove forme di uso civico permangono tutt'oggi con radici antichissime che hanno accompagnato l'evoluzione del castello verso il paese che conosciamo oggi: esiste una documentazione ricchissima e molto affascinante del percorso che questo diritto collettivo appannaggio dei gerfalchini ha compiuto lungo il corso dei secoli resistendo alle trasformazioni economiche, giuridiche e sociali nonché al percorso di affrancazione con il quale i proprietari di terreni hanno potuto acquistare la piena proprietà degli stessi liberandola dal gravame d'uso.
A Gerfalco, uno dei paesi che compongono il comune di Montieri, troviamo il diritto di legnatico inteso come potestà per gli abitanti di procurarsi legname da ardere ma anche da costruzione; unitamente a questo il diritto di pascolo per il bestiame e quello funzionale alla costruzione di ricoveri per animali da allevamento.
Attualmente è rimasto operante soltanto il primo che si traduce nella possibilità per i residenti di procurarsi legna da ardere per le proprie esigenze termiche e domestiche all'interno di un piano annualmente stabilito dal comitato di gestione che definisce massimali nonché costi eventuali.
Non è fuori luogo definirlo un diritto delle genti di montagna, di un luogo non raggiunto da infrastrutture termiche quali quelle per la distribuzione del metano e che quindi attraverso un uso millenario prova a ridurre le distanze e i deficit strutturali e infrastrutturali attraverso la possibilità di godere di ciò che l'ambiente circostante mette a disposizione ed in questo caso il legname. Non è fuori luogo neppure notare e far notare come tali diritti evidenzino, per certi versi, un modus vivendi nel quale, ancor oggi, la dipendenza dal mercato e dalla necessità di acquistare e consumare per vivere è in qualche modo sfumata da una consuetudine che vuole una comunità, in questo caso per il legname, in grado di presentarsi autonoma ed autosufficiente. È il riflesso, poi, più generale di una vita in armonia con l'ambiente che ci circonda senza cercare di forzarne tempistiche e stagioni e che ci riporta all'attualità di risettarci di fronte ai mutamenti climatici della nostra epoca.
Ovviamente neppure Gerfalco è rimasto impermeabile alle trasformazioni dei nostri tempi, all'evoluzione globale della nostra società che ha ineluttabilmente mutato stili di vita, abitudini, necessità ma anche esigenze di agi e maggiori comodità.
Ecco che in questo quadro il diritto di uso per mantenere e rilanciare la propria utilità e i suoi benefici per la comunità impone una contestualizzazione nuova tanto giuridica quanto operativa e gestionale: la sfida, dunque, per il comitato ASBUC di Gerfalco, ma anche per l'Amministrazione comunale di Montieri, sarà rileggerlo cercando di potenziarne impatti e ricadute attraverso nuovi modelli gestionali che chiaramente meglio si confacciano con il momento storico in cui viviamo.
È bello, però, continuare a custodire e tutelare un bene comune e collettivo simbolo di identità, di appartenenza e di chi non si arrende all'omologazione ed al conformismo.