La ricerca del benessere: alle radici del turismo

di Annunziata Berrino

Più si studia la storia del turismo, più emerge con chiarezza che la ricerca della salute e del benessere giocò un ruolo importante nella diffusione di molte di quelle pratiche di viaggio e di soggiorno che a metà Ottocento, con il potenziamento dei servizi, maturarono in turismo.
Conclusa l’età napoleonica, in un continente politicamente stabilizzato, nei mesi invernali il bisogno di caldo e di sole spinse tanti uomini e donne dei Paesi del Nord a effettuare lunghi soggiorni climatici nelle località del Mediterraneo. Quella pratica vide l’Italia tra le mete più desiderate e frequentate, tanto che fino ai primi del Novecento la stagione per antonomasia fu l’inverno, perché nei mesi più freddi chi poteva fuggiva dai climi rigidi del Nord e cercava il benessere del tepore mediterraneo.

Tanti hivernants – così erano chiamati – erano anche affetti da patologie polmonari e trovarono cure e assistenze, semplici ma di conforto, nelle grandi città d’arte, come Roma, Venezia, Firenze o Pisa e in tanti piccoli paesi costieri, in Liguria, in Toscana, sul golfo di Napoli, come Sanremo, Ospedaletti, Sorrento, Capri, Amalfi, dove i prezzi degli affitti e del servizio erano più bassi. La presenza di tanti ammalati concentrò in quelle località medici e farmacie straniere, ma anche gabinetti di lettura, forniture di oggettistica e di alimentari specifici per quegli ospiti. In tanti casi le amministrazioni locali allestirono degli spazi nei cimiteri, per accogliere le spoglie di coloro che finivano i loro giorni all’estero.

Ma se i “malati di petto” avevano un profilo definito, essendo in molti casi provenienti dalle città industriali del Nord Europa, dove le emissioni dei primi impianti guastavano l’aria, in quegli stessi primi decenni dell’Ottocento tanti altri uomini e donne iniziarono ad attribuire un nuovo valore alla salute e al benessere.
Dinanzi alla modernità che avanzava e che celebrava la potenza del progresso e delle capacità umane, la fragilità e la malattia erano inaccettabili. Contemporaneamente l’impetuoso avanzare della ricerca scientifica rendeva disponibile una farmacopea che abbandonava i rimedi della tradizione e che dava credito agli effetti di elementi chimici e naturali, di misure e di analisi. D’altra parte, i processi di secolarizzazione in atto stavano svuotando di senso tante credenze e pratiche religiose e lasciavano uomini e donne sguarniti di appigli consolatori. I medici iniziarono a conquistare un credito che in alcuni casi diventava addirittura fama internazionale.

In una società sempre più alfabetizzata e con una circolazione di carta stampata inarrestabile, anche la letteratura fece la sua parte. Tanti racconti e romanzi ottocenteschi hanno le prime battute in un gabinetto medico, dove pazienti afflitti da malanni reali o immaginari, dopo aver ascoltato dal medico la diagnosi, ricevevano una prescrizione e un nome di luogo dove recarsi, vicino o lontano, di fama o sconosciuto, ma sempre caricato di aspettative di guarigione.
Fu allora in quei decenni che si creò un fitto e inestricabile intreccio tra salute e benessere e turismo. A partire dal primo Ottocento, infatti, i luoghi, i modi e le forme che connotarono la ricerca della salute furono parte della modernità e dunque soggetti alla moda. Fu allora imperativo perseguire l’innovazione in ogni aspetto: dagli impianti dei bagni alle architetture, dall’abbigliamento ai protocolli curativi. Tutto fu dettato dalla moda: la scelta dei medici, delle località, degli alberghi nei quali risiedere, dello stabilimento nel quale curarsi, del teatro e della musica da ascoltare, della dieta da seguire, del passo da tenere nelle passeggiate, delle letture, degli abiti e così via. Nei grandi spazi nei quali cercarono di alleviare i propri malanni uomini e donne finirono per guardarsi, scambiarsi culture, aspirazioni, progetti, nascondendo le proprie debolezze, esibendo ricchezze vuote, dissimulando le appartenenze sociali, mescolandosi e omologandosi. Lungo tutto l’Ottocento, almeno fino allo scoppio della Prima grande guerra, le località di acque e di bagni offrirono alle società europee una straordinaria occasione di integrarsi, mediante la frequentazione di ambienti pubblici aperti, una sorta di palcoscenico sul quale ciascuno fu libero di recitare il proprio ruolo.
 
Quell’esperienza ha lasciato testimonianze infinite che la storiografia ha da poco iniziato a vagliare: progetti, investimenti, cultura medica, arte, tecnologia, politica, amministrazione… ogni campo di attività fu coinvolto in uno straordinario sforzo di innovazione e standardizzazione che interessò tutte le società europee.
Senza alcun dubbio quella spinta potente a cercare salute e benessere da un capo all’altro del continente avvantaggiò certamente la scienza medica, ma per tanti aspetti contribuì certamente a definire i caratteri della società occidentale moderna.