Le officine reggiane

Da area industriale e produttiva a luogo di cultura 

di Gabriella Bonini

Le Officine Reggiane, adiacenti alla stazione ferroviaria di Reggio Emilia, costituiscono una pietra miliare nella storia dell'industria italiana e della città. Sono fondate nel 1901 dall’Ing. Romano Righi per la produzione ferroviaria, proiettili d'artiglieria e aerei da combattimento. La Prima guerra mondiale favorisce questa produzione tanto che all'inizio del 1918 le Officine entrano in contatto con il mondo aeronautico e con la Caproni che le rileverà negli anni Trenta per farne un centro europeo di produzione di aerei da caccia e biplani trimotori da bombardamento (Caproni Ca.44, Ca.45, Ca.46 e Ca.5, quest’ultimo con designazione del Regio Esercito). Con l’avvicinarsi della Seconda guerra mondiale si sviluppano velivoli sperimentali e nuove soluzioni tecnologiche tanto che gli ordini arrivati durante gli anni della guerra da Germania e alleati aumentano notevolmente il fatturato. Nonostante in quegli anni l'azienda sia sottoposta a un rigido controllo da parte del regime fascista, in quanto azienda strategica sul piano militare, al suo interno sono presenti molti elementi antifascisti. Se fino al 25 luglio 1943 l'opposizione si limita al volantinaggio e al disegno di falci e martello sui macchinari a fini di propaganda, il 28 luglio 1943 gli operai, sfidando le disposizioni ferree di Badoglio, che proibiscono assembramenti oltre le tre persone, danno vita ad una manifestazione per chiedere la fine della guerra. All’uscita degli operai dai cancelli dello stabilimento un distaccamento di bersaglieri apre il fuoco e nove operai rimangono uccisi. Data da allora ricordata come “Eccidio delle Reggiane”. Il 7 e 8 gennaio 1944 gli stabilimenti delle Reggiane vengono rasi al suolo nel corso di due bombardamenti alleati e nel 1945 la divisione aeronautica cessa di esistere.

 
Il dopoguerra
Nel 1950, a fronte di 2100 licenziamenti, inizia la più lunga occupazione di una fabbrica da parte degli operai della storia italiana, dall’ottobre del '50 all'ottobre del '51 quando si procede per liquidazione coatta dell'azienda. Durante questo periodo, una parte consistente dei dipendenti continua a recarsi al lavoro secondo i normali orari lavorativi, pur senza stipendio. Nell’anno di occupazione è progettato e prodotto un trattore cingolato chiamato R60 con l'intento di dimostrare che l'azienda può riconvertire la produzione da bellica a macchinari per l'agricoltura. La situazione economica degli occupanti privi di stipendio provoca una rete di solidarietà tra agricoltori e commercianti che donano viveri per sostenere lo sciopero. L'occupazione si conclude l'8 ottobre 1951 con il corteo degli occupanti preceduta dai trattori R60. L'obiettivo dello sciopero purtroppo non è raggiunto, si passa invece alla liquidazione coatta dell'azienda con la riassunzione di soli 700 operai. Dagli anni Sessanta fino alla fine degli Ottanta, la produzione si concentra sulla realizzazione di locomotive, treni e impianti per zuccherifici e successivamente sulla costruzione di Gru portuali. 

Oggi. La rinascita 

Nel 1992 l'azienda viene rilevata da Luciano Fantuzzi del Gruppo Fantuzzi e assume il nome Fantuzzi-Reggiane. Nel 2008 è acquistata dalla multinazionale statunitense Terex con denominazione Reggiane Cranes and Plants S.p.A.; nel 2017 è ceduta alla Konecranes. L'attuale denominazione è MHPS ITALIA S.R.L. con sede trasferita a Lentigione di Brescello (RE) e produzione specializzata in gru e carrelli per il sollevamento dei container. La sede produttiva e amministrativa storica (attiva dal 1904 al 2008) da questa data in poi è completamente abbandonata. La ventina di capannoni e le tre palazzine ex-uffici di cui si compone sono destinati al degrado. 

Dal 2010 il Comune di Reggio Emilia inizia un processo di recupero di tutta l’area acquistando e ristrutturando il Capannone 19 rinominato Tecnopolo, inaugurato nel 2014 e destinato all'innovazione tecnologica con l’Università di Modena e Reggio Emilia. 

Ha così inizio il progetto, tuttora in corso, Reggiane Parco Innovazione, un progetto di rigenerazione urbana per la trasformazione delle storiche Officine Meccaniche Reggiane in un Polo dell'innovazione, al servizio delle imprese e della ricerca. Un modello di sviluppo basato sulla economia della conoscenza dove pubblica amministrazione, imprese e ricerca sono chiamate a interagire per potenziare i processi di innovazione, accrescere la competitività e il valore delle imprese del territorio.

Nel 2015 inizia la riqualificazione e il recupero funzionale dei Capannoni 17 e 18 che diventano sedi di società e laboratori di imprese vocate all'innovazione tecnologica; si completa anche il Capannone 15A destinato ad attività di interesse pubblico.

A marzo del 2024 è inaugurato il Capannone 15C sede del Quarto Polo universitario di Reggio Emilia. Sono 4 i corsi che si apriranno a partire da settembre 2024: il Corso di laurea in ‘Scienze e tecniche psicologiche’, quello in ‘Digital education’, un altro in ‘Analisi dei dati per l’impresa e la finanza’ del Dipartimento di Comunicazione ed Economia e il Corso di laurea magistrale in ‘Digital automation engineering’ del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria.

È già stato presentato anche l’Accordo per la riqualificazione e rigenerazione dell’immobile Cattedrale, parte del Capannone 17 a firma del Comune di Reggio Emilia, Stu Reggiane spa, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Fondazione Its Maker, Centro ricerche produzioni animali-Crpa, dove apriranno loro nuove sedi nei primi mesi del 2026. 

Nel Capannone 17, sempre in questi primi mesi del 2024, è già stata inaugurata la nuova sede di Officine Credem, dedicata a ricerca, formazione e sviluppo nelle tecnologie con particolare riferimento alle attività bancarie.

Si sono già conclusi anche i lavori di riqualificazione del Capannone 15B, che ospita l’azienda Nikon Slm e l’Incubatore per le start up gestito dalla Fondazione Rei.

Entro la fine dell’estate 2024 è prevista la conclusione dei lavori del primo stralcio all’ex mangimificio Caffarri, che ospiterà le attività di Remida – Centro di riciclo creativo della Fondazione Reggio Children, dell’Associazione teatrale Mamimò e della Reggiana Boxe. L’edificio, prima falegnameria delle Officine Meccaniche Reggiane e poi mangimificio, diventerà uno spazio dedicato a ricerca, educazione, apprendimento creativo, sostenibilità, arte e sport. Sarà funzionante dall’ autunno.

Il progetto Reggiane Parco Innovazione, ex Officine Meccaniche Reggiane, è un progetto di “riuso” che sta trasformando luoghi di produzione e di sapere industriale novecentesco in sedi di nuovi saperi e conoscenze e di ricerca laboratoriale, sia materica sia digitale. Ricerca che connette educazione, solidarietà, rigenerazione, sostenibilità sociale e ambientale, cultura, creatività, pratica sportiva. 

Reggiane Parco Innovazione prende dunque il meglio della tradizione della grande fabbrica del Novecento, ne attualizza la missione e la proietta nella contemporaneità come concreta possibilità di far convivere in unico luogo centri di ricerca, aziende con forte vocazione all’innovazione e università, luogo dove creare, lavorare, studiare, vivere e socializzare. Conoscenza, ricerca e innovazione sono elementi fondamentali per affrontare i cambiamenti sociali, ambientali ed economici che stanno caratterizzando il nostro tempo.

Un luogo, che fu del sapere e del fare, continua oggi la propria storia come grande laboratorio di ricerche che guardano al mondo. Un luogo di luoghi per favorire l’ascolto e il dialogo tra le tante culture e identità che qui si incontrano.

 

Riferimenti bibliografici:

https://parcoinnovazione.it/

https://www.novecento.org/dossier/italia-didattica/unindustria-una-citta-un-mito-le-officine-meccaniche-reggiane-e-reggio-emilia/

https://www.comune.re.it/argomenti/sviluppo-economico-e-innovazione/progetti-di-sviluppo-del-territorio/reggiane-parco-innovazione/il-progetto-reggiane-parco-innovazione