Non solo storia: il Mediterraneo
The grand object of all travel is to see the shores of the Mediterranean
Samuel Johnson
Per i turchi Ottomani era Akdeniz, il Mar Bianco. Il turco, infatti, usava i colori per riferirsi ai punti cardinali: bianco, Ak, per l’Occidente, dunque il colore del Mediterraneo per chi veniva dall’Asia Minore come loro (Vanoli). Per i Romani era Mare nostrum. Gli ebrei si riferivano a lui come al Grande Mare (Abulafia).
Ma che cosa è il Mediterraneo?
Se siete alla ricerca di una risposta semplice, allora potere cambiare lettura. Quello che cercherò di fare qui è indicare possibili percorsi interpretativi, con la consapevolezza che nessuno ha la risposta. Poi lascio ai lettori la scelta di quale percorso intraprendere per ri/scoprire il Grande Mare.
Iniziamo, allora.
Nel 2002, un famoso scrittore spagnolo rispondeva che è «il luogo in cui donne e uomini mangiano olio, olive e melanzane, cibi propri di ogni cucina mediterranea e parte integrante della possibilità di una visione reale e umanista del suo popolo» (Vasquez Montalban).
Qualche anno dopo, due bravissimi storici - molto esperti nella “navigazione storiografica” all’interno del Mediterraneo - affermavano che è uno «spazio mutevole e contraddittorio, solcato da rotte e destini diversi e comuni. Condivisi e dissonanti» (Feniello e Vanoli).
Ma il Mare nostrum può anche essere visto come un miracolo. Se lo guardiamo «sulla carta geografica per la milionesima volta siamo portati a darlo per scontato; ma, se proviamo a osservarlo con obiettività, all’improvviso ci rendiamo conto che è qualcosa di totalmente unico, uno specchio d’acqua che, come nessun altro al mondo, sembra essere stato fatto apposta per diventare una culla di culture» (Norwich)
Il grande intellettuale jugoslavo Pedrag Matvejević – che ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere - ha costruito un meraviglioso affresco del Mediterraneo che mette insieme storia, geografia, cultura, tradizioni e narrazioni. Ricordandoci una cosa importante, ovvero che quel mare «non è solo geografia. I suoi confini non sono definiti né nello spazio né nel tempo. Non sappiamo come fare a determinarli e in che modo: sono irriducibili alla sovranità o alla storia, non sono né statali né nazionali» (Matvejević).
La stessa storiografia ormai ha chiaro che è tempo di rompere le gabbie interpretative troppo rigide.
La dicotomia tra il Mediterraneo dei campi di battaglia e quello delle relazioni economiche e culturali rappresentato dai numerosi bazar e altri luoghi di incontro e scambio non è solo sbagliata, è anche ingannevole. La recente storiografia sta dimostrando che l’idea di un Mediterraneo “connesso” non deve essere visto come un tentativo di soppiantare il Mediterraneo “conflittuale”: il quadro si arricchisce, minando la nozione di un mare dai confini netti e evidenziando invece un mare di "modelli condivisi" nel commercio, nell'arte, nell'architettura, nella letteratura, nel cibo, nel genere e nella religione (Dursteler)
Come spesso accade, la politica fa fatica a capire. Un recente libro - dall’affascinante titolo di Il Mediterraneo come destino – analizzando le politiche europee afferma che ci sono due tendenze in atto: una che «considera il Mediterraneo un ponte naturale tra culture diverse, uno spazio di per se votato alla convivenza pacifica; l’altra ritiene che a unire le due sponde del Mare Nostrum siano invece interessi commerciali e preoccupazioni condivise in tema di sicurezza». Entrambe, si afferma, «parziali e inadeguate».
Ma la storia va avanti. E non sempre – quasi mai, verrebbe da dire – gli uomini imparano dal passato. «Negli ultimi tempi, purtroppo, questo mare è diventato fonte di divisione. Di separazione. Di stillicidio quotidiano di orrori, di diffidenze, di morte. Questo mare, così, non ci piace» (Feniello e Vanoli).
Ecco allora che forse, possiamo rispondere alla domanda iniziale in un solo modo, ovvero con quello che il Mediterraneo non è. E/o non vorremmo che fosse.
Piccola bibliografia di riferimento
D. Abulafia, Il Grande Mare. Storia del Mediterraneo, Mondadori, Milano 2013
A. Banfi,M. Brignone,M. Diez, C. Fontana, Il Mediterraneo come destino. I grandi protagonisti del dialogo, Roma 2023
F. Braudel, Civiltà e imperi nel Mediterraneo nell'età di Filippo II, 2 voll., Einaudi, Torino 1986
E. R. Dursteler, On Bazaars and Battlefields: Recent Scholarship on Mediterranean Cultural Contacts, in «Journal of Early Modern History», 15 (2011), pp. 413-434
A. Feniello, A. Vanoli, Storia del Mediterraneo in 20 oggetti, Bari-Roma 2018
P. Horden and N. Purcell, The Corrupting Sea. A Study of Mediterranean History, Blackwell, Oxford 2000
P. Matvejević, Breviario Mediterraneo, Milano 1991
J. J. Norwich, Il Mare di Mezzo. Una storia del Mediterraneo, Sellerio, Palermo 2020
A. Vanoli, Storia del Mare, Bari-Roma 2022
M. Vasquez Montalban, E. González Calleja, Lo sguardo spagnolo. Rappresentare il Mediterraneo, Messina 2002
E per accompagnare la lettura: Mare Nostrum - Hesperion XXI & Jordi Savall (CD Alia Vox, 2011)