La memoria del 25 aprile


di Paolo Pezzino


 

 
Cosa ricordiamo e cosa celebriamo ogni 25 aprile? In questa data ricordiamo la fine della guerra e la sconfitta dell'esercito tedesco ad opera degli alleati, che nella campagna d’Italia riportarono oltre 300.000 perdite, e celebriamo il sacrificio dei tanti, civili e combattenti, morti in quegli anni lottando contro il regime fascista, nonché l'inizio di una nuova fase nella storia del paese, che vide i suoi momenti fondanti nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946, che sanzionò il distacco degli italiani dalla monarchia complice dei crimini del fascismo, e nella Costituzione della Repubblica italiana del 27 dicembre 1947, che ha garantito in questi cinquanta anni, e garantisce tuttora, le libertà civili e il progresso sociale. 
Quella guerra, scatenata dall’Italia fascista e dalla Germania nazista, era funzionale ad un progetto di nuovo ordine internazionale, lucidamente perseguito, basato sulla subordinazione delle nazioni agli interessi delle razze superiori, un progetto, di sovversione della civiltà europea, attorno al quale si sarebbero dilaniati i popoli del vecchio continente. 
Proprio la tragedia della guerra, le ripetute sconfitte, infine lo sfascio dell'8 settembre 1943, furono per alcuni italiani il punto di svolta, la spinta ad una consapevole scelta di campo antifascista: si trattò allora di scegliere, nei dilemmi indotti dai conflitti di appartenenza, fra la continuità statale rappresentata dalla monarchia, nonostante la sua passata compromissione col fascismo e la vergognosa fuga della famiglia reale a Pescara, le lusinghe di un malinteso onore di patria, che alcuni vedevano ancora incarnato nel fascismo della Repubblica sociale; oppure ancora di impegnarsi in nome di un futuro diverso che non trovava, allora, alcun solido punto di ancoraggio istituzionale, e quindi con un'esaltazione dell'impegno e del sacrificio personale per la gestazione di un'Italia "nuova". 
In quei mesi, in Italia, gli italiani combatterono contro gli italiani, per la prima volta nella storia della nostra nazione: il che conferisce a quella guerra anche il carattere di una guerra civile fra italiani, una guerra civile che, va sottolineato, si inseriva in quella più vasta guerra civile europea fra due progetti alternativi di ordine internazionale, nella quale si era trasformato ben presto il secondo conflitto mondiale nel vecchio continente.
A tutti coloro che in quella guerra fratricida caddero vada il rispetto, ma ciò non spinga a commettere l’errore di cancellare le differenze fra le due parti in lotta; se i morti sono tutti eguali, nel senso che a ciascuno di essi va tributata umana compassione, non equivalenti sono le cause per le quali essi hanno combattuto. Ed allora bisogna esercitare la capacità di giudizio storico, ed affermare che coloro che avevano scelto di seguire fino in fondo i sogni di grandezza nazionale ed imperiale della dittatura fascista, anche se erano (alcuni) sinceramente convinti di difendere l'onore della patria, si misero comunque al servizio dell'esercito tedesco in una guerra totale, ma anche per la conquista di territori e l'affermazione della supremazia razziale ariana. 
La pietas anche per gli sconfitti e il riconoscimento delle tragedie umane anche nell'altra parte sono doverose, e rappresentano il segno di un'autentica riconciliazione nazionale, manifestano l'attenuazione dei rancori e dei risentimenti,  ma il 25 aprile si ricorda, e non può che essere così, la vittoriosa lotta antifascista dalla quale è nata la Repubblica e la nostra Costituzione, coloro che si opposero alla guerra, all’occupazione tedesca e ai fascisti repubblicani, con o anche senza le armi: le donne che dopo l’8 settembre aiutarono i soldati sbandati a nascondersi e raggiungere le loro abitazioni, i partigiani combattenti, i militari italiani internati in Germania che rifiutarono la libertà loro promessa se si fossero arruolati nell’esercito di Salò o in quello tedesco, i deportati per motivi politici, i contadini che nascosero prigionieri alleati fuggiti e nutrirono tante persone sfollate nelle campagne, i sacerdoti che rimasero a fianco dei propri fedeli, affrontando insieme spesso violenze e morte. 
E la memoria che ogni 25 aprile celebriamo è quella della sconfitta dell'esercito della Germania nazista e del fascismo repubblicano ad opera di quelli alleati, coadiuvati dai partigiani e dal Corpo italiano di liberazione, è quella di una guerra civile vittoriosa contro il fascismo: come italiani l’eredità di quella battaglia, e l'orgoglio di averla combattuta e vinta, vanno rivendicati con forza,  contro ogni tentativo di sminuirne il valore: orgoglio di cittadini per tutti coloro che, nati successivamente a quegli eventi, ad essi tuttavia si volgono per riconoscersi come membri di una nazione, la cui convivenza è garantita dalla Costituzione nata a seguito di quella guerra vittoriosa.