l Sessantotto e noi, testimonianza a due voci, di Romano Luperini e Beppe Corlito, Castelvecchi editore 2024
(recensione di Adolfo Carrari)

Un colloquio - riflessione, tra due interpreti  italiani di quegli anni indimenticabili, specie per chi come me li ha vissuti, ma anche sulle implicazioni che quegli anni  hanno avuto in seguito.  Attraverso la voce degli autori che ne sono stati protagonisti, si analizza ciò che avvenne a partire dai primi moti studenteschi degli anni Sessanta negli Stati Uniti contro la guerra nel Vietnam, in Sud America ed in Europa con le proteste studentesche che culminarono con il Maggio  francese;  questi eventi ebbero un effetto  di trascinamento che  in Italia non è stato di breve durata e che ha lasciato il segno. Da noi le lotte travalicarono le scuole e le università, e si saldarono con quelle operaie nell’autunno caldo del ‘69.
La pubblicazione s’ inserisce nel dibattito, sempre aperto, sull’impatto che questi eventi ebbero nella vita politica e sociale del nostro paese. Si  ricordano anche gli eventi tragici che, a partire dalla strage  di Piazza Fontana del 12 dicembre ’69, si sono abbattuti sul movimento democratico ed antifascista, con l’evidente intento di fiaccarne la resistenza; ma la cosiddetta “strategia della tensione” ebbe risposte unitarie nelle piazze e contribuì ad unire i democratici, i tradizionali partiti della sinistra ed i gruppi extraparlamentari che si erano formati a seguito del movimento studentesco.
Peggiore fu l’effetto degli atti terroristici delle Brigate rosse, che culminarono con il sequestro e l’uccisione dell’ On. Aldo Moro.
Qui si aprirono profonde divisioni tra chi accusava  il movimento ed i gruppi extraparlamentari di aver generato il cosiddetto terrorismo rosso e chi, da sempre, ha denunciato i poteri occulti ed i servizi segreti di vari paesi che ne avevano favorito la nascita, per poterlo usare nella teoria degli opposti estremismi.
Sul finire degli anni degli anni‘70, molti gruppi extraparlamentari si sciolsero, i componenti dettero luogo a nuove liste che si presentarono alle elezioni, o scelsero di continuare l’impegno nei sindacati o in altre organizzazioni politiche o sociali, attuando quella “lunga marcia nelle istituzioni” teorizzata al tempo da Rudi Dutschke.
Particolarmente sentita e coinvolgente è la testimonianza degli autori, che ebbero ruoli apicali, in  uno dei gruppi nati dal movimento studentesco che si rifaceva  alle idee, riviste e corrette, del marxismo-leninismo: la Lega dei Comunisti. 
Il libro  offre una lettura critica di tale esperienza, ma  rivendica  anche il ruolo  propulsivo delle idee dei giovani “boomers”,  i nati dal ‘46 al ‘64, che le portarono avanti. La tesi degli autori è che non vi sia stata alcuna continuità tra le idee del movimento e gli atti terroristici che ne  hanno segnato il tramonto; non solo, che le stesse idee non sono mai scomparse davvero, ma ancora vivono in forma latente,  nelle conquiste democratiche e civili, alle quali hanno contribuito e  continuamente rinascono nelle lotte per la tutela dei Diritti, della Pace, dell’Ambiente e dell’Antifascismo.
Un bel libro che ci invita a conoscere la storia recente del nostro paese, che apre speranze in un momento cosi buio, per quel che avviene oggi in Italia e nel mondo!
Il movimento di quegli anni ha aperto una “breccia”, oggi dobbiamo ancora proseguire l’opera, ed il libro contiene anche indicazioni su come farlo. Buona lettura!