Donne, Turismo ed enogastronomia 

Competenza, passione e pazienza: le qualità delle donne, che le portano a sviluppare nuove professioni e ad affermarsi nel settore del turismo enogastronomico
 
di Roberta Garibaldi

Il turismo enogastronomico italiano vede oggi l’ascesa di una componente femminile che, grazie a specifiche competenze, capacità e sensibilità, contribuisce sempre più ad arricchire un settore in forte crescita, spingendolo verso un ulteriore sviluppo e verso l’innovazione. 

Lavoratrici che portano avanti quotidianamente, con passione, dedizione e pazienza, aziende agricole familiari; donne che hanno saputo reinventarsi e reinventare il proprio lavoro, creando nuovi format turistici di successo; personalità che ricoprono posizioni di leadership e, grazie al loro lavoro, diventano fonte di ispirazione. 

Tutte contribuiscono e arricchiscono un settore in costante crescita nel nostro Paese. Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021 (Garibaldi, 2021) mostra che il 55% dei turisti italiani ha svolto almeno un viaggio con motivazione primaria l’enogastronomia negli ultimi tre anni; nel 2016 erano “solo” il 21%, a dimostrazione di un interesse sempre più forte e trasversale. Che, nei prossimi anni, vedrà i viaggiatori sempre più desiderosi di scoprire e vivere l’enogastronomia in modo consapevole e sostenibile. 

Ecco che professioni, prima poco diffuse, inizieranno sempre più ad affacciarsi e affermarsi sul mercato: food/wine storyteller, esperto/a di sostenibilità, hospitality manager, direttore/direttrice di museo enogastronomico, responsabile di mercato enogastronomico, home chef, food/wine tour organizer, guida enogastronomica... 

Attività, queste, che già oggi vedono la presenza di donne e di storie femminili di successo. E che, come tali, devono rappresentare una fonte di ispirazione. Tuttavia, si tratta spesso di eccezioni, poiché il divario in ambito lavorativo con gli uomini è da sempre molto ampio nel nostro Paese.  Basti pensare che, nonostante il maggiore livello di istruzione, il tasso di occupazione femminile è aumentato solamente di 15 punti percentuali negli ultimi 40 anni. E, in confronto con gli altri Paesi europei, è sensibilmente più basso: nel 2019 l’Italia era al penultimo posto, davanti solo alla Grecia (Istat, 2020a). 


La conciliazione delle esigenze lavorative e di vita è un’altra area critica. Rispetto alla media dell’Europa, nel nostro Paese è maggiore l’incidenza di donne che non hanno mai lavorato per occuparsi dei figli o che hanno dovuto interrompere la propria attività professionale. Il ricorso al part-time, che può rappresentare uno strumento di conciliazione, è sì aumentato nel corso degli anni, ma soprattutto nella sua componente involontaria: nel 2019 era circa il 60% del totale, contro il 35% del 2007 (Istat, 2020b). 

Le donne avevano, inoltre, un minore accesso alle posizioni apicali e una retribuzione inferiore ai colleghi di sesso maschile. In Italia l’incidenza delle donne manager nel 2019 era del 28%, contro il 72% degli uomini (Istat, 2020b). Il divario salariale è solo all’apparenza minore, poiché varia notevolmente tra settore pubblico e privato. Nel primo è basso per la presenza di donne con alto titolo di studio e retribuzione oraria; nel secondo, invece, è assai più elevato, con le donne che hanno un basso livello di istruzione che hanno maggiore difficoltà rispetto agli uomini.  La pandemia ha, purtroppo, peggiorato una situazione che già in precedenza si presentava critica e su cui è necessario intervenire. Basti pensare che, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, dei 101 mila nuovi disoccupati registrati nel mese di dicembre 2020, 99 mila erano donne (Istat, 2021). 


Rispetto agli altri settori economici, il turismo – e, di conseguenza, anche il turismo enogastronomico – vede una maggiore presenza femminile.
Prima della pandemia, gli uomini rappresentavano il 47% degli occupati del settore, le donne il 53%; tutte occupate in vari settori, dall’intermediazione all’hotellerie, dai pubblici esercizi agli stabilimenti termali (FIPE, 2020). Tuttavia, il salario medio era inferiore e l’incidenza delle donne manager era inferiore di quella maschile.
In una situazione come quella attuale, che vede le donne – insieme ai giovani – tra le categorie più colpite dalla pandemia, è necessario che vengano adottate politiche atte a ridurre il gap di genere e garantire pari opportunità. 
Oltre che stimolare iniziative che consentano di essere da stimolo alle donne per re-inventarsi, acquisire nuove competenze per mettersi in gioco sul lavoro. 

L’obiettivo è che le donne possano continuare a dare – e, si spera, in modo più sostanzioso – il loro prezioso contributo allo sviluppo del turismo enogastronomico. Ad arricchirlo, ad innovarlo, grazie alla passione, dedizione e pazienza che le contraddistingue. 

Riferimenti bibliografici 

FIPE, Federazione Italiana Pubblici Esercizi (2020). Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo. XII Rapporto

Garibaldi, R. (2020). Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021. Volume II: la domanda italiana

Istat, Istituto nazionale di statistica (2020a). La vita delle donne e degli uomini in Europa. Un ritratto statistico. Edizione 2020. Roma: ISTAT. 

Istat, Istituto nazionale di statistica (2020b). “Misure a sostegno della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per la conciliazione delle esigenze di vita e di lavoro AA.C. 522, 615, 1320, 1345, 1675, 1732, 1925”, audizione dell’Istituto nazionale di statistica durante la XI Commissione Lavoro pubblico e privato presso la Camera dei deputati, Roma, 26 Febbraio 2020.  

Istat, Istituto nazionale di statistica (2021). “Occupati e disoccupati. Dicembre 2020. Dati provvisori”, statistiche flash, 1 febbraio,