La “rigenerazione degli spazi” del diritto d’autore

Come l’apertura alla concorrenza ha sciolto l’ultimo grande monopolio Italiano

di Gianluca De Vito Franceschi

L’autorità garante della concorrenza e del mercato, con delibera del 2 settembre 2018 afferma:
a) la Società Italiana degli Autori ed Editori ha posto in essere, almeno dal 1° gennaio 2012 e tuttora in corso, un abuso di posizione dominante contrario all’art. 102 TFUE, riconducibile a un’unica e complessa strategia escludente dei concorrenti nei mercati relativi ai servizi di intermediazione dei diritti d’autore e del servizio di tutela dal plagio e consistente nell’imposizione di vincoli nell’offerta di servizi diversi nella gestione dei diritti d’autore, di vincoli nell’offerta di servizi di gestione dei diritti d’autore e il servizio di tutela dal plagio, di vincoli nella gestione dei dirittidi autori non iscritti alla SIAE nonché di ostacoli ai concorrenti nel rilascio di licenze ad emittenti TV e nella gestione di repertori di aventi diritto stranieri


In questo modo e con una multa “simbolica” dovuta comunque alla complessità e alla storicità della questione, il garante della concorrenza e del libero mercato (AGCM) nel lontano 2018 aveva stabilito che la SIAE occupava una posizione dominante nel mercato dei diritti d’autore e, su questa base, aveva sancito l’adesione immediata della stesso società alla Direttiva 2014/26/UE (detta altresì direttiva Barnier). La direttiva prevede infatti che, nella logica del libero scambio, non possono più esistere posizioni di monopolio all’interno di stati appartenenti alla UE.

Quando mi sono trovato di fronte al compito di scrivere sulla rigenerazione di nuovi spazi, inerenti anche la cultura, metaforicamente mi è sembrato opportuno occuparmi anche del bistrattato e poco conosciuto mondo del diritto d’autore e di come finalmente l’apertura alla concorrenza, avesse iniziato a risolvere l’annoso problema che l’eccezionalità della posizione SIAE rappresentava all’interno del panorama internazionale.

Garantita infatti da una lontana legge del 1941, per anni la SIAE ha occupato appunto una posizione di monopolio legale, che di fatto, oltre all’impossibilità di una scelta, non ha favorito nessun tipo di miglioramento o alternativa avendo dalla sua parte la sicurezza che tanto “di lì bisognava passare”.

Basti pensare che, dall’alto della sua fortezza, fino al 2015 SIAE non aveva ancora iniziato a considerare la digitalizzazione del suo database (composto da più di 80.000 tra autori ed editori) sia per quanto riguardava il deposito di opere, sia per la concessione di licenze.

Che i monopoli non facciano bene ai modelli organizzativi di nessuna entità statale, è oramai risaputo e cristallizzato fin dalla creazione delle prime organizzazioni antitrust agli inizi del secolo scorso e i motivi sono ben identificabili. Finalmente quindi, l’ingresso in questo particolare ramo del settore delle prime “società di gestione collettive” alternative, tra tutte Soundreef e Patamu, ha fatto si che il mercato della gestione dei diritti d’autore, trovasse concorrenti con pratiche di redistribuzione dei proventi, analitiche, trasparenti e più rapide.

Quando si parla di “società di gestione collettiva”2 tanto per essere chiari, si intende, “un ente di natura pubblica, privata o ibrida che si occupa dell'intermediazione dei diritti d’autore, nonché della raccolta e redistribuzione dei proventi relativi a tali diritti. Tali società normalmente ricevono mandato da parte di autori, editori, produttori, interpreti per la gestione e la tutela dei loro diritti e, sulla base di questo mandato, concedono in licenza (a radio, tv, online ecc.) le opere protette e raccolgono royalties”.

Tenuto conto che SIAE, è una società pubblica senza scopi di lucro, che  lo Statuto  è adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e che è adibita a tutelare i propri iscritti e associati, viene da pensare  come la legislazione europea sia stata fondamentale in questo caso, per gli autori e gli editori (in particolare modo i più piccoli al fine di ottenere finalmente il giusto riconoscimento  economico allo sforzo creativo) per uscire da un unicum, che per anni ha fatto del famoso “calderone SIAE” il meccanismo più evoluto per la redistribuzione degli introiti.

Tuttora infatti, nonostante la concorrenza, SIAE redistribuisce i proventi non su base analitica ma citando proprio la stessa società: anche quando le ripartizioni non sono effettuate sulla base di un modello analitico puro, sarebbero basate su criteri campionari comunque caratterizzati da un elevato grado di oggettività.
Da qui appunto la definizione di calderone con cui è conosciuto ai più il meccanismo con cui la società opera la propria suddivisione. 
 
Infine, per concludere, ritornando alla questione della rigenerazione degli spazi, possiamo affermare con sicurezza come, in questo caso, l’ingresso di società private nel mercato sia stata una “manna dal cielo” ai fini rigenerativi della gestione dei diritti d’autore e di come, nonostante la questione non sia ancora del tutto risolta, la strada della modernità/equità sia stata finalmente imboccata.
 
 
¹ https://www.agcm.it/dotcmsdoc/allegati-news/A508_ch_istr_sanz_omi_pubbl.pdf
²https://it.wikipedia.org/wiki/Societ%C3%A0_di_gestione_collettiva_di_diritti_d%27autore