SCARSITA' SOCIALE
Può sembrare strano, in un periodo storico in cui la questione ecologica si colloca al centro delle politiche nazionali e internazionali, ponendo in evidenza la scarsità delle risorse fisiche necessarie alla riproduzione del modello di sviluppo dominante, affrontare il problema della scarsità di risorse dal punto di vista della scarsità sociale.
Pure mai come oggi la legittimazione dei sistemi politici dei paesi sviluppati deve affrontare una conseguenza contraddittoria del proprio sviluppo. Quella di avere suscitato aspettative diffuse che il sistema non è in grado di soddisfare. Laddove tali aspettative si imbattono in un limite che non si può attribuire solamente alla scarsità di risorse fisiche.
Per meglio dire. La scarsità di risorse fisiche è palese e quindi si presenta come limite con cui è inevitabile far di conto (carenza di acqua, di gas). Di conseguenza risulta ovvio biasimare chi tiene il rubinetto aperto o il gas acceso al di là della stretta necessità. Meno ovvio risulta biasimare coloro i quali, soddisfatte in misura sufficientemente sobria le necessità primarie di beni materiali, puntano a soddisfare un bisogno di protagonismo o ad occupare posizioni di leadership nel sistema sociale di appartenenza.
Cosa c'è di male, viene da obiettare a chi formulasse critiche in tal senso?
Tutt'al più si potrebbe eccepire qualcosa se quelle posizioni di prestigio venissero occupate da chi non le merita o se i criteri di definizione del merito fossero discutibili.
Ma quale sarebbe mai il limite strutturale che si frappone comunque e sempre all'affluenza generalizzata dei meritevoli al bene in questione?
Cosa ci sarebbe mai di perverso nell'aspirazione ad un ruolo di primaria importanza, da poter venire assimilato alla volontà di acquisire quote di gas o di acqua non disponibili per tutti?
Torna utile a questo punto, recuperare alcuni assunti chiave formulati da Fred Hirsch, quasi mezzo secolo fa e troppo presto accantonati dalle scienze sociali. In primo luogo l'affermazione che una notevole quantità di beni, la cui natura intrinseca non è apparentemente distinguibile da altri beni materiali, vedono degradare le loro qualità al crescere dell'affluenza di chi se ne appropria. Ne deriva che vanno interpretate secondo i meccanismi che regolano l'accesso ai beni fisicamente scarsi anche i meccanismi che regolano l'accesso a beni immateriali come leadership, protagonismo, centralità. Come e quando sarà mai possibile garantirne la fruizione, senza un degrado della qualità con relativa delusione delle aspettative, a tutti gli aspiranti, una volta che la soddisfazione dei bisogni primari spingerà masse desideranti ad aspirare a un primo posto in qualche classifica di merito?
Sì, perché, se la qualità del bene acquisito, dovrà dipendere dalla collocazione in una qualche classifica, se ci saranno i primi dovranno esserci anche gli ultimi, se ci saranno i centri ci saranno anche le periferie, se ci saranno i protagonisti non potranno mancare i comprimari.
Ma non basta. Le conseguenze di quanto appena detto si aggravano se si analizzano categorie di beni socialmente scarsi non così evidenti, come il tempo e il servizio di cura alla persona. E se si considera che il più volte invocato criterio del merito non è in grado di risolvere le contraddizioni fin qui individuate.
Procediamo con ordine. Una caratteristica delle società sviluppate consiste nell'offrire sempre maggiori opportunità ai propri componenti. Tante opportunità che non basta certo una sola vita per coglierle nella quantità desiderabile.
Per massimizzare le occasioni diventerà quindi indispensabile risparmiare tempo, soprattutto quello dedicato alle attività meno soddisfacenti. Ma in questo modo il bene tempo assumerà esso stesso i lineamenti di una risorsa scarsa in quanto emergerà come un imperativo categorico la necessità di risparmiarlo.
Fin qui però il problema potrebbe apparire privo di ricadute sociali. In fondo ciascuno, risparmierebbe il proprio tempo e solo quello e quindi la strategia sembrerebbe adottabile da chiunque senza ricadute sul piano collettivo.
Non è proprio così. Infatti le attività che implicano un utilizzo di tempo maggiore sono quelle in cui ci si mette al servizio degli altri. Quelle in cui maggiore è l'ascolto dei problemi altrui.
Il tempo è dunque lo scenario in cui mi metto in relazione con l'altro e beni come l'amicizia o il servizio di cura, se non vengono segnati dal piacere di aiutare la persona amata o amica rischiano di venire catalogati come tempo sprecato, dando luogo al diffondersi dell'indifferenza come strumento di realizzazione del proprio io.
Un’ultima considerazione nel merito...del merito. E' del tutto illusorio immaginare, in sistemi basati su forme di stratificazione gerarchico piramidali, che tutti i meritevoli, per quanto pienamente e giustamente meritevoli, possano vedere soddisfatte le loro aspirazioni grazie alla conformità dei loro meriti a un qualsivoglia criterio.
Se i posti disponibili per un ruolo di leadership sono limitati chi può garantire che una certa dotazione di meriti e requisiti ti possa collocare tra i vincitori? Essere bravi non basta. Occorre essere più bravi degli altri. Ma quanto siano bravi gli altri non lo sai. Puoi solo sperare. Ma una vita di speranze sarà, per la maggioranza, una vita di delusioni.