Scarsità dell’acqua e salute mentale
Quasi un miliardo di persone in tutto il mondo soffre di una qualche forma di disturbo mentale. Tra questi, in un caso su sette, si tratta di adolescenti, rimarcando il flagrante malessere diffuso nella popolazione giovanile.
Allo stesso tempo, i giovani sono anche i più coinvolti ed esposti nella lotta al cambiamento climatico, soffrendo inoltre i numerosi vissuti negativi riferiti all’ambiente, come ad esempio l’Eco-Ansia, l’intensa paura che si avveri lo scenario catastrofico e disastroso per cui le basi biologiche della Terra vengano meno.
Infatti, secondo il report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) risalente a Febbraio 2022, il rapido aumento del cambiamento climatico rappresenta una minaccia crescente per la salute mentale e il benessere psicosociale, causando dal disagio emotivo all'ansia, depressione, dolore psicologico e comportamenti suicidari.
L'indisponibilità dell'acqua, uno dei numerosi problemi ambientali alla base di migrazioni e crisi sociodemografiche in diversi paesi, è uno dei tanti fattori di stress collegati alla probabilità di influenzare la salute mentale.
Alla base del disagio collettivo percepito ci sono ad esempio l’aggressività dovuta al calore, e la violenza, mentre ad un livello individuale si riscontrano una minore efficacia dei farmaci psicoattivi a causa della disidratazione e l’alto carico mentale di doversi procurare acqua pulita. Gli effetti sulla salute mentale si rispecchiano in una miriade di vie indirette, tra cui il degrado della terra, la carestia, la malnutrizione, la diffusione di malattie, le ondate di calore e la ridotta qualità dell'aria. Le disuguaglianze sociali ed economiche, le emergenze sanitarie pubbliche, la guerra e la crisi climatica sono alla fine, tra le minacce globali e strutturali alla salute mentale.
Rispetto alla crisi dell’acqua, in un recente studio longitudinale condotto a Flint (Miami), si riscontrano alti livelli di gravi disturbi psichiatrici quali depressione e Disturbo da Stress Post-Traumatico (circa un abitante su 5).
Si riscontra inoltre un’associazione tra la condizione psicologica e fattori socioeconomici, rivelando uno sfavore in particolare verso la popolazione afroamericana operaia ed una interdipendenza tra malessere psicologico e sfiducia nella “public health information”.
Si evince, quindi, che lo stress legato all’insicurezza idrica negli ambienti urbani non faccia che accentuare una condizione già preesistente, non identificandosi come unica causa di malattia mentale. In aggiunta, si evidenzia un ruolo determinante della comunicazione sulla condizione ambientale attuale e allo stesso tempo proposte concrete sulla risoluzione della stessa e il supporto psicologico necessario ad affrontarla.
Inoltre, c'è pochissimo supporto dedicato alla salute mentale disponibile per le persone e le comunità MAPA (Most Affected People and Areas), che affrontano le devastanti conseguenze del cambiamento climatico. Necessiterebbero infatti di proposte che si occupino dei rischi psicologici corsi a lungo termine, oltre che della messa in piedi di infrastrutture strutturali a riparo dei danni abitativi causati..
A tal riguardo, la scarsità delle risorse idriche, rappresenta l’ennesima riprova del fatto che non esiste una giustizia climatica senza una giustizia sociale, sanitaria ed economica. Inoltre, alla luce della complessità e latenza con cui si estrinsecano gli effetti sulla salute mentale e globale, risulta di fondamentale importanza il passaggio da un approccio individuale al tema della salute ad uno planetario.
Infine, è fondamentale implementare l’evoluzione multidisciplinare degli interventi sanitari atti a gestire l’impatto della crisi climatica.
IPSI- Istituto Psicologico Italiano
AIACC- Italian Climate Change Anxiety Association