SALUS SPACE: un servizio pubblico innovativo e condiviso
di Giuseppe Melucci
Salus Space è uno dei tanti progetti di rigenerazione urbana che, in modo più o meno efficace, stanno provando a ricucire gli strappi del tessuto urbanistico e sociale delle aree metropolitane del nostro Paese.
La peculiarità di Salus Space risiede nella sperimentalità che ne caratterizza la genesi, la governance pubblico-privata e l'oggetto stesso del servizio erogato.
Salus Space nasce nell’estrema periferia est di Bologna, nel Quartiere Savena, dove era allocata un’ex clinica privata denominata “Villa Salus”, che da molti anni versava in uno stato di abbandono e degrado e che era diventata fonte di forte preoccupazione per la cittadinanza e per l’Amministrazione comunale.[1]
Nel gennaio del 2017, grazie all’opportunità offerta dal primo bando europeo del Programma U.I.A. (Urban Innovative Actions), il Comune di Bologna ha avviato una coprogettazione sperimentale (il Codice del Terzo Settore sarà promulgato solo nel luglio del ‘17), che ha coinvolto 16 partner pubblici e del privato sociale e i cittadini del Quartiere, al fine di costruire insieme un nuovo spazio innovativo nel quale l’accoglienza di migranti e rifugiati si incrociasse con il lavoro, il welfare interculturale, ma che al contempo fosse anche un luogo di benessere collettivo per la Città.
All’esito della coprogettazione terminata nel 2020, il Comune di Bologna ha chiesto ai partner del privato sociale di assumere in via sperimentale per un periodo di tempo di due anni (rinnovabili per altri due) la gestione di Salus Space, con una partnership innovativa pubblico-privato. La conduzione sperimentale aveva l’ulteriore scopo di individuare un modello di gestione collaborativa replicabile anche in altri contesti ed economicamente sostenibile.
All’appello del Comune hanno risposto sei dei sedici partner, che si sono costituiti in Associazione Temporanea di Scopo: Eta Beta cooperativa sociale (in qualità di capofila), Aquaponic Design, Cantieri Meticci, Cefal Emilia Romagna, IRS Istituto per la Ricerca Sociale (e ACLI, che però ne è fuoriuscita nel 2023). Il lavoro di costruzione di comunità, mediazione sociale e linguistica e comunicazione è stato invece affidato a Open Group e Cidas in stretto rapporto con ATS e Comune. Attualmente il lavoro di comunità e la comunicazione sono svolti dall'ATS.
Volendo descriverla sinteticamente, si può innanzitutto affermare che Salus Space è un servizio pubblico locale innovativo di accoglienza di rifugiati in un contesto di abitazioni collaborative.
La governance ideata per la gestione di Salus Space è inedita e rientra nell’ambito degli strumenti dell’amministrazione condivisa. La convenzione sottoscritta da gestore e Comune prevede, oltre ai reciproci obblighi e diritti, che le scelte strategiche e l’ammissione al servizio dei coabitanti siano amministrate dalla Cabina di Regia, organo a composizione mista e paritaria tra il pubblico e il privato sociale.
L’accesso dei rifugiati è gestito secondo le regole del SAI (servizio gestito da ANCI) e in rapporto con il progetto Corridoi Umanitari della Diaconia Valdese. Gli altri coabitanti sono stati selezionati da un bando iniziale, che prevedeva alcuni requisiti oggettivi minimi (conoscenza della lingua italiana, reddito in grado di sostenere il pagamento del contributo, ecc.) e soprattutto requisiti motivazionali e di condivisione dei valori del progetto, che sono stati fissati nella Carta dei Valori e nelle Regole della convivenza.
La selezione è stata effettuata dalla Cabina di Regia, che ha perseguito l’obiettivo di creare un mix sociale e culturale che potesse favorire la nascita di una comunità accogliente ed inclusiva. Attualmente la comunità è composta da più di 50 persone, di ogni età, di diversa estrazione sociale e culturale, provenienti da 4 continenti e che vivono nei 20 appartamenti (12 bilocali e 8 trilocali), di cui 4 dedicati a percorsi di accoglienza.
Il rapporto tra coabitanti, Comune e gestore è regolato da un Patto di coabitazione collaborativa che, oltre al contenuto “economico”, prevede gli impegni di ciascuna parte nella creazione della comunità e nella gestione del servizio. I coabitanti, ad esempio, hanno la possibilità di usufruire di uno sconto fino al 30% sul Contributo per la coabitazione collaborativa nella misura in cui concorrono alla cura del bene comune (piccoli lavori di giardinaggio e pulizia degli spazi comuni, accoglienza durante gli eventi, ecc.).
Oltre al servizio abitativo, a Salus Space sono presenti altre attività economiche che hanno la funzione di corroborare la sostenibilità economica del progetto e di offrire, attraverso il lavoro, ulteriori occasioni di inclusione. In particolare, Salus dispone di un piccolo ostello, di un ristorante siriano gestito in collaborazione con una famiglia proveniente da Aleppo e che ha scelto di vivere a Salus Space e degli orti, che producono le verdure che vengono utilizzate nella Locanda e che vengono vendute ai cittadini del quartiere.
Grazie alle attività economiche ed alla rete dei partner, dal 2021 sono stati effettuati 10 inserimenti lavorativi di cui 4 direttamente nelle attività di Salus.
Oltre all’inclusione lavorativa, il lavoro di comunità (riunioni, laboratori, pratiche di arti partecipative, feste, ecc.) ha consentito di creare una comunità accogliente anche per altre fragilità e di fornire una risposta non solo al bisogno abitativo, creando maggiore benessere sociale e, indirettamente, generando un risparmio per l'Amministrazione pubblica che non è gravata dagli oneri di presa in carico di quelle fragilità.
Se molta attenzione è stata rivolta alla costruzione della comunità esterna, altrettanta ne è stata indirizzata verso la comunità più larga, il Quartiere e la Città.
Salus Space ha infatti anche l’obiettivo di porsi come una nuova centralità urbana attrattiva per il resto della comunità cittadina e non solo. Per questo motivo è stato istituito un centro studi che si occupa dei temi dell’integrazione sociale, welfare interculturale, housing sociale, partecipazione e collaborazione, amministrazione condivisa, rigenerazione urbana, sostenibilità ambientale e altro ancora.
Salus Space si pone inoltre come luogo di creazione e fruizione di cultura e spettacolo, soprattutto attraverso il teatro, concerti, reading e altri generi di performance, organizzate dall’ATS ma anche da scuole e altri soggetti del territorio e non ultimo da una associazione, Incontriamoci a Salus, nata dal coinvolgimento di cittadine e cittadini.
Naturalmente anche Salus Space presenta elementi di criticità ed è suscettibile di ulteriori sviluppi. Tuttavia non è azzardato affermare che questi tre anni di vita hanno delineato un’identità precisa del servizio che viene erogato e che esso è sicuramente sostenibile economicamente e replicabile in altre realtà, a patto di non volerlo riprodurlo pedissequamente ma di saperlo calare nel contesto.
[1] https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/villa-salus-degrado-spaccio-1.2332254