Resistenza

di Elio Vernucci

La resistenza con cui ho fatto i conti quasi quotidianamente è quella che Freud definiva come “tutto ciò che l’inconscio frappone al suo disvelamento”.   Inconscio che quando ha paura di essere scoperto pesca nel suo repertorio dialettico con raffinatezza causidica e estemporanea improntitudine...La Resistenza di cui voglio parlare, nei giorni in cui altri, più appropriatamente di quanto senta di poter fare io, parleranno e scriveranno della LIBERAZIONE, è una mia resistenza attuale.  Dalla quale non so se uscirò vincitore o sconfitto. E che sicuramente sta logorando le mie fibre nervose. Parlo della mia privata resistenza alla Pubblicità. La scrivo con la maiuscola perché la sento come una Persona reale che non ha cognome ma sicuramente ha un corpo, una mente. Una mente perversa e crudele. Che ricorre anche a metodi subdoli e violenti. 

“Non si interrompe un’emozione!” Con un punto esclamativo Federico Fellini bacchettava le interruzioni pubblicitarie che frammentavano i suoi film nei vari passaggi televisivi delle emittenti private, cosa inimmaginabile nella tv di stato. Altri tempi.  E il siparietto era avvertito ancora come qualcosa di innocuo tanto che   Beniamino Placido rispondeva “L’interruzione a volte è benedetta, ti permette di alzarti dalla poltrona, andare a fare una breve telefonata o prendere il caffè, non tutto il male vien per nuocere, e se proprio non ti vuoi alzare usa il telecomando e fai zapping”. Beata ingenuità di un Beniamino che sognava ancora Carosello. Non sapeva che mostro aveva di fronte. Dopo il primo attimo di sbigottimento tutte le reti si sono fatte furbe e in associazione a delinquere interrompono la trasmissione contemporaneamente.  A questa “maramaldesca” e proterva violenza ho cercato di opporre resistenza   con semplici metodi artigianali. Opponendo una fionda al bazooka. Esempio.  Un sito si era offerto gratuitamente di darmi le notizie meteorologiche, poi in maniera surrettizia mi bloccava la visione se non accettavo di accogliere anche la pioggia e la grandine dei messaggi pubblicitari. Ho annullato il sito e semplicemente allungando il braccio fuori di casa la mattina registro il grado di umidità, sostituisco le frecce tagliate che indicherebbero la forza ventosa affacciandomi alla finestra con il “levar del viso odorando il vento infido se mai porti odor di ferro o d’uomo” guadagnandoci anche un ripasso  a mente de  I Promessi Sposi. 

Mi sono di valido aiuto i vecchi proverbi maremmani “Se l’Elba mette il cappello (di nuvole) Piombino prepari l’ombrello” infallibili più del compianto Colonnello Bernacca. La 7 fa un gioco perverso; dopo anni di onorata e affezionata visione mi scrive che se non accetto di vedere una pubblicità centuplicata (cioè non solo presente nello stacco a essa dedicata ma anche con immagini repentine e improvvise che sbucano da ogni dove e che hanno destato la preoccupazione del mio oculista per la mia retina e per la sanità dei muscoli oculomotori) mi permetterà di avere una visione solo parziale dello schermo. Non è male perché posso sentire Floris e Gruber guardando solo i loro occhi senza vedere indici inquisitori o facce patibolari. E così sono approdato a un nuovo mezzo di comunicazione: la televisioneradio, interessante per chi ha trascorso l’infanzia e adolescenza quasi solo coi primi mezzi di comunicazione: piccoli libri e voluminosissima radio. Durante una passeggiata sotto le verdi frasche di Suvereto il Prof. Settis confidava: “Ebbene, spazientito, io ho annullato la pubblicità alienando il televisore”. Altra tempra d’uomo. Uno slogan non invasivo né perturbante del Manifesto dichiarava: La Rivoluzione non russa (con significato sibillino) e non dorme. E se invece si obbligasse la Pubblicità a dormire le ore che medici e igienisti raccomandano, con salutare pennichella pomeridiana, anche russando un po’? Invece di istigare tanti youtuber a rimanere insonni per incomprensibili scopi pubblicitari con il pericolo di provocare incidenti mortali? Buona Liberazione, che nasce sempre dalla Resistenza.