One Health e diritto: sono rose e fioriranno
di Flaminia Aperio Bella
Il termine One Health (OH) è diventato “mainstream” nel dibattito pubblico, specialmente dopo la pandemia da Covid-19. Inizialmente noto solo tra epidemiologi, medici e veterinari, il termine ha fatto irruzione nel linguaggio dei politici, dei documenti di policy e anche della legge, in combinazione con la crescente consapevolezza che esiste una sola salute che lega tutti gli abitanti del nostro Pianeta e, dunque, che la salute umana non può più essere considerata (né tutelata, come si vedrà) isolatamente, senza tenere conto delle connessioni con quella animale e degli ecosistemi.
L’idea che le minacce per la salute debbano essere affrontate valutando l’interrelazione tra la dimensione umana, animale e ambientale non è affatto nuova nelle scienze naturali. Le radici del concetto possono farsi risalire addirittura a Ippocrate, che già prospettava l’idea che tutte le creature viventi condividessero la stessa anima (Zinsstag, 2020). Si colloca in tempi ben più recenti il momento in cui il paradigma OH, evoluto nella forma odierna, è uscito dalle scienze naturali, divenendo strumento di pressione politica; con l’elaborazione di 12 principi all’esito della Conferenza ‘One World, One Health’ (Manhattan, 2004) esperti di tutto il mondo hanno sollecitato i governi ad adottare una strategia innovativa concreta per affrontare le sfide della salute che si pongono nel nostro mondo globalizzato, riconoscendo la connessione essenziale tra umani, animali ed ecosistemi, attraverso l’applicazione di un approccio coordinato e intersettoriale per gestire i rischi connessi a sistemi ecologici e socio-economici.
Da allora tanta strada è stata fatta, sul piano dell’evoluzione di quegli stessi principi (Berlino, 2019) e dell’istituzionalizzazione dell’approccio OH (basti pensare all’Alleanza tra le organizzazioni internazionali a tutela della salute umana -WHO- animale -oggi WOAH- dell’alimentazione e dell’agricoltura -FAO- poi divenuta “Tripartita+” o “Quadripartita” con l’adesione del Programma Ambiente delle Nazioni Unite -UNEP-).
Anche a livello normativo OH appare con forza crescente: dopo una lunga fase di riferimenti generici e sporadici al “concetto” OH nei documenti di policy a livello nazionale, europeo e internazionale, cominciano a comparire riferimenti sempre più circostanziati nei testi giuridici, in cui il OH è presentato come un “approccio” (cfr. art. 27, d.l. 36/2022, conv. nella l. n. 79), meritevole di applicazione anche oltre gli specifici settori di prevenzione delle pandemie, lotta alla resistenza antimicrobica, zoonosi e lotta contro malattie infettive emergenti, nonché addirittura come un principio guida vincolante nel perseguimento di obiettivi generali e specifici legati alla salute (v. artt. 3 e 4 EU4Health Reg (EU) 2021/522; art. 2 l.r. Lombardia 39/2009 come modificata nel 2021 e, da ultimo, la proposta di Trattato internazionale sulle pandemie i cui negoziati sono ancora in corso).
L’innegabile accelerazione impressa dal tragico avvento del COVID-19, se, da un lato, ha comportato la moltiplicazione delle iniziative dedicate al OH, con conseguente necessità di unificazione strategica e concettuale (soddisfatta, a livello sovranazionale, con l’istituzione, nel 2022, di un panel di esperti di alto livello a ciò deputato), dall’altro, ha lasciato aperte sfide sostanziali per far uscire questo approccio dai confini di un concetto e per tradurlo in un sistema funzionante, costituito dall'interrelazione dei tre pilastri della salute umana, della salute animale e della salute ambientale. In una parola, l'“operazionalizzazione” del OH è ancora una sfida (OHEJP 2022).
Qui entrano in gioco le scienze sociali e, tra queste, il ruolo primario del diritto. Nonostante si affermi da tempo che "l'implementazione di un approccio OH trarrebbe beneficio da strumenti normativi che chiariscano i ruoli e le responsabilità dei vari attori coinvolti" (FAO 2020), è avvertita da più parti la mancanza di discussione sull'operatività del OH dal punto di vista del diritto e sugli assunti normativi sottesi. La lacuna è legata, più in generale, al ruolo marginale accordato alla dimensione giuridica nel discorso sul OH (Elnaiem 2023). Basti pensare al fatto che i giuristi non sono (o sono scarsamente) rappresentati nelle centinaia di gruppi e reti di esperti istituiti sotto gli auspici del OH (Khan 2018) e che diversi contributi recenti sul tema hanno sollecitato una maggiore ricerca nel campo delle scienze sociali per illuminare gli ostacoli regolatori all'attuazione e all'istituzionalizzazione transfrontaliera di OH.
Recentemente, il "Documento sull'istituzionalizzazione di One Health" ha concluso che "l'inclusione delle scienze sociali e dell'economia in One Health è fondamentale e dovrebbe rappresentare il prossimo investimento culturale" (OHEJP, 2022).
La sfida è stata raccolta e molti giuristi cominciano a dedicarsi all’argomento. Importante contributo, in questo panorama, lo ha dato il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre, che ha offerto il primo corso in Italia specificamente dedicato al paradigma OH osservato sul piano giuridico (“One Health: la tutela della salute oltre i confini nazionali e disciplinari”), ideato da chi scrive, fruibile anche agli esterni, e giunto ormai al suo terzo anno di attivazione, con partecipazione sempre crescente di studenti e gemmazione di iniziative e pubblicazioni correlate.
Si può affermare, allora, che l’unione tra OH e diritto sta convolando verso una solida relazione a beneficio reciproco.
Cosa possiamo fare, ancora, per alimentare questo sodalizio?
Come cittadini, impegnarci a diffondere una cultura comune del OH, cavalcando una sensibilità che, come dimostrano le statistiche, è già ben radicata a livello nazionale.
Come studiosi del diritto, ricordarci che ciò che è innovativo in OH non è il suo contenuto, bensì la metodologia richiesta per la sua attuazione, che tende a creare meccanismi e procedure di coordinamento, di comunicazione, di collaborazione e di “capacity building”. Allora, se è vero che l'azione interdisciplinare e intersettoriale necessaria per affrontare sistematicamente le minacce alla salute con la "lente OH" è resa possibile solo da misure organizzative e procedurali, gli studiosi che si occupano di questi temi sono chiamati, in prima persona, a contribuire alla “fioritura” del OH, scendendo in campo per trasformarlo in realtà.