No Planet B.
Uno sguardo a nascita e cambiamenti del movimento Fridays for Future.
di Patrizia Lessi
Scrivevo in un articolo di alcuni anni fa che buona parte della letteratura e del cinema catastrofici del secolo scorso ci ha descritto un futuro in cui con noi sarebbe scomparso anche il mondo conosciuto. Vuoi per un incidente nucleare, la terza guerra mondiale, un meteorite, un virus o gli alieni la sciagura globale non avrebbe riguardato solo il genere umano ma l’intero habitat condiviso con flora e fauna in ogni angolo della Terra. Finiti noi, finito tutto. A volte la Terra è stata immaginata come triste santuario adorato da lontano, nelle leggende trasmesse a generazioni che ormai vivono su stazioni spaziali o esplorano l’universo in cerca di una nuova casa fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima. A volte il pianeta è stato descritto moribondo, avvelenato dalle radiazioni o reso inospitale da una mesta cupola di inquinamento che ormai impedisce ai pochi superstiti di vedere o ricordare la luce del sole.
Fatta eccezione per il genere cyberpunk che forse più di ogni altro ha rappresentato la relazione fra umanità e macchina in futuro vicinissimo e realistico come ci avviamo a viverlo nel tempo presente, merita un discorso a parte uno dei romanzi meno conosciuti della celebre scrittrice inglese P.D. James che nel 1992 a 72 anni e in un momento storico in cui la crisi climatica non si era ancora posta con l’urgenza di adesso inventa uno scenario di originale perfidia: sul finire del ‘900 l’umanità perde la capacità di riprodursi. Le cause della sterilità di uomini e donne sono sconosciute. Forse un virus o un batterio sviluppatosi nell’ecosistema sempre più modificato e debilitato dall’azione degli esseri umani hanno causato una sterilità per la quale non esiste cura. Forse la natura ha deciso di liberarsi del suo parassita più formidabile ormai divenuto troppo pericoloso e incontrollabile. Fatto sta che nel 2021, anno in cui I figli degli uomini[1] è ambientato, l’ultimo nato umano della Terra muore a diciotto anni senza che ci siano diciassettenni a riempire quel vuoto, né altri venuti dopo di loro. Tranne alcune nazioni che hanno mantenuto il controllo di ricchezza e risorse e che stanno investendo in ricerche sulla fertilità, il resto della popolazione vive in condizioni sempre più disperate cercando rifugio in paesi come l’Inghilterra dove sopravvivere come clandestini o ospiti tollerati solo se disposti a svolgere i lavori più umili fino a che la tarda età non li renda inabili ai servizi dunque non più benvenuti sul suolo britannico. L’intera umanità sta sgocciolando via da quella che ha sempre considerato casa sua e che ormai è divenuta un inaridito mausoleo di vestigia del passato che non verranno trasmesse ai posteri e si perderanno per sempre.
Perché la fine del mondo può non avvenire con una subitanea catastrofe che non ci dia modo neanche di pensare a cosa sta succedendo. Può essere un lento e inesorabile stillicidio in cui l’ultima generazione dell’umanità chiuderà con l’estinzione dei conti per tutti.
L’idea e la narrazione di P.D. James sono così potenti da aver intercettato l’immaginario materico di Alfonso Cuaròn che fra la regia di un episodio di Harry Potter[2] e l’acclamato Roma[3], nel 2006 ha portato sul grande schermo l’adattamento del romanzo accentuandone gli aspetti sociali e climatici. In un mondo perennemente grigio e inquinato in cui coltivare la terra o produrre arte non ha più senso perché presto non ci sarà nessuno a goderne i frutti, l’umanità è sì ancora divisa in cittadini e rifugiati, rifugiati e clandestini, ricchi e poveri, aventi voce e diritti ed invisibili, ma è anche e soprattutto tagliata in due dalla differente reazione che oppone le vecchie alle nuove (e ultime) generazioni. Mentre le prime oscillano fra una inerte rassegnazione e la speranza di trovare una cura alla sterilità, le seconde reagiscono con una violenza autodistruttiva che scarica rabbia e dolore per il nulla che arranca alle loro spalle. La raggelante consapevolezza di essere testimoni terminali della storia dell’umanità schiaccia ragazzi e ragazze in un presente che non si svilupperà mai nella costruzione di una famiglia, di una competenza o un sapere che valgano la pena di essere coltivati e conservati.
A pensarci bene i giovani sopra descritti non distano molto dall’immagine molto diffusa che i media ci danno oggi della generazione Z o di quella Alfa. Nativi digitali, perennemente attaccati al telefono, anaffettivi, ignoranti e disinteressati al mondo perché immersi in un perenne presente in cui vivere appieno l’unica fase della vita che abbiamo insegnato loro essere la più bella e la più fugace: la gioventù.
Così nel 2018 l’assunzione agli onori delle cronache di una quindicenne svedese che saltava la scuola a intervalli regolari per protestare in solitaria davanti al Riksdag[4] a Stoccolma per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica in Svezia è passata dall’essere narrata come una notizia curiosa alla trasformazione in un fenomeno mediatico di massa altamente divisivo, si prendano a titolo di esempio la copertina del Time che nel 2019 nominò Greta Thunberg Persona dell’anno[5] ai titoli di "Libero" o "Il Giornale" in cui l’attivista svedese veniva appellata sistematicamente Gretina giocando sulla somiglianza fra la g iniziale e la c di tutt’altra parola.[6]
Eppure, l’enorme popolarità di Thunberg, indipendentemente da cosa si pensi di Lei, non può essere letta come fenomeno indipendente dalla preoccupazione urgente e reale delle generazioni più giovani per il mondo in cui vivranno da adulte e che ha nel cambiamento climatico uno dei suoi interrogativi più impellenti. Non è un caso che le sue scelte abbiano originato un movimento trasversale a nazioni e continenti come il Fridays For Future.[7]
A fronte della denunciata assenza dei giovanissimi alla partecipazione politica i numerosi appassionati o attivisti organizzati in una capillare rete globale hanno partecipato regolarmente o a spot alle manifestazioni settimanali di FFF. Organizzato e combattivo il movimento si è dimostrato straordinariamente efficace nella promozione dell’inserimento della protezione del clima nell’agenda politica internazionale. Che si tratti di mangiare meno carne boicottando gli allevamenti intensivi o trovare forme di trasporto alternative ai voli aerei per ridurre le emissioni di CO2 i sostenitori delle idee di Thunberg hanno fatto del Clima il termine ombrello sotto cui proteggere vaste aree a rischio del nostro mondo.
Sebbene il COVID-19 abbia ridotto l’effetto del movimento che fino alla pandemia alimentava il proprio motore con incontri di massa tenuti regolarmente, in contemporanea, il venerdì nelle strade e nelle piazze delle maggiori città del mondo, i giovani attivisti non si sono arresi studiando altri modi per tenere desta l’attenzione sul clima e soprattutto rendendo familiari temi di cui fino a qualche anno fa parlavamo pochissimo. Senza cedere a forme radicali di protesta come quelle portate avanti a colpi di vernice sulle opere d’arte dai membri di Ultima Generazione[8] che pur stanno ottenendo una maggiore copertura mediatica, i ragazzi e le ragazze di FFF continua a portare avanti campagne d’informazione attraverso la rete e gli incontri di sensibilizzazione in grado di attirare ancora molti coetanei.
Sembrerebbe una generazione molto distante da quella bidimensionale spesso superficialmente somministrata dai mass media e dall’altra disperata e brutale descritta da P.D. James o Cuaròn. Una cosa ce l’ha chiara: non esiste un piano di fuga. Non c’è un pianeta B. Alla sterilità immaginata nel genere umano si pone oggi in termini assai concreti quella in atto sulla Terra. Combattere per il suo futuro può ancora dare senso alla presenza e al cammino dei suoi figli su di essa.
[1] P.D. James The children of Men, 1992, tradotto e pubblicato in Italia da Mondadori
[2] Harry Potter and the Prisoner of Azkaban, 2004
[3] Roma, 2018
[4] Il Parlamento Nazionale del Regno di Svezia
[5] Time, 11 December 2019, Greta Thunberg named Time Person of The Year
[6] Il Giornale, 12 novembre 2019, Gretina salperà per la Spagna anche se traversata è a rischio per il meteo Libero, 18 aprile 2019, Bergoglio in Vaticano “Vieni avanti Gretina” - La Rompiballe va dal Papa
[7] https://fridaysforfuture.org/
[8] https://letzegeneration.org