Cambiano le maree

La storia di Norina Fabbri

Su "Nora "di Maria Cristina Janssen, 2021, La Bancarella editrice

Di Patrizia Lessi

Uno degli aspetti salienti del femminismo storico, o della terza ondata femminista,  dopo le lotte per l'emancipazione e la costruzione di un ruolo sociale autonomo e forte, è certamente dato dall'attività di ricerca in campo filosofico e storico di figure femminili nascoste, se non del tutto cancellate, dalla storia ufficiale.
In Italia è grazie al pensiero della differenza e al lavoro della società italiana delle storiche (SIS) se sono emerse identità rimaste per moltissimo tempo in fondo al mare magnum degli eventi generali. Queste si sono così stagliate come isole sparse entro l'orizzonte degli eventi in cui ci è dato di osservare. Isole piccole e grandi, a volte solitarie altre vicine l'una all'altra, ancora in superficie nei complicati moti ondosi di inizio ‘900, prima che il ventennio fascista ne inabissasse gran parte. Isole delle donne in cui a dispetto dei pochi diritti giuridici e delle scarse possibilità sociali queste hanno fatto sentire la loro voce, lottato, costruito.
È ad una ragazzina coraggiosa di inizio secolo che Maria Cristina Janssen ha così recentemente rivolto lo sguardo incontrandola per caso durante le ricerche per un racconto che riguardava un uomo.
È guardando più a fondo che l'autrice ha intravisto la superficie di qualcosa di inedito e straordinario ed è oggi grazie a lei se quella superficie si è fatta terra emersa allo sguardo di tutti. Nora è una giovanissima donna di questo territorio, nata a Campiglia Marittima ma legata indissolubilmente a Piombino. Neanche quindicenne è fra le poche operaie a costituire la minoranza femminile della forza lavoro alla Magona d'Italia. Entra in fabbrica orfana del padre, con la necessità di sostenere economicamente la famiglia e la risolutezza di chi ha studiato fino alla quinta elementare e desidera che il fratellino di appena sette anni non rinunci entrando in Magona all'istruzione di base, da lei vissuta come autentico e potente strumento di autonomia e libertà personale. È dentro la fabbrica che Nora conosce la realtà della lega metallurgica femminile, una delle prime associazioni sindacali costituita da donne. Lì impara a guardarsi con altri occhi, cogliendo in sé la curiosità per il mondo e la passione per i diritti. L'istruzione e il lavoro la spingono a farsi domande e ad acquisire una consapevolezza di sé  aggiuntiva a quella tradizionale di figlia, sorella e futura madre di famiglia. 
Leggendo autonomamente opuscoli e giornali, frequentando la Camera del Lavoro cittadina, partecipando a scioperi e scontri, Nora si fa forte anche grazie alla forza della rappresentatività data dal gruppo di donne che si riconoscono in obiettivi comuni. Diventa così parte attiva della società che vuole cambiare. 
Da sindacalista si batte per la parità salariale, la sicurezza sul lavoro, un trattamento equo per le operaie e gli operai. Nora fa poi suoi i valori anarchici, come l'orientamento al futuro, al cambiamento anche radicale che in lei e molte altre non si traduce in un desiderio di distruzione di ciò che esiste, ma di disancoramento da alcuni valori in contraddizione con la libera espressione di sé, primo fra tutti il militarismo. 
Nora rifugge la guerra come strumento di conquista e attraverso i suoi occhi Maria Cristina Janssen allarga la prospettiva a coloro che nella guerra d'invasione, da quella di Libia al conflitto mondiale, hanno visto la fine di ogni tentativo di emancipazione e attitudine al pensiero libero e all'uguaglianza sociale. Sono molte le attiviste che si spendono non solo per se stesse, i propri mariti o i figli andati a combattere, ma pensano anche alle altre donne, quelle arabe ad esempio, come le italiane private doppiamente degli uomini, assenti quando se ne vanno, ma anche quando tornano (se tornano) perché irrimediabilmente segnati dalla violenza e diversi da coloro che erano partiti. 
Nora si spende perché questo possa un giorno non accadere mai più, sogna in grande, in un luogo e un tempo in cui destino individuale e collettivo erano ancora concepiti come legati a doppio filo. Nel breve e intenso romanzo che la riguarda Norina Fabbri si trasforma da adolescente a donna totalmente inserita nel mondo. Anche l'amore è conosciuto e cresce nel contesto di sogni e impegno sociale.

La sua è un'isola che di lì a poco sparirà sotto la superficie spessa e disomogenea della storia. Dopo molti anni essa si staglia di nuovo fra cielo e mare a fornire una mappa, un'idea di mondo quale ogni guida in fondo è, che le donne e gli uomini di oggi possono leggere e interpretare mentre continuano a dividersi fra chi osserva dal molo e chi intraprende la via del mare.