Girerai il mondo …
di Francesco Viegi
“Vieni a Ingegneria, Girerai il mondo” c’era scritto in alto sul muro dell’aula B11 in via Dio Ti Salvi a Pisa.
Non mi ero iscritto per quello, ma è stata una giusta profezia.
Più di vent’anni dopo la laurea posso dire di aver viaggiato molto per lavoro, facendo anche alcune lunghe esperienze di vita all’estero. Ho iniziato con i miei genitori da bambino ed ho continuato a farlo a lungo come ‘turista’, ma vivere in un altro paese è tutta un’altra cosa. Il fatto che la ragione primaria della presenza in quel luogo sia di natura lavorativa comporta un'integrazione ed un radicamento assolutamente impossibile per un turista, per una questione sia di tempi che di modi.
Sud Africa, Bulgaria, Canada, Stati Uniti, Trinidad e Tobago … solo alcune delle tappe del mio viaggio professionale che inevitabilmente è diventato anche personale.
“Il fascismo si vince leggendo, il razzismo viaggiando” avevano scritto sui muri della facoltà di filosofia.
Tutto vero.
Per lavorare in un altro paese devi poter interagire appropriatamente e proficuamente con gli altri lavoratori del luogo. C’è solamente un modo: aprirsi all’ascolto. Comprendere. Cercare nei primi mesi di capire la loro cultura. E’ questa la chiave del cambiamento. Una chiave duplice, perché se da una parte ti fornisce gli strumenti per agire nel tuo contesto lavorativo apportando cambiamenti efficaci, dall’altra modifica te stesso.
Guardando nella cultura di un altro popolo e comprendendola, una parte di quella cultura entrerà profondamente a far parte del tuo bagaglio, permettendoti di mettere a fuoco e far emergere nuovi aspetti di te stesso che non conoscevi.
Non è un processo semplice, richiede attenzione, curiosità e perseveranza. Passa attraverso la quotidiana esperienza: la lingua, la cucina, la storia, la tradizione. E’ come una cipolla, un viaggio che procede uno strato dopo l’altro.
Si parte dalla superficie … un nastro bianco e rosso significano l’arrivo della Primavera (la Baba Marta Bulgara) e l’aragosta può costare meno della pizza (a Prince Edward Island - Canada). Il mango ha più di una dozzina di specie alcune davvero buffissime e buonissime (Trinidad e Tobago) ed il Texas custodisce una fondazione culturale ammirevole (Menil - Houston) nata dalla difesa dei diritti civili delle minoranze.
Per poi scendere più in profondità … e comprendere che la ragione profonda del maniacale attaccamento all’estetica delle donne dell’Est va ricercato nella esecrabile privazione che il regime comunista ha imposto alle loro madri (consentendo di truccarsi solo 1 volta l’anno, 2 volte in caso di matrimonio). Capire che nel Carnevale c’è l’idiosincrasia delle mille culture presenti nell’isola di Trinidad che si mischiano con lo spirito animista, profondamente legato alla natura, di quei luoghi, creando una nuova dimensione culturale temporanea che comprende le altre in un unica folle danza.
Un giorno dopo l’altro, facendo esperienza si comprende e si cambia, il nostro ‘albero’ produce nuovi frutti, ma per quanto si sfoglino gli strati della cipolla rimarrà sempre una sorta di nocciolo inconoscibile, così come resta profonda la radice culturale dalla quale proveniamo, salda base dell’albero.
E’ strano … una cipolla con un nocciolo appesa ad un albero dalle radici profonde, eppure in questa metafora c’è l’incontro proficuo tra due mondi che, credetemi, porta all’inevitabile miglioramento di entrambi.
Il progresso nasce sempre dall’incontro di profonde differenze. La corrente elettrica scorre in presenza di una differenza di potenziale … e senza questa corrente non ci sarà abbastanza luce per illuminare la via che porta al domani.