Durante un suo concerto, Fabrizio de André pronunciò una frase su cui vale la pena riflettere: "C'erano morali nel Medioevo o nel Rinascimento che oggi non sono più assolutamente riconosciute. Vedo che c'è un gran tormento sulla perdita dei valori: bisogna aspettare di storicizzarli".
Il cantautore genovese si riferiva a tutti coloro che, appartenenti alla vecchia generazione, non vedevano futuro né alcuna positività nei giovani, ponendo tra loro e se stessi una barriera invisibile ma concreta.
Oggi la nostra gioventù inquieta si muove verso uno stato di totale disperazione, generato dalla noia, quella del possesso, del consumo. Su questo può essere opportuno richiamare quanto scriveva Charles Baudelaire “Al lettore” nel prologo de I Fiori Del Male: “Ma in mezzo agli sciacalli, le pantere, le cagne, le scimmie, gli scorpioni, gli avvoltoi, i serpenti, fra i mostri che guaiscono, urlano, grugniscono entro il serraglio infame dei nostri vizi, uno ve n'è, più laido, più cattivo, più immondo. Sebbene non faccia grandi gesti, né lanci acute strida, ridurrebbe volentieri la terra a una rovina e in un solo sbadiglio ingoierebbe il mondo. È la Noia! L'occhio gravato da una lacrima involontaria, sogna patiboli fumando la sua pipa. Tu lo conosci, lettore, questo mostro delicato - tu, ipocrita lettore - mio simile e fratello!
Siamo immersi in una società che ci seduce e si comporta come il Principe manzoniano, padre di Gertrude: ci adula in maniera perversa e nascosta sin dalla più tenera età per arrivare al suo scopo, creare consumatori. Siamo tutti consumatori prima che cittadini, tutti clienti invece che produttori, passivi anziché attivi.
Non vi manca il contadino che è contadino? Il pastore che è pastore? L'operaio che è operaio? Mi rivolgo a voi, miei coetanei. Non sentite la mancanza di valori che ci riportino alla nostra origine, alla natura? E’ necessario uno sforzo di tutti noi per ritrovare questi nostri valori che sono la base del nostro essere.
Non possiamo soffermarci a un’estrema apparenza, dobbiamo scavare, cercare dentro di noi, nelle nostre coscienze, nella sacralità umana per trovare ciò che più ci rassomiglia: la solidarietà, l’amore, la collettività. Sono tutti valori e sentimenti non destinati alla mercificazione.
Se crediamo davvero, se pensiamo davvero, se lottiamo davvero, dobbiamo, utilizzando un termine sartriano, "sporcarci le mani", agire nel concreto.
Le vecchie generazioni-ed è per me un punto fermo- non devono abbandonarsi a una retorica nostalgia del passato imponendo una silenziosa supremazia, come i giovani non devono scandalizzarsi di fronte a dei valori passati: deve esserci comprensione, da entrambe le parti.
Il ruolo di noi giovani deve essere progressivo: conoscere il passato per avvicinarci a una centralità nel presente e ottenerla nel futuro.