L'effetto Pigmalione in classe

di Vincenzo Scaringi

Sfogliamo il dizionario Treccani online alla ricerca del lemma "visionario"  e leggiamo i seguenti significati: "Che ha delle visioni, delle apparizioni soprannaturali o delle allucinazioni visive: un santone, un fanatico visionario.; un soggetto paranoico visionario.; una ragazza psichicamente labile e visionaria.; come sostantivo: un visionario, una visionaria; i visionari.
Con ciò intendiamo dire che per lungo tempo nella comune accezione della nostra lingua questo termine non ha goduto di una buona e lusinghiera reputazione.

Passiamo ora al dizionario plurilingue online Wordreference e andiamo a leggere il significato del termine corrispettivo "visionary" in lingua inglese e nella traduzione italiana:"visionary": person who shows foresight; nella traduzione italiana "persona che mostra preveggenza, lungimiranza. E inoltre: idealista, visionario, precursore, lungimirante, futuristico".
A titolo di esempio: Steve Jobs was a visionary who had a dream of a personal computer in every home. Steve Jobs era un visionario che sognava un personal computer in ogni casa. E' del tutto evidente che su questo termine ha pesato il significato marcatamente positivo dell’inglese "visionary", con l'esito inatteso che ora vediamo, e d'altronde non è certo l'unico caso. Anche nella lingua italiana il termine "visionario" oggi descrive chi ha una sicura visione del futuro, su come accoglierlo e guidarlo, con un carattere quasi profetico; descrive chi mostra un’immaginazione straordinaria, una potente vena creativa. Così diventano visionari i grandi innovatori e i grandi politici, gli scienziati e le scienziate, e gli artisti più estrosi e inventivi. Riconosciamo al/alla visionario/a una qualità che potremmo definire anticipazione immaginativa. Ne abbiamo un bell'esempio nel bellissimo racconto che Jean Giono dedicò a Elzéard Bouffier, un modesto pastore solitario e tranquillo da lui incontrato durante una delle sue passeggiate in Provenza. L'uomo provava piacere a vivere lentamente, con le pecore e il cane. Eppure, nella sua totale solitudine quest'uomo stava compiendo una grande azione, un'impresa che avrebbe cambiato la faccia della sua terra e la vita delle generazioni future. Il titolo del racconto, breve ma significativo, è "L'uomo che piantava gli alberi". In quel personaggio lo scrittore individua delle qualità che sono tipiche dei visionari:
- il guardare lontano, ben oltre la realtà che gli si presenta;
- la piena tranquilla consapevolezza che il risultato di qualsiasi impresa autenticamente importante, che lasci sul mondo tracce visibili, lo si potrà vedere dopo lunghi anni;
- la mancanza di egoismo sostituito invece da uan grandezza d'animo e da una generosità senza pari;
- il non ricercare alcuna ricompensa.
Ma le migliaia e migliaia di querce, di faggi, di aceri, che quell'uomo aveva piantato non avevano cambiato sotanto il volto geografico, paesaggistico, climatico di una regione, avevano cambiato anche il carattere e il tipo di relazioni che gli abitanti avevano instataurato tra loro. Ciascuno ora si sentiva sorretto dalla speranza, un nuovo tipo di fiducia alimentava ora i rapporti tra gli individui. Tutto ciò assumeva un valore ancora più grande se pensiamo che quell'uomo taciturno si era dedicato a questa impresa titanica durante gli anni di quella folle immane ecatombe che fu la prima guerra mondiale, un evento di cui lui evidentemente non si curò minimamente.
Proprio da quest'ultimo elemento, cioè dell'influenza che il cambiamento del paesaggio ebbe sul carattere degli abitanti che tornarono a ripopolare una regione precedentemente abbandonata, ho cercato di ricavarne, perché no? Una lezione pedagogica: se possiamo esercitare la nostra anticipazione immaginativa sulle cose possiamo forse esercitarla anche sugli individui, sulle persone. Certo, non è la stessa cosa, entra in gioco un altro saper fare.

Cominciai così a studiare l'effetto Pigmalione in classe. Negli anni '60 c'era stato in America un interessante esperimento di psicologia sociale documentato in seguito nel volume che i due ricercatori, Robert Rosenthal e Lenore Jacobson, pubblicarono. L'effetto Pigmalione fa riferimento a un mito greco basato sul principio della profezia che si autoavvera. In pratica il comportamento dell'insegnante nei confronti dell'allievo determina la qualità della prestazione di quest'ultimo. Potremmo dire che la "visione" che io ho dell'allievo, frutto evidentemente anche di un mio pregiudizio inconscio, mi porterà a porre questioni che, nel caso di un pregiudizio negativo richiederanno una ed una sola risposta; diversamente invece nel caso di un pregiudizio positivo con elevate aspettative, la questione posta richiederà un ventaglio di risposte anche di tipo creativo. Avrò pertanto inconsciamente incoraggiato l'allievo che ha rafforzato il mio pregiudizio, ossia elevate aspettative portano a prestazioni migliori. La profezia che si autoavvera,appunto.

Avendo avuto la fortuna di lavorare nella scuola di un paesino, ho potuto verificare nel tempo la crescita negli anni dei miei/nostri allievi, e di rendermi conto dell'importanza delle visioni, delle aspettative più o meno consce che proiettiamo sugli allievi e sulle allieve. L'insegnante è perciò colui o colei che modella e migliora la personalità. Nel linguaggio comune l'aspettativa dell'insegnante viene comunemente definita "etichetta", l'insegnante etichetta gli alunni e, nel bene o nel male, ne condiziona i comportamenti. Essere consapevoli di ciò determina un grosso salto qualitativo e un notevole miglioramento nella relazione pedagogica.