Donne con la penna
Viaggiatrici nell’Italia del Grand Tour
di Stefano D’Atri
Verso la fine del XVII secolo, e soprattutto nel secolo successivo, comincia ad essere un fatto di moda scrivere e pubblicare memorie di viaggio. Poco alla volta diventa un genere letterario che obbedisce a norme proprie, ma con una sostanziale differenza: nei testi settecenteschi c’è un’oggettività analitica e descrittiva, che lentamente si trasforma in ricerca al fondo della individuale emotività del viaggiatore (De Seta).
Si viaggia per i motivi più diversi: necessità, studio, diletto, conoscenza e curiosità. A volte per molte di queste cose insieme. Viaggiano uomini e donne e spesso vanno in Italia, alla scoperta (o riscoperta) del mondo classico. Quella che i loro sguardi catturano è spesso una realtà quasi uguale a se stessa, stereotipata, ma non sempre è così: esistono sguardi “diversi” e sono soprattutto sguardi femminili (d’Atri).
Questo può meravigliare solo chi non frequenta la letteratura odeporica. Ma noi sappiamo, invece, che, attraverso il viaggio, le donne potevano trasformarsi in acuti osservatori e commentatori sociali. Donne che scappano dal mondo dei salotti per mettersi alla prova e godere dell'indipendenza sociale, coltivando all’estero nuovi gusti (Dolan).
Queste sono considerazioni che non valgono solo per le viaggiatrici inglesi tra XVIII e XIX secolo ma che possano essere estese a molte delle donne che visitano la penisola italiana in quel periodo. Certo, dal punto di vista numerico, le viaggiatrici costituiscono una minoranza. Questo è un periodo in cui sono molto diffusi i pregiudizi contro le donne che si arrogano il diritto di viaggiare e per di più di scrivere e, peggio ancora, di pubblicare. E, dall’altra parte, viaggiare non lo si riteneva consono al tipo di educazione che le donne ricevevano: come potevano comprendere l’Italia, patria della classicità, se erano escluse dagli studi classici? (Abbate Badin).
In realtà, refrattarie a perseverare nei più logori luoghi comuni e consapevoli di essere le nuove protagoniste del Grand Tour, queste viaggiatrici riescono, per contrasto, a far risaltare i pregiudizi, le ossessioni e la supponenza della controparte maschile (Brilli). Come dimostra, ad esempio, Mariana Strake - la scrittrice inglese che visita l’Italia alla fine del ‘700 – quando capovolge uno dei più usuali luoghi comuni sul popolo napoletano, definendolo good-humored, open-hearted, and though passionate. O la stessa Sydney Owenson, lady Morgan, che si discosta dagli etnostereotipi dei suoi contemporanei, non solo trovando nella propria coscienza politica una chiave di lettura e di discolpa per i vizi più comunemente attribuiti ai napoletani, ma – più in generale - facendo ricadere la responsabilità delle colpe degli italiani su chi li governa (Abbate Badin).
Senza dimenticare Cesira Pozzolini Siciliani che ci regala la descrizione di scene di vita quotidiana nelle strade napoletane con una leggerezza e un rispetto sorprendenti: uno sguardo leggero, dove non c’è posto per i luoghi comuni, ma solo per la vita reale (d’Atri).
Non si tratta di creare una contrapposizione tra viaggiatrici “moderne” e viaggiatori “conservatori”. Anche le donne che viaggiano sono spesse vittime di sguardi ideologici legati al proprio retroterra culturale. Abbastanza frequenti, infatti, sono le impressioni negative di chi visitava il Sud, in particolare Napoli e la Sicilia, e non soltanto a causa della mancanza di strade e comfort: spesso ci troviamo di fronte a distanze incolmabile tra culture e modi di vivere diversi, anche tra gli stessi italiani (Guida).
Quello che voglio sottolineare è, invece. che sono loro, più dei grandi ed acclamati scrittori, le vere protagoniste del Grand Tour. Donne diverse tra loro – per cultura, provenienza geografica e, a volte, per estrazione sociale - ma che riescono a catturare momenti di magnifico realismo. E che ci regalano una specificità tutta femminile nella decostruzione dei più diffusi immaginari della società italiana e, in particolare, di quella del Mezzogiorno (d’Atri).
Piccola bibliografia di riferimento
D. Abbate Badin, Tre primedonne del Grand Tour: Lady Montagu, Hester Thrale e Lady Morgan, in Viaggi e pellegrinaggi fra Tre e Ottocento. Bilanci e prospettive, a cura di C. Sensi e P. Pellizzari, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2008, pp. 331-382
A. Brilli, Le viaggiatrici del Gran Tour. Storie, amori, avventure, con S. Neri, Bologna 2020
C. de Seta, L’Italia nello specchio del Grand Tour, Milano 2014
S. d’Atri, La pasta è un sentimento che mi difetta. Territori della pasta e viaggiatori tra Settecento e Ottocento, Scafati 2024
B. Dolan, Ladies of the Grand Tour, London 2001
P. Guida, Scrittrici con la valigia. Capitoli e censimento dell’odeporica femminile italiana dall’Antichità al Primo Novecento, Galatina (Le) 2019
A. Mączak, Viaggi e viaggiatori nell’Europa moderna, Roma-Bari 2009
Con la partecipazione di:
C. Pozzolini Siciliani, Napoli e dintorni. Impressioni e ricordi, Napoli 2011 [1878]
M. Starke, Letters from Italy, between the year 1792 and 1798, vol. II, London 1800
E per accompagnare la lettura: Ensemble Diderot, Travel Concertos (AUDAX Records, 2022).