Costruire il diritto all'abitare

di Carlo Cellamare
 

Come noto, in Italia non si fanno politiche per l’abitare da molti anni. Il diritto all’abitare sta diventando progressivamente nel tempo un fattore di diseguaglianza e una possibilità concreta e di qualità per sempre meno persone.
Un’ingiustizia sofferta in primo luogo dai più vulnerabili, ma che coinvolge, quindi, in misura crescente fasce sempre più ampie di popolazione che per via delle loro condizioni non possono accedere e vivere in case dignitose, sicure, salubri ed economicamente sostenibili. Un’ingiustizia alimentata per di più, dalla carenza e cattiva qualità dei servizi essenziali disponibili (scuola, mobilità, salute). Si pone quindi l’attenzione sull’accesso ad un abitare funzionale e sostenibile, come diritto, ma anche come strumento di contrasto delle disuguaglianze e supporto a processi di crescita individuale e della società in senso lato.
Questa situazione non è frutto di casualità ma l’esito di un lungo concatenarsi di scelte susseguitesi nel tempo: a partire dagli anni ‘90 il problema della casa gradualmente scompare dall’agenda pubblica e dal dibattito disciplinare, con una drastica contrazione dei finanziamenti, della produzione di nuove abitazioni di edilizia residenziale pubblica e delle attività di riqualificazione e adeguamento del patrimonio esistente. Negli ultimi decenni sono mutati non solo i profili sociali dei beneficiari di abitazioni pubbliche, ma ha subito modifiche anche il senso dell’abitare in generale e il ruolo della casa nei percorsi di vita e di lavoro delle persone. Pensiamo ai temi dell’abitare temporaneo, agli studenti, alla coabitazione, alla cosiddetta “fascia grigia”, al problema degli anziani, alle pressioni dovute alla gentrificazione, alla turistificazione e al diffondersi degli affitti brevi.

Abitare poi non è solo la casa, ma un complesso di esigenze connesse alla qualità dell’abitare, ai contesti urbani, all’accessibilità a tutte le opportunità della città, alla disponibilità di servizi e attrezzature, all’occupazione e al lavoro. Il disagio abitativo riflette la difficoltà di vive in una società in cui il welfare sta arretrando paurosamente, lasciando in difficoltà tantissime persone.

La situazione è diventata emergenziale. Basta pensare che in Italia ci sono circa 650 mila famiglie in attesa nelle graduatorie comunali per l’accesso ad una casa popolare (circa 1,4 milioni di persone). E poi il numero vertiginoso degli sfratti, le persone senza fissa dimora, il problema del mercato degli affitti, ecc.
L’attuale governo ha cancellato i contributi di sostegno all’affitto e alle situazioni di morosità incolpevole. Si è preso un piccolo impegno per la casa, ma che si concretizzerà solo tra due anni e con un piccolo finanziamento destinato alla sola edilizia residenziale sociale, coinvolgendo in questa operazione i soli costruttori privati. Niente per una politica veramente pubblica e a favore delle famiglie più in difficoltà e più svantaggiate.
A fronte di questa situazione così difficile e drammatica, tanti soggetti della società civile, del terzo settore e della cittadinanza attiva si sono mobilitati da tempo e stanno progressivamente strutturando la propria collaborazione e la propria azione, anche valorizzando il tanto lavoro che stanno già facendo e le tante esperienze positive e innovative che stanno conducendo. La società civile è sempre più avanti delle politiche pubbliche.

Le “resistenze” si realizzano anche costruendo “dal basso” un mondo diverso e sperimentando le alternative. Certo, poi, servono le politiche pubbliche e su questo bisogne richiamare le istituzioni e la politica.
Una prima esperienza particolarmente importante in questo senso è stata quella condotta con il coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità e che ha portato alla realizzazione di un Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana, che ha elaborato e presentato un documento di proposte di politiche pubbliche sull’abitare[1].
Dal luglio dell’anno scorso si è avviato un percorso che ha visto impegnata vasta parte del mondo del terzo settore, della società civile e della cittadinanza attiva e che sta portando (dopo un primo incontro a Roma il 20-21 ottobre 2023) ad un grande incontro nazionale, il Social Forum nazionale dell’Abitare in programma dal 18 al 20 aprile 2024. Una piattaforma comune è stata elaborata in una lunga serie di incontri preparatori ed ora si mira a discuterla insieme in un’occasione comune di scambio e riflessione per lanciare al Paese una proposta di politiche pubbliche, ma anche un’agenda di iniziative condivise e una struttura stabile di coordinamento per un lavoro comune da sviluppare nel futuro[2]. Un’esperienza unica in Italia e in Europa.



[1] Cfr. https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/osservatorio-nazionale-sulle-politiche-abitative-e-di-rigenerazione-urbana/. [2] Per tutte le informazioni, i documenti, il programma e i link cfr. https://www.cnca.it/events/social-forum-sullabitare/.