Riscoprire i valori della dieta mediterranea 

Il futuro sostenibile della tradizione

di Alessandra Narciso

Tra i temi ricorrenti quando si parla di Mediterraneo vi è sicuramente quello della Dieta Mediterranea (DM), inclusa nella lista del patrimonio culturale UNESCO sin dal 2010 che unisce un modo di alimentarsi comune a molti paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. È assodato che i benefici salutistici della DM sono molti: previene il rischio di malattie cardiovascolari, neurodegenerative e ha potenziale antitumorale e antinvecchiamento.
L’UNESCO ha riconosciuto nella DM uno stile di vita, di cui la socialità e la convivialità ne rappresentano la caratteristica principale. La DM è, inoltre, considerata un modello di dieta sostenibile da un punto di vista nutrizionale, ambientale, socio-economico e culturale. Tali aspetti possono essere ricondotti anche ai prodotti tipici/tradizionali, che, come tali, fanno parte del vivere mediterraneo e la cui sostenibilità è misurabile anche attraverso degli indicatori (Moscatelli et al. 2017). Della DM ricordiamo anche, con le sue diverse versioni, la ben nota piramide alimentare che raccoglie un paniere di prodotti. Recentemente, si è proposta una lettura più dinamica e non più in chiave verticale riconvertendo il modello piramidale in un grafico a centri concentrici per una lettura in chiave one health, dove salubrità, ambiente, territorio, inclusività, equità sono strettamente connessi (Zanardi; Tolomeo 2023).
Rileggere il contenuto della decisione che portò a quel riconoscimento aiuta a riflettere su come oggi più che mai occorra bilanciare molti mutamenti dovuti a progresso, cambiamenti climatici, spopolamento dei centri rurali e aumento della popolazione urbana, sempre maggiore sedentarietà, vita al chiuso, e non ultimo la mancanza delle ore necessarie al riposo. Un dato interessante è che i Paesi che hanno da sempre adottato la DM la stanno abbandonando per stili di vita scorretti e insalubri. Un recente studio CREA (Aureli; Rossi, 2022) dimostra, infatti, come solo il 13% degli italiani segua effettivamente la DM.
Tra le minacce alla DM vi è anche il cambiamento del ruolo della donna. Un tempo cultrice sapiente di ricette in grado di tramandare gusti e sapori e fatte anche di un uso, riutilizzo e riciclo di alimenti, oggi spesso costretta a scendere a compromessi per gestire gli impegni di casa e lavoro. Senza dover necessariamente demonizzare un piatto già confezionato e cibi processati una tantum, è necessario riscoprire e rinnovare ricette semplici e genuine per contribuire ad abbattere il tasso di obesità infantile in aumento (l’Italia è al terzo posto dopo in Europa secondo un Rapporto dell’OMS, 2022) insieme a quello di alcolismo giovanile (dati Istat 2019 che evidenziano come sia in aumento la pratica di bere superalcolici al posto di “mezzo bicchiere di vino a pasto” come insegnava il nonno). Uno sforzo in tale direzione sembrava essere stato fatto durante la Pandemia Covid-19, che ha portato a una maggiore attenzione e consapevolezza del ruolo dell’alimentazione.
La resilienza della DM ha provato la sua efficacia nel tempo dimostrando l’adattabilità di persone e di territori e ambienti (Shively et al. 2020), in quanto la “biodiversità diviene un prerequisito della diversità della dieta e quindi della stessa sicurezza alimentare” (Mattas et al., 2023).
Non si possono, quindi, trascurare gli aspetti olistici della DM perché contribuiscono a caratterizzarla e renderla ancora oggi viva e applicabile: stagionalità degli alimenti, rispetto dei cicli della natura, del territorio, della biodiversità promuovono una circolarità della filiera agroalimentare dalla fattoria alla tavola, come suggerisce il Green Deal europeo.
Comunque, la chiave di volta affinché la DM continui a produrre i suoi infiniti benefici effetti non può non puntare sull’ educazione alimentare per bambini, giovani e famiglie e al mantenimento di biodiversità e tradizioni legate alla ruralità dei territori. Sin dall’infanzia vi devono essere programmi di supporto su come meglio combinare in modo funzionale e in un’ottica di sostenibilità la scelta di alimenti tradizionali, possibilmente biologici e di qualità (come le nostre DOP-IGP): molte famiglie non hanno, infatti, più quella capacità di coesione e di accompagno di un tempo. È quindi anche la scuola che deve intervenire e aiutare a costruire un percorso alimentare che valorizzi la DM soprattutto in quei Paesi che ne sono emblema. Allo scopo si sono attivati programmi specifici nelle scuole in Italia e in altri paesi del Mediterraneo ma occorre investire di più nell’insegnare a leggere e interpretare anche le etichettature alimentari.
Inoltre, l’accesso a un cibo di qualità – spesso riservato a coloro che hanno un potere di acquisto medio-alto ­– dovrebbe invece essere un diritto di tutti e un dovere di un Paese farsene garante anche per abbattere i costi elevati della sanità pubblica. Il futuro della DM, quindi, è strettamente connesso a scelte non solo personali ma anche politiche. Riscoprire i valori della DM, oltre all’importanza culturale, non può che contribuire a migliorare il benessere psico-fisico, la qualità della vita e a mantenere il necessario equilibrio dei nostri ecosistemi, così fortemente dipendenti dalle scelte alimentari che facciamo.


Piccola bibliografia di riferimento
Aureli V., Rossi L. (2022), Nutrition Knowledge as a Driver of Adherence to the Mediterranean Diet in Italy Front. Nutr., (9)  https://doi.org/10.3389/fnut.2022.804865
Bisaglia M. Mediterranean Diet and Parkinson's Disease (2022) Int J Mol Sci. 20;24(1):42. doi: 10.3390/ijms24010042

Decisione 5 COM 6.41 del 16 novembre 2010:
https://www.unesco.it/it/patrimonioimmateriale/detail/384

Devon J. Fox, Sarah JaeHwa Park, Laurie K. Mischley. (2022). Comparison of Associations between MIND and Mediterranean Diet Scores with Patient-Reported Outcomes in Parkinson’s Disease Nutrients (14), 23, p. 5185. https://doi.org/10.3390/nu14235185.

Mattas K et al. (2023), Assessing the Interlinkage between Biodiversity and Diet through the Mediterranean Diet Case, Advances in Nutrition, (14), 3, pp. 570-582, https://doi.org/10.1016/j.advnut.2023.03.011.

Moscatelli, S. et al. (2017). Exploring the Socio-cultural Sustainability of Traditional and Typical Agro-food Products: Case study of Apulia Region, South-eastern Italy. Journal of Food and Nutrition Research. 5. 6-14. 10.12691/jfnr-5-1-2.

Preedy V. R., Watson R. R. (2015). The Mediterranean Diet: An Evidence-Based Approach. Elsevier Progetti di ricerca CNR: https://www.cnr.it/it/progetti-di-ricerca/progetto/13146/invecchiamento-dsb-ad009-001.

Report on the fifth round of data collection, 2018–2020: WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI). Copenhagen: WHO Regional Office for Europe; 2022. http://apps.who.int/iris. p. 4

Russo G. L., et al (2021) The Mediterranean diet from past to future: Key concepts from the second “Ancel Keys” International Seminar, Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases, (31), 3, Pp. 717-732, https://doi.org/10.1016/j.numecd.2020.12.020).

Shively C. A. et al., (2020), Mediterranean diet, stress resilience, and aging in nonhuman primates, Neurobiology of Stress, (13), p. 100254, https://doi.org/10.1016/j.ynstr.2020.100254.

WHO, European Childhood Obesity Surveillance Initiative, Office for Prevention & Control of NCDs (MOS) (2022) REF. WHO/EURO:2022-6594-46360-67071.

Zanardi M., Tolomeo M. The Mediterranean Diet: from the pyramid to the circular model Contributo orale alla conferenza in "Gastronomy At The Crossroad Of Ecological Transition And Social Justice Pollenzo", 23-25 settembre 2022.