Così come definito dall’Unione Europea, la ‘Blue Economy’ racchiude tutte quelle attività economiche connesse al mare e alle coste, dal turismo balneare, alle attività marittime tradizionali e ai servizi navali, alla pesca, alle energie rinnovabili, alla logistica e ai servizi digitali. Ma da dove nasce questa nuova idea di economia?
Generalmente, l’idea di costa ci rimanda all’estate, alle spiagge affollate di turisti, agli stabilimenti balneari, alle passeggiate sul lungomare tra ristoranti e piccoli locali vista mare oppure alle barche ormeggiate nei porti, ai pescherecci che escono all’alba e ai moli con i cantieri navali; ma in realtà è molto di più.
Nel mondo, l’indotto economico che gira intorno al mare e alle coste è altissimo, contribuendo in modo significativo al sostentamento in particolare dei paesi costieri; basti pensare che i soli settori tradizionali legati all’economia del mare occupano circa 4,45 milioni di persone, generano un fatturato di circa 667,2 miliardi di euro e un valore aggiunto lordo di 183,9 miliardi di euro (European Commission 2022).
Ma qual è il peso di tutte queste attività sulla sopravvivenza degli ecosistemi costieri e marini? Gli ambienti costieri e marini sono particolarmente fragili perché esposti a condizioni ambientali estreme, quali l’alta concentrazione di sali, escursioni termiche giornaliere e stagionali elevate, presenza delle maree e dell’aerosol marino che comportano un’alta specializzazione da parte degli organismi che vi vivono. Una qualsiasi modificazione delle caratteristiche ambientali porta ad una progressiva scomparsa di questi organismi che poco si adattano a contesti trasformati e degradati ad opera dell’uomo.
In un mondo in cui l’inquinamento, la pesca eccessiva, la distruzione degli habitat sia costieri che marini, l’erosione costiera e, in ultimo, gli effetti dei cambiamenti climatici minacciano la ricca biodiversità marina, occorre intervenire tempestivamente e sviluppare un’economia sostenibile in cui la protezione dell’ambiente e le attività economiche vadano di pari passo (European Commission 2021).
Il concetto di ‘Blue Economy’, coniato dall’economista e imprenditore belga Gunter Pauli, che ha fondato la Zero Emissions Research Iniziative, teorizza una riforma del nostro modo di concepire l’ambiente intorno a noi fino a sostenere uno sviluppo sostenibile nel pianeta in cui viviamo, soprattutto copiando dalla natura il modo in cui riesce ad sostenersi e non inquinarsi. Il pensiero e lo sforzo sono volti soprattutto a preservare le generazioni future, proteggendole da un ambiente impoverito e troppo spesso aggredito dall’uomo. In pratica, l’economia blu si basa sull'imitazione dei sistemi naturali, riutilizzando continuamente le risorse e producendo zero rifiuti e zero sprechi.
Dreaming and creating a better world
In pratica con il termine economia blu si intende un modello di economia dedicato alla creazione di un sistema economico sostenibile realizzabile attraverso l’innovazione tecnologica, vale a dire un sistema di crescita economica che tenga conto dell’impatto ambientale dell’attività produttiva ed economica e che ha come obiettivo quello di arrivare ad emissioni zero di CO2.
Anche l’Agenda 2030 con l’obiettivo 14 si prefissa di «Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile».
Ma come ottenerlo? L’obiettivo 14 mira a ridurre in modo significativo entro il 2025 tutti i tipi di inquinamento marittimo e a portare a un livello minimo l’acidificazione degli oceani. Già entro il 2020 gli ecosistemi marini e costieri dovranno essere gestiti e protetti in modo sostenibile. Entro il 2020 anche la pesca dovrà essere disciplinata in modo efficace. Per porre un limite alla pesca eccessiva nei mari, le attività illegali e non regolamentate in questo campo nonché le pratiche distruttive dovranno essere sradicate entro il 2020. Inoltre, determinate forme di sovvenzioni alla pesca dovranno essere vietate mentre si intende fornire l’accesso ai piccoli pescatori artigianali alle risorse e ai mercati marini. D’altro canto, si vuole aumentare la conoscenza scientifica e sviluppare la capacità di ricerca e di trasmissione della tecnologia marina, con lo scopo di migliorare la salute dell’oceano e di aumentare il contributo della biodiversità marina allo sviluppo dei paesi emergenti, in particolar modo dei piccoli stati insulari in via di sviluppo e dei paesi meno sviluppati.
Ben venga allora lo sviluppo di economie blu circolari, in alternativa all’attuale modello economico lineare, che prevedono un sistema di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo: una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile con il riciclo. Tutto verso un modello il più possibile plastic free, libero dalla plastica, una delle più temibili minacce alla conservazione degli ecosistemi costieri e marini e degli organismi che li popolano.
From blue growth to sustainable blue economy
Tutelare la risorsa acqua sembra essere al momento un punto centrale delle economie mondiali, per preservare gli ecosistemi naturali e le società umane, la cui sopravvivenza è intimamente legata alla disponibilità e all’accesso di questa importante risorsa.
Bibliografia
Ballini, F. et al. (2017) The role of port cities in Circular Economies. DOI: 10.13140/RG.2.2.27347.48164. IAME 2017 Kyoto, Japan.
Chiavetta C., Creo C., Pannacciulli F., Sannino G., Zoani C. (2019). Economia Circolare e Blue Growth: porti sostenibili e circolari. Focus ENEA - Energia, ambiente e innovazione n.3. DOI 10.12910/EAI2019-046
European Commission (2021). Directorate-General for Maritime Affairs and Fisheries, A new strategic vision for sustainable aquaculture production and consumption in the European Union: blue farming in the European Green Deal, Publications Office, https://data.europa.eu/doi/10.2771/233809
European Commission (2022). Directorate-General for Maritime Affairs and Fisheries, Joint Research Centre, Addamo, A., Calvo Santos, A., Guillén, J., et al., The EU blue economy report 2022, Publications Office of the European Union, https://data.europa.eu/doi/10.2771/793264
INFOMARE (2022). Rapporto sull’economia del mare 2022 – Azienda Speciale della Camera di Commercio di Frosinone-Latina.
Pauli G. (2010) Blue Economy, Feltrinelli Editore, Milano.
Sitografia
https://www.agenziacoesione.gov.it/comunicazione/agenda-2030-per-lo-sviluppo-sostenibile/?lang=en