Amici in cammino
Molti di noi si sono conosciuti così, camminando. Piccoli gruppi organizzati con tanto di guida o anche da soli, per le montagne degli Appennini:Sibillini, Simbruini, Ernici, Lucretili.
S. è forse stata un po il collante tra le varie conoscenze che via via si andavano collegando, poi io, reincontrando, dopo circa trenta anni amici di adolescenza. Amici degli anni 70. Così per noi ritrovarci insieme è diventato sopratutto camminare. Nei nostri appuntamenti la prima cosa che pensiamo, oltre che organizzare un pranzo condiviso è:” dove andiamo a camminare?”.
Muovere un passo dopo l'altro su strade conosciute o da scoprire ci ha fatto conoscere un tempo più lungo e attento per stare assieme, che sia di uno o più giorni, prendendoci così lo spazio ed il tempo per lasciar andare le tensioni accumulate nella quotidianità. Il cammino, così come lo intendiamo, ha un tempo lento, attento, ci permette di osservare, guardare e poi riguardare, di nutrirci della bellezza intorno.
G. racconta:”i miei occhi si riempiono di verde e di azzurro in tutte le loro sfumature, sento il silenzio che mi da pace, che ,anche se qualcuno parla, tutto rimane ovattato. Quel treno che passa lontano in questo territorio di montagna, natura, anch'esso è poesia, arte, in una continua mostra pittorica che si disfa e ricompone ad ogni passo.”- “il cammino ha la potenza di associare ciò di cui si ha fiducia, è un magnetismo interiore, l'occasione per cogliere ciò che si aspetta da tanto tempo”-
B. racconta: “La prima cosa che mi viene in mente è la gioia dei nostri occhi che hanno tempo e occasione di godere dei grandi panorami e dei minuscoli dettagli lungo il percorso e anche la nostra soddisfazione nell'esplorare curiosi , un po' come bambini. L'arrivo nel luogo visto la mattina presto in lontananza e la stanchezza appagata del corpo che si è messo alla prova , ha incontrato la propria energia e ne ha guadagnato in vigoria , ha incontrato anche il proprio limite, ci ha flirtato sfidandolo un po'. Avvertiamo la serenità dello spirito che praticando quel limite impara l'accettazione e il realismo. La leggerezza della mente bene ossigenata che lascia con più facilità scivolare via pensosi fardelli il cui posto viene occupato dalle sensazioni : l'incontro fra la pianta del piede e il suolo, il lavoro dei muscoli, l'aria che entra ed esce, gli odori, i colori, la ritmicità, la fatica o l'eccitazione … non rimane molto spazio per i pensieri anche se poi, a sorpresa, a volte durante il cammino si affacciano dei pensieri "nuovi".
La magia della natura, la forma sempre diversa degli alberi, i colori sempre diversi delle foglie, le nuvole che passano veloci e poi ritornano lasciandoci immaginare paesaggi e storie fantastiche con le loro forme sempre cangianti. Ed allora cominciamo a raccontare, a raccontarci, ritrovando quell'intimità profonda della vera amicizia, sentire, cioè, la bellezza di chi ci sta vicino, l'altro, così diverso e così uguale a te.
Il camminare non è solo muovere dei passi ed andare avanti, in salita, in discesa, diviene per noi il cammino interiore, man mano che passa il tempo siamo sempre più convinti che i discorsi e l'ascolto in cammino sono diversi, il racconto diventa il cammino. Diventiamo più attenti nella comprensione dell'altro così come ad eprimere noi stessi,, le nostre emozioni.
Il cammino placa, placa l'urgenza dentro di noi, le emozioni forti e quindi ci rende più disponibili.
Il movimento rittmico delle gambe un po' ci culla e ci da continuita, ci da fiducia di avere ancora spazio, tempo, strada da percorrere, la strada della vita. E poi c'è la scoperta del camminare in silenzio, questo tempo fatto dei nostri passi, del nostro respiro della terra attorno, una meditazione in un tuttuno con l'essenza primaria.
Quando i nostri pensieri si perdono c'è solo il tempo dell'esperienza del momento presente, il futuro non esiste e l'altrove si allontana.