VEDO NON VEDO

di Elena Pecchia

“Anche il fine dei vostri ragazzi è un mistero. Forse non esiste, forse è volgare. Giorno per giorno studiano per il registro, per la pagella, per il diploma. E intanto si distraggono dalle cose belle che studiano. Lingue, storia, scienze, tutto diventa voto e null’altro. Dietro a quei fogli di carta c’è solo l’interesse  individuale. Il diploma è quattrini. Nessuno di voi lo dice. Ma stringi  stringi il succo è quello”. Così Don Milani, uno che aveva una visione molto chiara di cosa avrebbe  dovuto essere la scuola, un’idea tutta sua, non da tutti condivisibile né sempre condivisa ma dai contorni netti e precisi. Prima di lui, anche Gentile aveva proposto una riforma strutturata della scuola, classista e paternalista, non equa ma  frutto di un’ideologia sicura, di una visione  coerente.
In una delle tante interviste rilasciate da Paola Cortellesi per accompagnare il suo fortunato film, la regista ha argomentato la necessità di inserire l’educazione all’affettività fin dalle prime classi scolastiche. Il ministro del Mim (Ministro dell’Istruzione e del Merito… sigh, ora si  chiama così) l’aveva preceduta con circolari, dichiarazioni e decreti che imporrammo anche questa educazione ‘nelle scuole di ogni ordine e grado’. 

Ammesso e non concesso che all’affettività si possa educare con un’ora fatta a scuola, vorrei fare due conti per i non addetti ai lavori.
Un’ora di affettività al mese, sarebbero circa 10 ore all’anno, a cui su devono sommare 30 ore di educazione civica, 30 ore di Pcto (percorsi delle competenze trasversali, prima chiamati alternanza scuola lavoro) e,  novità delle novità, da quest’anno, ma solo per il triennio delle superiori,  30 ore di orientamento per guidare e valorizzare gli  studenti nel loro percorso di studi. In totale 100 ore di oggetti non del tutto identificati, a cui si devono aggiungere progetti, piani, iniziative varie… 
E le lingue, le scienze, la letteratura, la matematica, le cose belle,  come diceva Don Milani,  in sintesi la scuola, quale spazio hanno in questo calderone di idee pur buone  e giuste di per sé e, a volte, nemmeno buone e giuste?
Il fatto è che manca una visione. Una visione della scuola, degli studenti, alla fine, dell’intera società e così qualsiasi spunto, fattaccio di cronaca o idea bislacca viene sposata da chi dovrebbe sapere cosa sia la scuola  e sponsorizzato da chi ne è fuori e vuole mettere bocca in un film di cui non conosce la sceneggiatura.