Insegnare a essere umani

di Anna Paolella

Dopo un periodo lunghissimo ed estenuante caratterizzato dall’isolamento e dai problemi della pandemia, finalmente siamo tornati a vivere il contesto scolastico nella sua accezione più piena di luogo fisico di promozione della cultura e delle relazioni.
La pandemia ha lasciato segni indelebili in tutti, ma soprattutto nei ragazzi. È cambiato il loro modo di relazionarsi e sono aumentati i disagi emotivi,  in particolar modo nell’approccio verso gli altri. Molti ragazzi ancora si rifugiano nell’isolamento, quasi a cercare una protezione da possibili e invisibili pericoli; altri mascherano le loro difficoltà e il disorientamento con atteggiamenti di spavalderia, o addirittura di bullismo; altri ancora sono spesso sopraffatti da attacchi di panico con atti di autolesionismo.
Di fronte a tale nuovo quadro di comportamenti e ai bisogni ad esso correlati, la scuola è chiamata oggi ad assumere nuove funzioni, inedite e sperimentali, rispetto ai tradizionali compiti di formazione e istruzione.
 

Non può e non deve più essere solo il contesto in cui si condividono contenuti, in cui si promuovono competenze, cognitive e sociali, ma deve aprirsi a nuove modalità di promozione e di condivisione della conoscenza ad una visione olistica della formazione. La priorità non è più la trasmissione di contenuti culturali secondo il modello gentiliano, ma la costruzione comune di nuovi format conoscitivi, di processi di negoziazione della cultura e soprattutto di cura pedagogica degli studenti. Bisogna preparare i ragazzi ad affrontare le sfide quotidiane e le difficoltà di questo tempo, a gestire i mutamenti sempre più rapidi, con spirito critico e capacità di autodeterminazione, con la consapevolezza che le loro azioni incidono direttamente sul contesto sociale nel quale vivono. 

È nella relazione educativa che risiedono le leve del cambiamento, nel rapporto tra docente e studente; è nelle relazioni che si crea la comunità educante. Dovremmo riportare al centro dei processi e dei percorsi formativi l’essere umano. Ripartire dai bisogni fondamentali dell’uomo e dalla sua concezione globale per rideterminare ciò che la scuola può offrire e ciò che deve garantire alle nuove generazioni. 

Nella pratica educativa è entrato con prepotenza il concetto di resilienza, prestato dalla psicologia contemporanea. Ma come può la scuola promuovere nei ragazzi la resilienza e allo stesso tempo curare lo sviluppo dell’empatia con il mondo che ci circonda? 

L’educazione dovrebbe considerare alcuni aspetti del momento storico che viviamo e portarli al centro del suo agire per dare ai ragazzi la consapevolezza della complessità del mondo. Dovrebbe insegnare ad avere il coraggio di osare perché la forza degli impavidi può cambiare il mondo. La Storia ci insegna che i grandi cambiamenti nella vita degli uomini sono nati spesso da deviazioni rispetto ad un modo di fare consuetudinario. Piano piano stiamo togliendo ai ragazzi il diritto all’utopia, al sogno, irrealizzabile forse, di cambiare le cose che non funzionano, cercando di confinarli entro certezze stabili e rasserenanti. Ma sappiamo che l’evoluzione passa attraverso crisi e stravolgimenti. 

La scuola dovrebbe insegnare cosa significhi essere umani. Il senso di umanità porta la persona alla condivisione con l’altro, alla difesa dell’altro, a capire cosa sia giusto e sbagliato, a non abbassare la testa davanti alle ingiustizie, ma a combatterle con determinazione e cognizione. Il senso di umanità veste le relazioni sociali di rispetto e del riconoscimento necessario per partecipazione di tutti. La scuola è una palestra importante per l’esercizio di competenze sociali ed empatiche, per la conoscenza della condizione umana, in quanto si conciliano lo studio e l’acquisizione delle informazioni con la pratica della tolleranza, della presenza dell’altro e dell’attenzione ai suoi bisogni. 

Forse, gli insegnanti possono davvero essere i promotori di un nuovo modello di etica, pedagogica e sociale, che ponga al centro delle prospettive di sviluppo culturale, politico, economico e sociale, la coscienza di essere non solo individui, ma membri di un mondo che va sempre più modificandosi e ampliandosi.