Verso l'infinito e oltre
"Perche' scali le montagne?" chiesi.
"Perche' sono li'" mi disse Stefano.
In questa risposta c'e' una intima descrizione di cosa sia il genere umano e della sua continua tensione verso l'oltre.
"Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza" scrive Dante nella Divina Commedia, parlando di Ulisse che aveva attraversato le colonne d'ercole.
Colombo con le sue caravelle, Marco Polo ed il suo incredibile viaggio raccontato nel Milione, David Livingstone che attraversando l'Africa nera diceva: "I will go anywhere, provided it be forward".
Persino Buzz Lightyear, il personaggio dei quattro film d'animazione della serie Toy Story, proclama con orgoglio: "Verso l'infinito ed oltre".
Questa tensione verso l'ignoto, questa voglia di oltrepassare il confine per scoprirne un altro, è una delle caratteristiche che più propriamente ci rendono umani.
Avremmo potuto rimanere semplicemente sui rami e vivere in armonia con la natura ... ma siamo scesi, abbiamo acceso il fuoco, scheggiato la selce, creato la ruota, scalato montagne (appunto), dipinto caverne, solcato i mari ed imparato a volare.
E' perfettamente ovvio che conquisteremo anche lo spazio.
Abbiamo gia' iniziato a farlo. E' solo molto complicato.
Le difficolta' sono enormi, basti pensare al fatto che si tratta di un ambiente in cui non potremmo sopravvivere: niente ossigeno, niente calore, niente di niente ... lo Spazio, appunto.
Il primo passo e' raggiungere l'orbita.
L'attrazione gravitazionale terrestre rende molto complicato il sollevamento. La velocità di fuga dal nostro pianeta e' di circa 40.000 km all'ora, mentre quella della Luna è un quinto. L'energia necessaria per lasciare la terra è molto grande (va con il quadrato della velocità). Per mettere in orbita lo stesso carico partendo da una base sulla Luna basterebbe una frazione molto più piccola di quell'energia. Ecco perchè stiamo pensando di tornarci e creare una base permanente. Lanciare un razzo da lì sarebbe molto più semplice. Lo spazio ci ha insegnato, in altre parole, che per affrontarlo dobbiamo avere un approccio a gradini ... un passo alla volta.
Una base sulla luna sarebbe una bella 'rampa di scale'.
La stazione orbitante è paragonabile ad un'altra serie di gradini.
Lì si fanno tutti i test necessari per verificare che quanto progettato e sviluppato sulla terra funzioni realmente tra le stelle. Si valutano anche fenomeni biologici come la risposta del corpo umano alla prolungata presenza nello spazio o la crescita in ambienti controllati di funghi o altre specie viventi.
La somma di esperienze come queste, se ne potrebbero citare tante, costituisce la base necessaria per progetti più complessi come la colonizzazione di Marte (anch'essa progettata in modo modulare).
"Bisogna fare Nafta" diceva mio nonno, tirando su' l'ancora del motoscafo.
Sul pianeta rosso non ci sono distributori e non eè neanche lontanamente pensabile di poter fare il pieno prima di lasciare la terra, la massa da sollevare sarebbe troppo grande.
Come tornare indietro?
Ecco i benefici dell'approccio a gradini.
Abbiamo iniziato a mandare dei Rover (come Opportunity, Curiosity, ecc) per esplorare il suolo e l'atmosfera di Marte. Grazie alle informazioni ricevute si è potuto perfezionare la progettazione dei moduli che presto verranno 'spediti' sul pianeta rosso. Sempre grazie ai Rover sono state selezionate le zone migliori dove farli 'atTerrare' (forse sarebbe piu' corretto dire 'amMartare'). Invieremo sulla superficie del pianeta alcuni elementi che si 'autoinstalleranno' creando un sistema di ambienti e macchinari che avrà 2 funzioni principali:
- accogliere gli astronauti permettendo loro di sopravvivere e poter svolgere le attività di indagine e sperimentazione
- estrarre dall'atmosfera gli elementi chimici necessari per riempire un serbatoio di combustibile, in modo da poter rifornire la navetta e ripartire a fine missione.
Le particolari strutture che accoglieranno gli astronauti avranno un ruolo chiave per il buon esito della missione. La loro realizzazione deriva anche dall'esperienza fatta in ambienti estremi, come ad esempio il deserto o il polo. Il passo successivo sara' la creazione di un Habitat, ovvero un ecosistema autosufficiente.
Ci sono molti progetti di ricerca su questo tema. La sfida è creare un sistema biologico dinamico a bilancio zero. In questo bilancio deve essere inserito anche l'uomo, inteso come creatura che consuma una parte (ben definita) delle risorse (aria, acqua, vegetali, ecc). Non siamo ancora riusciti a creare un simile ambiente che si mantenga in equilibrio negli anni, ma i risultati mostrano progressivi miglioramenti. La creazione di un Habitat stabile di lungo periodo, sarebbe un'altra importante 'rampa di scale', che ci permetterebbe sia di progettare viaggi di lunghissima durata che di organizzare insediamenti stabili su altri pianeti.
Quando il complesso sistema di ambienti e macchinari, si sarà autoinstallato sul pianeta rosso con successo, potremo 'salpare l'ancora' e partire.
Una nave spaziale, parcheggiata in orbita bassa attorno alla terra, verrà inidirizzata verso Marte con una breve accensione dei motori. Il viaggio poi continuerà per inerzia e durante la 'traversata' le attrezzature installate sulla superficie del pianeta riempiranno i serbatoi di carburante che saranno pronti per il ritorno.
Basterà solamente un colpo di motore ... ma quale?
Il mondo della propulsione spaziale e' molto variegato. Si tratta di una ricerca entusiasmante, tumultuosa ed inarrestabile. La cortina di ferro, dividendo la comunità scientifica mondiale, ha generato due filoni completamente separati che in cinquantanni hanno prodotto risultati tanto diversi quanto validi. Per raggiungere Marte, potrebbero essere sviluppate molteplici soluzioni tecniche con forme di propulsione diverse.
Io preferisco la vela ... una vela a vento solare, capace di generare contemporaneamente spinta ed energia elettrica.
Perche' se da un lato e' naturale per l'uomo spingersi oltre, la storia ci mostra che lo ha sempre fatto sfruttando le risorse immediatamente a propria disposizione ... in altre parole se avessero aspettato di avere il motore fuoribordo i Fenici non avrebbero esplorato il Mediterraneo tanto presto.