Mindful eating: la scelta di mangiare consapevolmente

di Ingrid Lamminpää

Nota alle lettrici e ai lettori: mindful e mindfulness vengono tradotti in italiano con l’aggettivo consapevole e il sostantivo consapevolezza senza esplicitare il potenziale di azione che vi è contenuto: mindfulness descrive più propriamente l’atto di concentrarsi sul presente, su quel che viviamo qui e ora.
 
Avere la consapevolezza di quello che mangiamo, è diventato negli ultimi decenni un tema cruciale per preservare l’ambiente e la salute di tutti gli esseri viventi. La consapevolezza di cui parliamo da consumatori è quella che ci fa controllare se il prodotto sia biologico, se provenga da una filiera locale a km zero, o per alimenti che non sono locali, se provengano da un commercio equo e solidale. Eppure nessuna di queste azioni coglie completamente il significato del mangiare consapevolmente. Pur facendo una spesa attenta, infatti potremmo non essere così presenti quando consumiamo i nostri pasti. Per una certa parte della popolazione mondiale, poter accedere più volte al giorno ad un cibo da consumare è quasi una certezza, tanto da essere necessario un esercizio di attenzione per accorgersi di ciò che si mangia e di quello che succede al nostro corpo e alla nostra mente mentre mangiamo. Fare esercizio quando mangiamo, potrebbe suonare come artificioso, persino in contraddizione con il piacere che può derivare dal consumo di un buon cibo. Eppure riguardo al piacere che viene dal gusto, solo per pochissimi bocconi iniziali poniamo attenzione verso il cibo che introduciamo in bocca, i sapori si confondono al terzo boccone, mentre la mente è già occupata a fare una miriade di altre attività in cui l’abbiamo contemporaneamente ingaggiata come ad esempio guardare la televisione, o parlare con amici e colleghi. Una volta riconosciuto il cibo introdotto, la nostra mente infatti se ne distacca e facilmente potremmo trovarci con un sacchetto di patatine vuoto in mano senza nemmeno ricordare come ne siamo arrivate al fondo, o terminare un pasto al ristorante senza mai soffermarsi a guardare il nostro piatto. Mangiare ascoltando un podcast, fare uno spuntino davanti al computer, sono tutti modi che ci impediscono di assaporare momento per momento l’odore, il tatto e il gusto del cibo che abbiamo davanti, rendendolo così invisibile. Siamo molto lontani da quello che Tich Nhat Hahn scrive nel suo libro “Mangiare in consapevolezza”1. Per il monaco tibetano ogni boccone ha in sè l’universo, da qualunque parte provenga, che sia di una torta o di piatto di riso. Per cogliere anche un bagliore di questo universo basta fare attenzione solo a due cose: il cibo nel piatto e la comunità che ci circonda, siano essi amici, avventori di uno stesso luogo dove ci troviamo a consumare il pasto, o gli esseri viventi che hanno contribuito a far sì che quel piatto fosse sulla nostra tavola.
L’importanza di essere consapevoli del momento presente ha anche influenzato fortemente la ricerca scientifica. Il professor John Kabat Zinn, medico, biologo e scrittore statunitense, dopo essere stato introdotto alle pratiche di meditazione Zen, ha fondato nel 1979 la Stress Reduction Clinic presso la Scuola di Medicina dell’Università del Massachusetts, attuando un protocollo di Mindfulness per la riduzione dello stress e del dolore cronico. In questo protocollo, rivolgendo l’attenzione al respiro, si prende consapevolezza del momento presente in modo non giudicante rendendo gestibili pensieri, stati di ansia e dolore cronico.2
Successivamente il metodo è stato adottato anche da programmi di rieducazione al cibo in patologie legate ai disturbi del comportamento alimentare (DA) col nome di Mindful-based Eating (MB-EAT), dove si pone l'attenzione sulla consapevolezza dei segnali di fame e sazietà, sulla scelta del cibo, sull’accettazione non giudicante di schemi emotivi, sociali e cognitivi che sono spesso i fattori scatenanti dei DA. Evidenze scientifiche mostrano come MB-EAT possa ridurre episodi di Binge Eating e migliorare l'autocontrollo nel cibo, così come modulare sintomi depressivi.3
Nove sono i tipi di fame che descrive Jan Chozen Bayz4, pediatra e insegnante di mindful eating: la fame degli occhi, la fame del tatto, la fame delle orecchie, la fame del naso, la fame della bocca, la fame dello stomaco, la fame cellulare, la fame della mente e la fame del cuore. Uno degli esercizi che viene indicato nella pratica del mindful-eating consiste nell’individuare prima di tutto quale sia la tipologia di fame che sentiamo. Teoricamente potremmo consumare qualunque tipo di cibo purché attraverso questa consapevolezza. Secondo la Bayz saremmo portati col tempo a prediligere dei cibi che non siano distruttivi e che armonizzino con le necessità del nostro corpo. Portare l’attenzione al cibo significa ingaggiare tutti i nostri sensi, essere in ascolto dei bisogni fisiologici che provengono dal nostro corpo e anche accogliere il senso di attaccamento verso tradizioni, ricordi, eventi piacevoli e spiacevoli riguardanti il cibo, senza giudizio.
Un aspetto importante del mangiare consapevolmente è la gratitudine. In alcune tradizioni si apre il pasto con una preghiera, in una visione più laica la preghiera può essere un tempo di breve riflessione a ritroso su come quel cibo sia finito sulla nostra tavola, come sia stato preparato, spedito e impacchettato, dove sia stato coltivato, che cure abbia ricevuto. È necessario un tempo brevissimo per esprimere anche silenziosamente la nostra gratitudine prima di mettere in bocca il primo boccone.
Infine in un'ottica ecologica ricordiamoci che oltre ad occuparci di saziare la nostra fame noi abbiamo la possibilità concreta di preservare un microambiente di trilioni di microrganismi che vivono all’interno e all’esterno del nostro corpo attraverso i quali avviene una regolazione di segnalazioni e di molecole utili a mantenerci in salute. Mangiare consapevolmente significa anche tenere a mente le esigenze dei nostri ospiti perché sono gli stessi che garantiscono per la nostra immunità allargata. Cominciamo dal fare acquisti responsabili ma continuiamo ogni volta che ci è possibile a trovare un tempo di cura nel preparare, presentare e masticare consapevolmente il nostro cibo accogliendo le sensazioni e pensieri che lo accompagnano senza giudizio.

(1)  Nhat Hanh, T. Mangiare in Consapevolezza; Terra Nuova Edizioni (January 14, 2016).
(2)  Kabat-Zinn, J. Mindfulness-Based Interventions in Context: Past, Present, and Future. 2003.
(3)  Kristeller, J. L. Mindfulness, Eating Disorders, and Food Intake Regulation. In Handbook of Mindfulness and Self-Regulation; Ostafin, B. D., Robinson, M. D., Meier, B. P., Eds.; Springer New York: New York, NY, 2015; pp 199–215. https://doi.org/10.1007/978-1-4939-2263-5_15.
(4)  Bays, J. C. Mindful Eating: A Guide to Rediscovering a Healthy and Joyful Relationship with Food (Revised Edition); February 3, 2009 by Shambhala.