Amaro è salutare

Studiare le piante per capire il territorio

di Sara Franceschelli

Anche una pianta, un fiore o una radice possono essere simbolo dell’identità di un territorio. Ecco perché lo studio delle piante, del loro uso e delle loro proprietà va ben oltre l’aspetto botanico o scientifico per assumere un valore più ampio di conoscenza territoriale e ambientale.
Prendiamo ad esempio le caratteristiche e i benefici della Genziana.
La Gentiana lutea L. (Genziana maggiore, Gensara, Genziana gialla, Ensiana, Erva biunnina, Giansana, Argiansana) è una pianta di montagna, diffusa in tutta Italia, fortemente radicata nella storia e nella tradizione dell’entroterra Abruzzese. Fusti eretti e fiori gialli caratterizzano le specie di genziana; tuttavia, la droga ufficiale è costituita da rizomi e radici essiccati. L’appellativo specifico deriva dal latino “luteus-a-um”, giallo, riferendosi al colore dei fiori. Le radici vengono raccolte in autunno e l’essiccazione subito dopo la raccolta è essenziale per evitare processi di fermentazione responsabili della riduzione del contenuto di estratto. Il materiale appena raccolto si presenta all’interno bianco-giallastro ma, durante l’essiccazione, diventa più scuro e sviluppa il suo caratteristico odore.
La storia racconta che il nome “genziana” deriverebbe dal nome dell’ultimo re illirico, Gentius , che per primo scoprì le proprietà medicinali di questo rizoma e che lo usò per curare la peste nel 167 a.C.

La genziana è, dunque, un’erba con radici profonde, non solo nel terreno ma anche nella storia e nella cultura di molte civiltà. 
Se confrontiamo i testi di medicina tradizionale con i recenti studi scientifici, notiamo come entrambi menzionano gli usi benefici della genziana, in particolare le sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antimicrobiche, antidepressive, antipertensive, diuretiche e protettive, lenitive del fegato, dell’apparato digerente e urinario. Tali effetti pleiotropici sono legati all’elevata concentrazione, nelle radici di genziana, di molecole amare come l’amarogentina e il gentiopicroside, note fin dall’antichità per le loro proprietà medicinali. Nella medicina popolare abruzzese, le foglie della Genziana maggiore venivano applicate dai montanari su ferite e parti infiammate per ridurre i gonfiori, ma anche per pediluvi fortificanti, mentre le radici macerate nell’alcool venivano impiegate per curare le pelli grasse. Inoltre, le radici della genziana lutea macerate nell’alcool venivano utilizzate sulla pelle per la cura dei reumatismi e delle nevralgie. Studi moderni sui costituenti fitochimici della pianta hanno confermato molti di questi usi tradizionali.

Tuttavia, è importante non confondere la Genziana con piante tossiche come il Veratrum album, che crescono negli stessi ambienti.
Nell’ entroterra Abruzzese, la Genziana lutea non è solo una pianta conosciuta per le sue proprietà medicinali, ma rappresenta anche un elemento importante della tradizione culinaria locale. Nella gastronomia abruzzese, le radici della Genziana vengono utilizzate per preparare liquori amari e digestivi. 

Anche la Gentianella, una specie simile ma più piccola, con i suoi fiori di un blu intenso, rappresenta un elemento caratteristico dei paesaggi abruzzesi. È anch’essa apprezzata per le sue proprietà medicinali. La raccolta delle radici di Gentiana Lutea per scopi commerciali è regolamentata e soggetta a restrizioni per preservare la biodiversità e garantire la sostenibilità delle popolazioni di piante. Non può essere raccolta liberamente (a meno che non si voglia commettere un reato!) ma è possibile acquistare la radice essiccata direttamente in erboristeria o in farmacia. 
La presenza della Genziana nei paesaggi naturali circostanti contribuisce alla ricchezza della flora locale e alla biodiversità dell’area, sottolineando l’importanza di proteggere e preservare questo ambiente unico. Un piccolo esempio di come lo studio di una pianta può alimentare il senso di appartenenza e la coscienza di luogo.