Signor Alberi!
di Luca Pallini
Esordiva così Nino Frassica nei panni del frate Antonino da Scasazza rivolgendosi a Renzo Arbore (il cui cognome è perfettamente coerente con il tema di cui stiamo parlando) fin dalla prima puntata del 29 aprile del 1985 di "Quelli della notte", trasmissione diventata oramai un cult televisivo. Riprendendo il titolo di una famosa canzone de I Giganti sono proprio gli alberi il tema di questo numero di Nautilus.
Proviamo dunque a immaginare questi arbusti come grandissime antenne che stagliandosi verso il cielo riescono a captare nuove frequenze radiofoniche per scoprire stazioni radio non conosciute e iniziamo questo viaggio decidendo noi il palinsesto, un po’ come negli anni ’60 faceva Roberto Arnaldi, conosciuto da tutti come Robertino, con la trasmissione trasmessa da Radio Montecarlo “Fate voi stessi il vostro programma”. Partiamo quindi dalla sigla che potrebbe essere Songs From The Wood dei Jethro Tull.
L’albero più famoso al mondo è quel melo dal quale Eva colse il frutto proibito e che portò alla sua cacciata dall’Eden insieme ad Adamo. Una storia, quella di Adamo ed Eva che tutti noi conosciamo benissimo e che non è certo una favola come quella raccontata da Max Gazzè. Anche il cantante francese Antoine, coadiuvato da Gianni Pettenati, cita questo episodio nella canzone “La tramontana” con la frase “Da quando Eva mangiò la mela ha combinato dei grossi guai, se lei mangiava una banana non perdeva la tramontana”, frase censurata dagli autori del Festival di Sanremo del 1968 perché vedevano nella banana un altro frutto del peccato. Ma già dall’anno prima c’era stato chi aveva scandalizzato il mondo discografico mettendo in copertina una banana che si poteva sbucciare, sto parlando chiaramente di Andy Warhol e del disco “The Velvet Underground & Nico”.
Pensando alla mela viene in mente la geniale pubblicità lanciata dalla Piaggio per il suo scooter più famoso, quello slogan “Chi vespa mangia la mela” come un invito rivolto ai giovani a cogliere il frutto proibito, e poi la “Apple” casa discografica fondata dai Beatles, stesso nome usato pure da Steve Jobs per i suoi magnifici “giocattoli”. Negli anni ’30 inoltre, i musicisti jazz che suonavano nei locali di Manhattan e Harlem venivano pagati con delle belle mele rosse, ed è per questo fatto che la città di New York è stata soprannominata “The big Apple”.
Nella Bibbia troviamo anche un altro importante personaggio, un condottiero che succedette a Mosè guidando il popolo ebraico alla conquista della terra promessa; il suo nome, Giosuè, ci mette immediatamente in relazione con l’album “The Joshua Tree” degli U2, un albero che vive nel deserto.
Gli anni ’60 hanno visto in Italia l’esplosione della musica beat e di quella cantautorale, in particolar modo non possiamo non ricordare la famosa scuola genovese che ha visto l’affermazione di artisti importanti come De Andrè, Lauzi , Bindi e Tenco Fossati, New Trolls. Tra loro c’era un cantautore nato non a Genova, ma a Monfalcone che proprio nel giugno del 1960 incise una canzone destinata a far parte della nostra storia musicale; si tratta di Gino Paoli con “Il cielo in una stanza”, dove il protagonista quando è assieme alla sua lei in quella stessa stanza non vede più pareti ma alberi, alberi infiniti.
Sempre negli anni ’60 si affermano anche in Italia le prime canzoni a sfondo ambientale ed ecologista. Adriano Celentano nel 1966 portò a Sanremo la famosissima “Il ragazzo della via Gluck” con la quale denunciava la cementificazione delle città in quegli anni. Tornerà sullo stesso tema nel 1972 con l’album “I mali del secolo” che vede come seconda traccia del lato A “Un albero di 30 piani”, la storia di alcuni ragazzi che venendo dalla campagna erano molto belli e puri ma che pian piano diventavano grigi e cupi come i grattacieli delle metropoli.
Nel 1974 la canzone “Ci vuole un fiore”, cantata da Sergio Endrigo e scritta da Gianni Rodari, metteva in evidenza il legame forte tra ogni cosa della natura: l’albero, il fiore, il tavolo il legno, sono tutti elementi fondamentali al ciclo della vita. Una canzone nata per bambini con un messaggio molto potente per tutti.
Rimanendo sull’argomento ecologico e allacciandosi nuovamente all’Eden non possiamo non ricordare la canzone Big Yellow Taxi di Joni Mitchell che a un certo punto recita così, in maniera molto significativa: “hanno messo il pavimento al paradiso e ci hanno fatto un parcheggio”.
Quante storie avrebbero da raccontare questi alberi secolari se potessero parlare come gli Ent del Signore degli Anelli guidati dal saggio Barbalbero, storie di mare come quelle vissute dai lecci del nostro promontorio, dai pini di Baratti o dalle tamerici della Costa Est, storie di poeti come quelle vissute dai già citati cipressi di fronte a San Guido, storie di piccoli grandi amori vissuti all’ombra dei Quattro Pini. Una colonna sonora formata da canti e musiche ascoltate in tutti questi anni e rimaste impresse nella loro memoria.
C’è una canzone della musicista irlandese Enya che trovo molto appropriata con quanto detto finora ed è “The memory of trees”, a ricordarci che non solo la memoria degli alberi è importante ma anche quella degli uomini; una memoria da tenere presente 365 giorni all’anno, e non un giorno solo, prendendo spunto appunto dagli alberi.