In viaggio
Come la cumbia ti fa muovere “a tempo”
di Gianluca De Vito Franceschi
Il suono del guiro e delle “maracotas” si diffonde nell’aria, un’atmosfera quasi surreale invade la piccola piazza. I corpi che iniziano a muoversi nell’estasi del ritmo ipnotico della cumbia, tradiscono fin dal primo ondeggiamento l’origine africana di queste sonorità e così Montezuma si trasforma nel contenitore di uno spettacolare rituale a cielo aperto, uno da fare invidia ai riti voodoo più estremi.
Mi ricordo esattamente le sensazioni che provai quella prima sera di “musica callejera” nel piccolo paese a sud del Guanacaste, penisola costaricense che si affaccia sull’oceano Pacifico. Ero con Franco un amico italiano che era venuto a trovarmi e stavo vivendo in Costa Rica da circa 6 mesi. L’incontro con le sonorità ancestrali della Cumbia fu catartico e mi cambiò la vita. Quel tipico andamento sincopato sh, sh, sh…..sh, sh, sh che nella sua continua ripetizione crea il classico beat ipnotico che contraddistingue questo ritmo, mi entrò nel sangue e decise di rimanerci ad oltranza.
Il viaggio, oltre a essere uno spostamento fisico da un luogo all'altro, rappresenta un percorso interiore di crescita e scoperta. Per me, è stato un viaggio attraverso l'America Latina che ha trasformato radicalmente la mia vita, portandomi a scoprire una passione profonda per la cumbia e a comprendere le sue radici africane.
Tutto è iniziato con un biglietto di sola andata per il Costa Rica. Avevo deciso di lasciare l'Italia in cerca di nuove esperienze e con i miei due cani al seguito, Greta e Nero, mi sono ritrovato, prima a esplorare questo paese meraviglioso e poi allargare i confini ed arrivare a conoscere abbastanza bene anche Nicaragua, Panama e Mexico, non disdegnando piccoli raid anche in Salvador. Alla fine, mi sono fermato all’incirca 9 anni in quei meravigliosi territori e il viaggio (nonostante alcuni momenti sedentari per ricaricare le pile e curare l’anima) è diventato continuo e resiliente.
La cumbia è un genere musicale che riesce a trasmettere un'energia incredibile. Ha un ritmo che ti cattura, che ti invita a ballare e a lasciarti andare. In Colombia, la cumbia è addirittura molto più di un genere musicale: è un simbolo culturale, un elemento identitario che racconta la storia di un popolo. La cumbia è suonata ovunque, dalle feste di paese ai festival internazionali. Ma ciò che rende davvero affascinante questa musica è la sua storia. La cumbia è nata dall'incontro di tre culture diverse: quella indigena, quella africana e quella spagnola tanto che non disdegnerei chiamarla il “blues” latino-americano.
Le radici africane della cumbia sono evidenti nel suo ritmo. Durante il periodo della colonizzazione spagnola, milioni di africani furono deportati nelle Americhe come schiavi. Portarono con sé i loro strumenti musicali, le loro danze e le loro tradizioni. In particolare, i tamburi africani, come il tambor alegre, il llamador e la tambora, divennero il cuore pulsante della cumbia. Questi strumenti creano un ritmo sincopato che è al contempo ipnotico e travolgente.
L'elemento indigeno si ritrova invece nei flauti di canna, come la gaita, che aggiungono una melodia dolce e malinconica. Infine, l'influenza spagnola si manifesta nelle chitarre e nelle liriche, spesso cantate in spagnolo. La fusione di questi tre elementi ha dato vita a una musica unica, che racconta una storia di sofferenza, resistenza e speranza.
Nel corso degli anni, ho avuto l'opportunità di suonare con musicisti di diverse nazionalità e di ascoltare le loro storie. Mi raccontarono di come la cumbia fosse originariamente una danza di corteggiamento tra gli schiavi africani. Gli uomini, con i loro movimenti agili e seducenti, cercavano di conquistare le donne, che rispondevano con passi delicati e ritmati. Questa danza, che inizialmente veniva praticata in segreto, divenne col tempo una forma di espressione culturale e di resistenza.
Raccontare in poche righe cosa ha significato nel mio percorso l’incontro con l’attitudine “cumbianchera” di migliaia di persone è veramente difficile, mi limiterò quindi a raccontare brevemente l’esperienza incredibile del primo festival El Berrinche Ambiental¹ in Nicaragua, dove lavorare con il bellissimo collettivo della Casa de las bottellas², mi ha permesso di entrare (con il privilegio di una lingua universale come quella della musica) nelle comunità delle periferie di Granada, una delle più antiche città di tutto il latinoamericana colonizzato .L’incontro/scontro con ragazzini dai 9 ai 15/16 anni che per sfuggire alla piaga della “colla” si lasciavano coinvolgere da perfetti sconosciuti nella costruzione di tamburi improvvisati con secchi di vernice e nella composizione di testi inneggianti alla “Patchamama”, infatti è stata una delle esperienze più importanti e significative dei miei primi 50 anni. L’epilogo del festival, con l’ingresso nella “Plaza de los leones” di Granada insieme ad un corteo di centinaia di giovanissimi cuori accompagnati da un centinaio di giocolieri, musicisti, clown provenienti da tutto il continente è uno di quei momenti catartici che continuano a ricaricati di energia positiva anche a distanza di un decennio.
Il mio viaggio attraverso l'America Latina non solo mi ha permesso di scoprire una passione per la cumbia, ma mi ha anche insegnato molto su me stesso e sulle mie radici. Ho sperimentato che la musica è un linguaggio universale che può unire le persone, indipendentemente dalle loro origini o dalle loro differenze. La cumbia, con il suo battito ancestrale, continua a guidare il mio cammino musicale e mi ricorda l'importanza di esplorare, di ascoltare e di imparare da ogni passo del viaggio.
Oggi, tornato in Italia, porto con me questa esperienza. Con la mia band, Interiorama, cerchiamo di mescolare la cumbia con altri generi musicali, come l'elettronica, il dub e l'afrobeat, creando un suono unico che rispecchia le influenze di tutti i luoghi che ho visitato. Ogni volta che suono, mi sento connesso a quelle radici profonde, a quella storia di sofferenza e di resistenza che è la cumbia. E ogni volta che vedo il pubblico ballare e sorridere, so che quella musica sta continuando a vivere e a raccontare la sua storia.
Il viaggio, alla fine, è stato molto più di una scoperta musicale. È stato un percorso di crescita personale, di incontri e di condivisioni. Mi ha insegnato che la passione può nascere nei luoghi più inaspettati e che la musica ha il potere di trasformare le vite. La cumbia, con il suo ritmo incalzante e le sue melodie avvolgenti, è diventata una parte di me e continuerà a essere il battito del mio viaggio musicale.
¹ http://elberrincheambiental.blogspot.com/
² https://www.altamaneitalia.org/centro-culturale-las-botellitas/#tab-id-3