Le Film Commissions tra arte, industria e ignoranza
di Fabio Canessa
Le Film Commissions sono organismi istituiti a livello regionale con lo scopo di favorire le location cinematografiche e di erogare servizi per la realizzazione di film: assistenza logistica, accesso alle risorse finanziarie locali, concessione di permessi, mappatura di maestranze e fornitori di servizi nei territori. Ogni Film Commission si adopera per incentivare gli investimenti nel segmento cinematografico e audiovisivo nella rispettiva regione, promuovendone i territori e le loro peculiarità da un punto di vista culturale, artistico, turistico, paesaggistico, industriale. Per questo c’è un forte legame con il turismo, non soltanto per la fase realizzativa, ma ancor più per il ruolo acclarato che le location cinematografiche possono svolgere nel tempo per la promozione dei territori che fanno da sfondo ad opere di successo.
Le venti Film Commissions già istituite in Italia sono riunite nella Italian Film Commissions, una associazione che si dedica al consolidamento dei rapporti con enti e istituzioni nazionali e internazionali, assicura un’informazione costante ai propri associati sulle attività del settore, sviluppa iniziative di sistema per la crescita e la promozione dell’Italia audiovisiva con conseguente sostegno dello sviluppo territoriale su scala globale. Attività di rilievo sono l’organizzazione di iniziative congiunte e la partecipazione ai principali festival e mercati cinematografici in Italia e all’estero.
Attualmente il sistema articolato delle Film Commission rappresenta per i territori un eccellente sistema di attrazione degli investimenti nel settore.Tutte le regioni, escluso il Molise, hanno creato la Film Commission candidandosi così ad ospitare il ciak di numerosi e importanti film. Naturalmente il panorama delle attività che esse svolgono è molto variegato.
Di seguito un breve intervento di Fabio Canessa.
"A che cosa servono le Film Commission? A valorizzare le singole regioni promuovendole come location di set cinematografici o televisivi. Come Sanremo deve molto al Festival della Canzone e Imola al Gran Premio Automobilistico, così il modo migliore di pubblicizzare un luogo sembra quello di ambientarci un film.
Siccome il cinema ha una doppia anima, una per l’arte e una per l’industria, la Film Commission può lavorare a favore della prima o della seconda.
In nome dell’arte cercherà di realizzare le possibilità che la storia e la natura dei luoghi sprigiona, sul versante invece dell’industria tirerà a far ciccia per incentivare il turismo. Questo secondo è il caso delle migliori Film Commission, le più attive e motivate, come quella del Piemonte, pronta a finanziare anche la sceneggiatura di una vacanza al mare purché, quando non si vede la spiaggia, le vie siano quelle di Torino.
Nessuna Film Commission si mobilita per la nobiltà dell’arte, mentre la maggior parte di esse, pigre e inerti, non muove proprio pallino. Alcune perché non ne hanno bisogno, come quella del Lazio, visto che Roma è un set perenne senza bisogno di agitarsi tanto, altre perché se ne fregano e si accontentano di uno spot o un cortometraggio amatoriale. Nessuna propone alcunché, tutte si limitano a vagliare i progetti che vengono sottoposti alla loro attenzione: le migliori operano una selezione saggia, le peggiori ubbidiscono a criteri di faziosità politica o sbagliano per ignoranza. Il difetto, al solito, sta nel manico: andate a vedere chi c’è a capo di queste Commission e per quali competenze è arrivato a ricoprire quel ruolo.
Quella della Toscana, ad esempio, respinse qualche anno fa un progetto di Luciano Tovoli perché non sapeva neppure chi fosse: solo uno dei più importanti direttori della fotografia del cinema italiano (da Antonioni a Dario Argento, da Brusati a Scola) e internazionale (lavorò con Tarkovskij e Jeremy Irons lo ringraziò durante la cerimonia di Los Angeles quando vinse l’Oscar). Il guaio non è che ignorasse chi era Tovoli, ma che non gli venne in mente neppure di informarsi su Google".
Le Film Commissions in Italia