Copertine bestiali
di Paolo Mazzucchelli
Ammesso che simili confronti abbiano un senso, quello che pretende di contrapporre “Sgt. Pepper lonely hearts club band” dei Beatles a “Pet Sounds” dei Beach Boys, si spegne all’istante dal punto di vista musicale (due capolavori, nessun dubbio), mentre dal punto di vista grafico non c’è proprio storia! Va bene il richiamo agli animali del titolo, ma quello scatto agreste non ha molto a che fare con la musica di grande qualità contenuta nel lavoro della band statunitense.
Se si considera che solo in Italia (dato del 2023) la stima dei soli animali cosiddetti da affezione sfiora i 65 milioni di unità si intuisce facilmente come il mondo animale (domestico o selvatico poco importa) si riveli da sempre un ottimo elemento di marketing nel campo della grafica applicata alle copertine dei dischi.
Materiale ce ne sarebbe tantissimo per cui, prima di avventurarmi fra quelle copertine che hanno “qualcosa da raccontare”, ne butto lì un po’ suddivise per categorie, giusto a mo’ d’aperitivo.
CAVALLI
ANIMALI (piu’ o meno) DA CORTILE
CANI E GATTI
SELVAGGI, ESOTICI
VOLATILI
FARFALLE
PESCI, CREATURE MARINE
In alcuni casi invece l’impostazione “animalesca” deriva da scelte ben precise, mirate non solo a colpire l’occhio del possibile acquirente; l’ormai celebre ed iconica frisona (al secolo “Lulubelle III”) protagonista assoluta della cover di “Atom Earth Mother” (1970) dei Pink Floyd rappresenta un passo importante nell’evoluzione grafica del genere, con quell’essere spiazzante e geniale nella sua “semplicità”, oltre che citazione artistica di non poco conto visto che il grafico Storm Thorgerson raccontò di essersi ispirato all’opera “Mucca da parati” di Andy Warhol.
Mucche che torneranno nella storia dei Pink Floyd sette anni più tardi sotto forma di quella mandria del Kent che il 3 dicembre del 1976 fu spaventata dall’improvviso atterraggio sul proprio pascolo di un maiale gonfiabile di 12 metri (al secolo Alfie) sfuggito al controllo durante la session fotografica per la copertina di “Animals” (1977). Una volta rigonfiato Alfie prese nuovamente il volo il giorno dopo, questa volta con un tiratore scelto armato di fucile pronto ad abbatterlo in caso di ulteriori tentativi di evasione.
Due “signore” della canzone d’autore statunitense hanno portato i propri compagni a quattro zampe nei loro dischi: la prima fu Carole King che in risposta alla poco gradita richiesta del management di “farsi bella” per lo scatto dell’album “Tapestry” (1971) rispose con la decisione di farsi ritrarre in casa propria, con un abbigliamento decisamente casual e senza escludere il suo gatto Telemaco.
Nel 1985, confermando l’originale scelta di realizzare in prima persona le copertine dei suoi albums, Joni Mitchell utilizzò una sua opera per “Dog Eat Dog”. Quello che a prima vista potrebbe sembrare un violento assalto alla sua persona da parte di un branco di cani si rivela, una volta aperta la copertina interna, un amorevole dimostrazione d’affetto canino.
Animali a supportare suggestioni sulfuree, vere come nel caso dell’inserto di “Goat’s head soup” (1973) dei Rolling Stones,
di “Horse” (1970), unico album dell’omonima e misconosciuta band inglese, croce e delizia dei collezionisti di mezzo mondo
o presunte, come il gatto nero che si favoleggia essere fra le braccia della misteriosa ragazza in nero sulla copertina del primo album dei Black Sabbath (1970) …oh, io non lo vedo proprio, non so voi!
La pantera nera tenuta al guinzaglio da Amanda Lear per l’album “For your pleasure” (1973) dei Roxy Music evoca allo stesso eleganza e suggestioni di dominazione
mentre, curiosamente a distanza di decenni, due felini hanno ispirato altrettanto improbabili, ma non per questo meno intriganti, allattamenti:
di stampo tipicamente seventies quello che si svela aprendo la copertina di “Preserve wildlife” (1972) degli statunitensi Mama Lion (un nome un programma)
decisamente più intimo, e quindi quasi più credibile, quello che fa mostra di se su “Tigermilk” (1996) del duo indie Belle and Sebastian.
Animali anche per gruppi punk, a partire dagli Stranglers col loro “The Raven” (1979), uscito nelle prime copie con una preziosa copertina tridimensionale.
In perfetta linea con lo spirito dissacrante e provocatorio del genere (oltre che del titolo!) il gruppo punk Nofx diede alle stampe “Heavy petting zoo” (1996) con due copertine differenti a seconda della versione in cd o in vinile, che manco a dirlo suscitarono ben più di una polemica. In Germania un tribunale ne proibì la distribuzione oltre ad ordinare la confisca delle copie già esposte al pubblico.
Il fatto che nessuna delle canzoni del disco trattasse argomenti legati agli animali sosterrebbe la tesi che l’intento della band fosse unicamente quello di attirare su di sé la maggior attenzione possibile.
Mi fa piacere ricordare come nelle copertine siano finiti anche animali decisamente inusuali, come le due talpe dell’omonimo album di debutto dei Matching Mole (1972)
o la cattivissima donnola/rasoio intenta a lacerare il viso del sorridente protagonista ritratto da Neon Park per “Weasels ripped my flesh” (1970) delle Mothers of Invention, immagine intrisa di pop art quanto di citazioni amaramente ironiche dell’american way of life.
Visti i tempi difficili che il nostro tribolato pianeta sta vivendo mi sembra giusto concludere questa carrellata con l’animale simbolo della pace, quella colomba che significativamente spicca sulla copertina del “Greatest Hits” (1974) dei Santana (non a caso fra le mani di un uomo di colore)
così come quella dipinta da Alfreda Benge su “Shleep” (1997) di Robert Wyatt.
Per quanto riguarda le balene non vi propongo una copertina bensì quella che risulta a tutt’oggi una delle più sentite ed amare riflessioni sul rapporto uomo/animali, “Critical mass/To the last whale” brano del 1975 composto a quattro mani da David Crosby e Graham Nash. Concedetegli 5 minuti e 33” del vostro tempo per un ascolto (meglio se in cuffia), magari leggendone il testo…
https://www.youtube.com/watch?v=H2PH-prm8M4
ALL'ULTIMA BALENA
Nel corso degli anni sei stata cacciata
dall’uomo che lanciava arpioni
E alla lunga egli ti ucciderà
solo per alimentare gli animali domestici che alleviamo,
mettere i fiori nel vostro vaso
e fare il rossetto per vostro il viso.
Nel corso degli anni hai nuotato nell'oceano
Seguendo i tuoi sentimenti (istinti)
Ora vieni lavata sul litorale
Posso vedere il tuo corpo giacere
E' una vergogna che tu debba morire
per gettare l'ombra sul nostro occhio
Forse ce ne andremo
Forse scompariremo
Non è che non lo sappiamo
E' solo che non ce ne vogliamo curare.
Sotto i ponti
sulla schiuma
Vento sull'acqua
Portami a casa.